«Mio nonno gli portò 20 miliardi», i soldi di Cosa nostra nelle imprese di Berlusconi? Le parole di Graviano

di Vincenzo Imperitura – «Vengo invitato a investire soldi nell’edilizia, che andava forte. Il contatto è con Silvio Berlusconi. A mio nonno avevano chiesto venti miliardi e di tutto quello che si faceva, il 20% era di mio nonno, di chi era che portava questi soldi». A dichiararlo è il boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano nel corso del processo ‘Ndrangheta stragista. Una dichiarazione che il capo mandamento del quartiere Brancaccio di Palermo fa da imputato rispondendo alle domande del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo. Dichiarazioni shock che sono state trasmesse nella nona puntata di Mammasantissima – Processo alla ‘ndrangheta.

Racconta, in pratica, Giuseppe Graviano che fu il nonno materno, Filippo Quartararo, a raccogliere il presunto invito di Silvio Berlusconi, affinché alcuni facoltosi siciliani investissero nel mattone a Milano. Il nonno di Graviano raccolse venti miliardi e voleva, una volta avanti con l’età, che il nipote Giuseppe portasse avanti quel progetto imprenditoriale dopo la sua morte. Un progetto che, dopo l’investimento iniziale, doveva essere formalizzato: insomma, i siciliani, dovevano entrare in maniera palese e non occulta, nelle società di Berlusconi. Siamo all’inizio del 1980, la Sicilia era ormai in mano ai Corleonesi. Graviano, inseguito dal mandato di cattura del maxiprocesso, è latitante dal 1984. Ma ciò, a suo dire, non gli impedisce di incontrare il futuro Premier.

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