Nel processo d’appello “Handover-Pecunia Olet”, svoltosi con rito abbreviato, il sostituto procuratore di Reggio Calabria, Francesco Tedesco, ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado, che aveva visto condannati tutti i 32 imputati, presunti appartenenti al clan Pesce di Rosarno. I reati contestati a vario titolo sono di associazione per delinquere di tipo mafioso; detenzione, porto illegale e ricettazione di armi; estorsione e favoreggiamento personale, aggravati dal metodo mafioso; traffico di sostanze stupefacenti.
L’inchiesta “Handover-Pecunia olet”, dalla quale è scaturito il processo, avviata nell’aprile del 2021 e che ha portato all’arresto di 53 persone, aveva consentito di disarticolare l’egemonia della cosca Pesce, circa la gestione del traffico di droga, le estorsioni sulle compravendite di terreni, il controllo degli appalti nel porto di Gioia Tauro e le infiltrazioni nella grande distribuzione alimentare.
L’inchiesta Handover è la prosecuzione dell’operazione Recherche, nell’ambito della quale, il 4 aprile 2017, vennero eseguite numerose misure cautelari nei confronti di esponenti della cosca Pesce di Rosarno per associazione mafiosa e associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. In quella circostanza, Antonino Pesce, classe 1992 era riuscito a scappare, ma venne poi catturato nel marzo 2018 a Rosarno.
La Corte d’appello ha già stilato il calendario delle udienze che porteranno alla sentenza. Questa è stata rinviata all’8 maggio per le discussioni della parti civili, mentre il 22 maggio, il 12 giugno e una terza la cui data non è stata ancora indicata, si terranno le discussioni degli avvocati.