giovedì,Maggio 2 2024

Bancarotta e autoriciclaggio, arrestati i fratelli Palamara: sono imparentati con i Ferraro di Melito e Africo

La Guardia di finanza di Milano ha sequestrato beni per 1,3 milioni di euro. Nove gli indagati

Bancarotta e autoriciclaggio, arrestati i fratelli Palamara: sono imparentati con i Ferraro di Melito e Africo

La Guardia di Finanza di Milano ha arrestato i fratelli Giuseppe e Pasquale Palamara, imprenditori nel settore edile e movimentazione terra, accusati di bancarotta, autoriciclaggio e sottrazione fraudolenta di beni nell’ambito di una inchiesta in cui sono indagate 9 persone, coordinata dal pm della Dda milanese Sara Ombra. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata firmata dal gip Luigi Iannelli.

Ai due fratelli, imparentati con la famiglia Ferraro di Melito di Porto Salvo e Africo, in Calabria, sono stati sequestrati un immobile, auto di lusso e disponibilità finanziarie per un valore di 1,3 milioni di euro. I fratelli Palamara risiedono sul lago Maggiore in provincia di Novara, uno ad Arona e l’altro a Meina, quest’ultimo, emerge dalle indagini, nella villa che fu di proprietà di Santo Salvatore Ferraro, ritenuto vicino a Giacomo Zagari, vertice della locale nel Varesotto.

Secondo le indagini condotte dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Gdf di Milano e coordinate dal pm Sara Ombra, a partire dal 2019 i due fratelli avrebbero portato in “decozione” due società nel settore scavi ed edilizia. Su una terza azienda, che ha sede in provincia di Novara ed è ancora operativa, sono in corso accertamenti. Pilotando i fallimenti, non solo avrebbero svuotato le aziende distraendo denaro e beni a loro favore per un valore di 1,3 milioni (una parte dei fondi sarebbero stati dirottati sui conti di una società svizzera), ma le avrebbero anche rese insolvibili nei confronti dell’erario. Da qui l’accusa di sottrazione fraudolenta al pagamento di imposta oltre che di autoriciclaggio e bancarotta. Tra i beni sequestrati oggi c’è anche un immobile dal valore di 750 mila euro.

Spunta un ex esponente del Psi

Spunta un vecchio esponente del Partito Socialista di Bettino Craxi nell’inchieste della Dda di Milano che oggi ha portato la Gdf ad arrestare Giuseppe e Pasquale Palamara, imprenditori nel settore scavi ed edilizia, accusati di bancarotta, autoriciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposta. Si tratta di Giuseppe Cerutti, classe 1938, ex sindaco di Borgomanero, il comune in provincia di Novara dove è per altro nato, in passato consigliere regionale in Piemonte ed eletto una volta a Montecitorio per Unità e Democrazia Socialista, formazione nata dalla scissione del Psdi, e poi alla Camera per il Psi.

Cerutti, che fino al 2017 è stato pure presidente di Sitaf Spa (Società Italiana per il Traforo Autostradale del Fréjus), come si evince nell’ordinanza del gip Luigi Iannelli, fino allo scorso settembre è stato il legale rappresentante di una delle società coinvolte nell’inchiesta, la Cave di Romagnano Sesia, nel Novarese e di cui il Procuratore risulta essere stato Pasquale Palamara. L’azienda, come si legge nel provvedimento, si occupa di estrazione di ghiaia, sabbia, argilla e altri materiali ed è è destinata a finire il liquidazione giudiziale. Il politico, che risponde di reati tributari, è tra i destinatari del sequestro fino a una concorrenza di 280mila euro.

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