Reggio, la mani della ‘ndrangheta sulle case popolari. Vecchio: «Le graduatorie non servono, decidono clan e politica»

di Pablo Petrasso Seby Vecchio, ex assessore comunale, arrestato per mafia anni fa e oggi collaboratore di giustizia, entra nel racconto investigativo sulla gestione delle case popolari a Reggio Calabria con un verbale del marzo 2022. L’inchiesta della Dda di Reggio Calabria ha portato oggi all’arresto di nove persone (due in carcere, sette ai domiciliari) e ipotizza una forte presenza della ’ndrangheta nell’assegnazione degli alloggi Aterp, a volte con metodi a dir poco spicci. «Ti taglio la testa a te… a tua madre… a tuo padre! ! ! … ti brucio vivo… ti brucio la casa… te ne faccio di tutti i colori», è uno degli esempi finiti nell’inchiesta firmata dal procuratore capo Giovanni Bombardieri e dai pm Sara Amerio e Nicola De Caria.

Vecchio racconta ai pm che «la criminalità organizzata decide le assegnazioni delle case popolari in tutta la città di Reggio Calabria, in particolare ad Archi, Arghillà e Modena». Dinamica non fine a sé stessa, secondo il pentito che conosce bene anche le dinamiche della politica cittadina: «L’assegnazione illecita degli immobili – spiega – permette alla criminalità organizzata di gestire importanti bacini di voti da far confluire sul candidato della cosca di riferimento». Si torna sempre lì, al consenso. Con un modus operandi che appare ben oliato: «Sappiamo quali sono gli appartamenti vuoti o delle persone decedute o che hanno consegnato le chiavi – sono sempre parole di Vecchio –. Il politico, in campagna elettorale ma anche dopo, viene avvicinato e gli viene chiesto di favorire un “amico” (in termini ’ndranghetisti), superando la graduatoria. È molto difficile ottenere una casa tramite graduatoria regolare». E le graduatorie irregolari, che diventano effettive per l’assegnazione degli alloggi, le gestirebbe la ’ndrangheta.
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