sabato,Maggio 25 2024

Gioia Tauro, alteravano i controlli per far passare la droga al porto: tre arresti – I NOMI

In manette due funzionari dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli e una dipendente di una società di spedizione. Sequestrate anche 2,7 tonnellate di cocaina

Gioia Tauro, alteravano i controlli per far passare la droga al porto: tre arresti – I NOMI

I Finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria – con il supporto operativo dello Scico e con la
collaborazione di Europol e della Dcsa – hanno dato esecuzione ad un provvedimento che dispone la
custodia cautelare in carcere nei confronti di due funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli in servizio all’Ufficio delle Dogane di Gioia Tauro e gli arresti domiciliari nei confronti di una dipendente di una società di spedizione, che sarebbero coinvolti in un traffico internazionale di sostanze stupefacenti aggravato dalla finalità di agevolare la ‘ndrangheta. Le misure sono state disposte dal Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, guidata dal Dott. Giovanni Bombardieri.

Sono complessivamente 7 i soggetti indagati dalla Dda reggina, con il supporto di Eurojust, nell’ambito
della complessa operazione condotta dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria/Gico di Reggio Calabria, tra i quali figura anche un terzo funzionario doganale, già tratto in arresto nel corso di una distinta e convergente operazione svolta, nel mese di ottobre 2022, dal medesimo Reparto. In particolare – allo stato del procedimento e fatte salve successive valutazioni in merito all’effettivo e definitivo
accertamento della responsabilità – i funzionari Antonio Pititto e Mario Giuseppe Solano, rispettivamente di 60 e 59 anni, farebbero parte di avrebbero fatto parte di un sodalizio criminale, ora disarticolato, costituito dal responsabile di una ditta di spedizioni, da portuali infedeli e dai referenti delle principali cosche di ‘ndrangheta operanti nell’area della “Piana di Gioia Tauro”. Nel dettaglio, i doganieri, in servizio in punti nevralgici del dispositivo di controllo, quali il controllo scanner e quello “visivo” mediante apertura dei container, avrebbero consentito l’uscita dal porto di ingentissimi
quantitativi di cocaina mediante l’alterazione degli esiti delle ispezioni
o l’omessa rilevazione di anomalie nei carichi controllati.

Oltre ai due doganieri, e alla dipendente di una società di spedizioni, Elisa Calfapietra, di 38 anni, finita ai domiciliari, nell’inchiesta ci sono altri 4 indagati. Si tratta di Domenico Cutrì, di 45 anni, Giuseppe Papalia, di 39, Renato Papalia, di 27 anni e Pasquale Sergio, di 63 anni. In particolare, Solano, «in servizio all’ufficio Antifrode, fino al settembre 2021 quale addetto al “controllo scanner” e successivamente quale addetto alla “visita merci” fungeva da tramite fra il gruppo degli “esfiltratori” della cocaina e il gruppo dei doganieri corrotti». Secondo la Dda, diretta da Giovanni Bombardieri, il doganiere arrestato avrebbe garantito «la propria disponibilità, quella dei sodali Mario Pititto e Pasquale Sergio, a svolgere tutte le attività necessarie a consentire ai container contenenti cocaina di superare i controlli e lasciare il Porto di Gioia Tauro». In questo modo «forniva indicazioni sulle metodologie di importazione più vantaggiose per il gruppo criminale, e più difficili da perseguire per l’Ufficio Dogane e per le forze dell’ordine». Per il tramite di un altro indagato, inoltre, Solano «indicava ai gruppi sudamericani le modalità di carico dello stupefacente più opportune per occultare la sostanza al passaggio allo scanner». L’altro doganiere arrestato Mario Pititto e l’indagato Pasquale Sergio, infine, prendevano indicazioni da Solano e avrebbero alterato «gli esiti delle scansioni radiogene relative ai container di interesse del gruppo, non segnalando le anomalie emerse durante i controlli e consentendo ai container contenenti cocaina di venire “svincolati” e uscire dallo scalo portuale di Gioia Tauro».

Tra i documenti rinvenuti dai finanzieri figurano infatti, anche precise istruzioni, fornite dai funzionari doganali, su come i narcos sudamericani avrebbero dovuto collocare i panetti di cocaina all’interno dei carichi di copertura, al fine di ridurre sensibilmente la possibilità che questi venissero individuati nel corso degli ordinari controlli. Peraltro, laddove il carico fosse stato comunque scoperto, gli stessi doganieri avrebbero provveduto a fornire all’organizzazione i relativi verbali di sequestro al fine di giustificare la perdita del narcotico, evitando in tal modo il pagamento di quanto pattuito. Inoltre, uno dei funzionari doganali si sarebbe preoccupato di avvertire i sodali in merito ad eventuali operazioni
condotte dalle “Fiamme Gialle”, con l’intento di evitarne l’arresto.

Le indagini, condotte anche con la collaborazione di personale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, hanno, inoltre, consentito di ricostruire il coinvolgimento del richiamato personale dell’Adm in 5 importazioni di stupefacente, realizzate tra giugno 2020 e ottobre 2022, per oltre 3 tonnellate di cocaina, delle quali 2,7 intercettate dai finanzieri e sottoposte a sequestro. L’attività di servizio in rassegna testimonia la costante ed efficace azione della Guardia di Finanza e della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria nel contrasto al traffico internazionale di sostanze stupefacenti posto in essere con la sinergica cooperazione dei principali organismi nazionali e internazionali preposti al contrasto di tale crimine.

Gip: «Dagli indagati spavalderia criminale»

Dalle indagini condotte dal Nucleo di polizia economica e finanziaria-Gico della guardia di finanza di Reggio Calabria che ha portato all’arresto di due funzionari delle Dogane, è emersa «la spavalderia criminale dimostrata» dagli indagati «nel corso delle vicende, che ha consentito loro di agire indisturbati nella alterazione dei controlli e nelle omissioni tese a celare il reale contenuto dei container pieni di droga». È quanto scrive il gip di Reggio Calabria Giovanna Sergi nell’ordinanza di custodia cautelare che stamattina ha portato all’arresto in carcere per traffico di droga dei due funzionari dell’Agenzia delle Dogane in servizio al porto di Gioia Tauro, Antonio Pititto e Mario Giuseppe Solano, e ai domiciliari per una dipendente di una società di spedizioni, Elisa Calfapietra.

Un provvedimento restrittivo adottato perché, scrive il gip, «vi è il concreto e attuale pericolo che i tre, se non cautelati, commettano altri delitti della medesima specie di quelli per cui si procede o comunque proseguano nelle condotte delittuose in contestazione». Nelle 800 pagine del provvedimento il gip evidenza il «coinvolgimento» dei due doganieri «in una pluralità di traffici illeciti di importazione». Secondo il giudice, il «materiale probatorio ha rassegnato un’allarmante attualità delle vicende associative. Del resto – si legge nell’ordinanza – l’esistenza di rapporti stratificati ormai da anni fra soggetti che operano all’interno di quell’Ufficio e soggetti che gravitano nell’ambito portuale e l’assenza di alcun ripensamento davanti alla massiccia presenza delle forze dell’ordine costituiscono espressione di una protervia criminale che promette il ripetersi di analoghi comportamenti».

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