‘Ndrangheta a Locri, il ruolo apicale di Riccardo Francesco Cordì e la rissa a Siderno tra gruppi rivali

«Un gruppo di giovani che, oltre a operare nel traffico di sostanze stupefacenti in forma associata si impongono attraverso la consumazione di reati di ogni genere nel contesto cittadino locrese». E’ uno spaccato inquietante quello che emerge dalle carte dell’inchiesta “New Generation”, l’inchiesta della Dda che ieri ha sferrato un duro colpo alle nuove leve del clan Cordì di Locri. «Tra gli autori dei suddetti reati si sono maggiormente contraddistinti per autorevolezza e operatività, gli indagati Riccardo Francesco Cordì, figlio di Cosimo Cordì ucciso in un agguato di mafia, e Luca Scaramuzzino – annota il Gip – autori della gran parte delle condotte accertate nel presente procedimento e punto di riferimento di tutti gli altri sodali».

Secondo il giudice per le indagini preliminari «Riccardo Francesco Cordì appare essere il più carismatico esponente del gruppo, al quale tutti si rapportano con rispetto. Luca Scaramuzzino era invece il più fedele e riceveva da loro direttive godendo della loro protezione, oltre ad essere considerato un componente della cosca al quale le persone si rivolgono per la risoluzione dei problemi». Emblematiche dell’autorevolezza criminale di cui Riccardo Francesco Cordì e Luca Scaramuzzino godono nel territorio di Locri ad avviso dell’antimafia reggina sono «le aggressioni compiute ai danni di esponenti della criminalità organizzata a loro prossimi congiunti».

Un paragrafo delle oltre 1.300 pagine dell’ordinanza è dedicato ad un’aggressione subita dall’indagato Salvatore Congiusta in quel di Siderno sul lungomare cittadino. Non si trattava di litigi tra coetanei, quanto piuttosto di scontri tra gruppi rivali legati alla criminalità organizzata volte alla definizione degli assetti criminali del territorio. «Contrapposto a quello dei Cordì, era infatti il gruppo capeggiato dai Romanello, legato alla cosca Commisso – osserva il Gip – Congiusta aveva sbagliato a provocare i “sidernesi” sul loro territorio per aver “guardato qualcuno”. Per l’aggressione a Congiusta il gruppo di giovani sidernesi aveva utilizzato un taser per provocarne lo stordimento. Il gruppo di Siderno, malmenando Congiusta, non aveva rispettato una promessa fatta personalmente a Riccardo Francesco Cordì, ovvero quella di non porre in essere atti di ritorsioni». La posizione di Riccardo Francesco Cordì era infatti molto rispettata dal gruppo di Siderno. «Era stato chiesto il suo intervento per evitare che la situazione degenerasse» spiega il Gip.

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