Pestato dai fratelli e poi morto in ospedale a Locri, il Gip: «Violenza efferata»

«In concorso tra loro e con reiterati atti di prevaricazione, offese verbali, minacce, violenze fisiche, umiliazioni e soprusi, maltrattavano il fratello Cosimo Orlando, sottoponendolo a numerose sofferenze del corpo e della mente, dalle quali ne derivava la morte il 14 aprile 2023». È quanto si legge nel capo di imputazione contestato ai fratelli Domenico e Antonio Orlando, di 61 e 57 anni, finiti ai domiciliari per i maltrattamenti e le lesioni personali aggravate inflitte al fratello. Uno residente a Locri e l’altro a Vinci, in provincia di Firenze, i due sono destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita dai carabinieri.

Firmato dal gip Mauro Bottone, su richiesta del procuratore di Locri Giuseppe Casciaro e del sostituto Luisa D’Elia, nel provvedimento di arresto vengono riportate le angherie subite dalla vittima, ex agente della penitenziaria che, in più occasioni, sarebbe stato picchiato dai fratelli «con violenza anche quando si trovava inanimato ed in condizione di incoscienza per l’uso di farmaci ed alcool».

Stando alla ricostruzione dei carabinieri, infatti, mesi prima dell’ultimo pestaggio, il 20 agosto 2022, la vittima avrebbe riportato un “trauma cranico“. Nel marzo scorso, inoltre, Cosimo Orlando avrebbe riportato «8 costole rotte, una lesione alla spina dorsale, fegato e reni non più funzionanti, il ginocchio lussato e una grave setticemia nel sangue oltre a diverse tumefazioni su tutto il corpo». Circostanze che sono state oggetto anche di una denuncia di una delle sorelle che, ai carabinieri di Locri, ha raccontato i suoi «fondati sospetti che a causare la morte di mio fratello – è il verbale reso dalla donna – fossero state le botte prese da parte di Antonio e Domenico».

Secondo il gip, dimostrando “totale noncuranza” e “piena indifferenza” nei confronti del fratello Cosimo, i due indagati «compivano atti prevaricatori, ingiuriosi, offensivi, umilianti, aggressivi tali da deteriorare sempre più lo stato del prossimo congiunto». Per il giudice, è emerso «un livello di efferatezza dimostrato dalla coscienza e volontà di persistere in condotte vessatoria a danni di un fratello via via sempre ridotto peggio».

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