lunedì,Aprile 29 2024

‘Ndrangheta, la cosca Piromalli di Gioia Tauro gestiva i locali della movida di Milano: 14 arresti – I NOMI

Le accuse sono di associazione mafiosa, estorsione, rapina, trasferimento fraudolento di valori e traffico illecito di rifiuti. Sequestrate anche 4 società di capitali

‘Ndrangheta, la cosca Piromalli di Gioia Tauro gestiva i locali della movida di Milano: 14 arresti – I NOMI

Il Gico del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano sta sequestrando, con la Polizia locale, 4 società che gestiscono locali di ristorazione all’interno del Mercato comunale milanese nel quartiere Isola, zona della movida, in un’inchiesta del pm della Dda Silvia Bonardi sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta, che ha portato anche a un’ordinanza del gip Sonia Mancini di custodia cautelare in carcere per 14 persone. Indagini con al centro la cosca dei Piromalli di Gioia Tauro e le accuse di associazione mafiosa, estorsione, rapina, trasferimento fraudolento di valori e traffico illecito di rifiuti.

Dalle indagini è emerso che un presunto affiliato della cosca, si legge in un comunicato firmato dal procuratore Marcello Viola, era «impegnato in un’infiltrazione nel settore dei locali di intrattenimento, presenti nelle più rinomate aree della movida milanese». E attraverso «il tramite di un proprio referente”», con base a Milano, «che si occupava dell’acquisizione e della gestione di numerosi locali, attribuendone fittiziamente la titolarità a prestanome». Nel blitz sono state sequestrate, con decreto d’urgenza del pm, «4 società di capitali titolari di altrettanti esercizi commerciali di somministrazione di cibi e bevande, in quanto di valore sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati dall’amministratore di fatto e dai compiacenti prestanome, in parte ubicati all’interno del “Mercato Comunale Isola”, struttura di proprietà del Comune di Milano e oggetto di concessione ad un raggruppamento temporaneo di imprese che, a loro volta, avevano dato in locazione degli spazi commerciali» a queste società.

Il Mercato comunale in piazzale Lagosta rinnovato e aperto due anni fa. Al vertice del “gruppo mafioso” uno “‘ndranghetista” con la dote «di “Vangelo”, in grado di dirimere eventuali controversie» e che “organizzava” gli affiliati «nelle diverse azioni criminali nel territorio milanese nel business dello smaltimento rifiuti, utilizzando come discariche aree protette e capannoni industriali abbandonati». Alle indagini hanno collaborato anche i Carabinieri del Comando Unità Forestali, il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma e la Rete Operativa @ON di Europol. Tra le attività illecite del clan da tempo radicato a Milano e che aveva come «solido punto di riferimento» la «potente cosca Piromalli» anche presunte truffe «ai danni di agenzie di lavoro interinale».

Gli arresti e le perquisizioni sono stati eseguiti eseguiti «nelle province di Milano, Monza-Brianza, Varese, Pavia, Modena e Mantova». La cosca poteva «contare sulla collaborazione di diversi soggetti compiacenti, utilizzati come prestanome» cui veniva «attribuita fittiziamente la titolarità di diversi esercizi commerciali ubicati in Lombardia e in Piemonte». Il clan portava avanti pure attività estorsive di «recupero crediti», oltre alla «stipula di contratti di somministrazione fittizi in assenza di effettive esigenze di impiego di forza-lavoro, per truffare numerose agenzie di lavoro interinale con la complicità dei lavoratori somministrati che, sistematicamente, retrocedevano gli stipendi ai sodali».

«Anche qua la terra dei fuochi»

«Tu stai tranquilla, il tempo che veniamo noi qua, faremo diventare qua la terra dei fuochi». Così in un’intercettazione del maggio del 2019 Giovanni Caridi, finito in carcere oggi assieme, tra gli altri, a Salvatore Giacobbe, che sarebbe stato a capo a Milano di un clan della ‘ndrangheta legato ai Piromalli, parlava dell’interesse della cosca al business dei rifiuti. Il particolare emerge dall’ordinanza firmata dal gip di Milano Sonia Mancini, che ha portato in carcere 14 persone nell’inchiesta della Gdf e del pm Silvia Bonardi, che ha fatto venire a galla anche presunte infiltrazioni in locali della ristorazione nella movida milanese nel quartiere Isola, in particolare al Mercato comunale di piazzale Lagosta.

Nel provvedimento si parla della «costante ed asfissiante presenza» della ‘ndrangheta «in vari settori economici, che il gruppo Giacobbe ha permeato giovandosi di imprese a ciò strumentali, portando avanti, peraltro, un piano chiaramente espansionistico perché volto a prendere il controllo di una serie di attività economiche particolarmente redditizie operanti nel tessuto della ristorazione milanese e del traffico illecito di rifiuti». In merito a questo «in particolare, non può non menzionarsi la frase che Caridi Giovanni (preposto da Giacobbe Salvatore proprio agli aspetti esecutivi di tale attività delittuosa) riferisce a Moccia Emanuela (compagna del Giacobbe Salvatore): “Tu stai tranquilla, il tempo che veniamo noi qua, faremo diventare qua la terra dei fuochi”».

Salvatore Giacobbe, 72 anni e residente a Milano, stando all’imputazione di associazione mafiosa, «munito della dote ‘ndranghetista di “Vangelo”, promuoveva, dirigeva ed organizzava un sottogruppo mafioso» in relazione «alle diverse azioni e settori di intervento del gruppo, assumendo compiti di decisione, pianificazione ed individuazione delle strategie della consorteria, impartendo direttive agli associati» per garantire «l’operatività del sodalizio» e «curando direttamente i rapporti con Piromalli Girolamo (non arrestato per associazione mafiosa in questa inchiesta, ndr) classe 1980 detto “Mommino” o con i suoi emissari».

«246mila euro in 6 mesi»

Il “dominus delle attività commerciali” della movida milanese sequestrate oggi dalla Gdf nell’ambito dell’inchiesta del pm della Dda di Milano, è Agostino Cappellaccio, referente dei Piromalli di Gioia Tauro, tra i 14 arrestati. Lo si legge nel decreto di sequestro delle società riconducibili al presunto procacciatore d’affari del gruppo criminale capeggiato da Salvatori Giacobbe che hanno portato le Fiamme Gialle a mettere i sigilli a 4 locali all’interno del Mercato Comunale Isola, ossia La Masseria, bottega di prodotti alimentari, Granum, pizzeria d’asporto, la pescheria Piscarius e il Beats Bar. Come si evince dalle intercettazioni la pescheria, dal primo ottobre fino al 5 aprile scorsi, quindi «in sei mesi» ha fatturato, «246 mila euro!!!!», dice Cappellaccio il quale, secondo il pm, ha «un profilo reddituale (…) del tutti incoerente con i massicci investimenti» per la progressiva costituzione delle società sequestrate, il cui numero potrebbe aumentare, in quanto sono in corso accertamenti su altre Srl.

I nomi delle persone arrestate

Salvatore Giacobbe, 72 anni, nato a Gioia Tauro;
Domenico Aquilino, 66 anni, nato a Cardeto;
Roberto Cagliani, 57 anni, nato a Merate;
Walter Cantoni, 65 anni, nato a Milano;
Agostino Cappellaccio, 39 anni, nato a Gioia Tauro;
Giovanni Caridi, 46 anni, nato a Torino;
Angelino Giacobbe, 44 anni, nato a Melzo;
Vincenzo Giacobbe, 45 anni, nato a Melzo;
Davide Lorenzo Leone, 44 anni, nato a Milano;
Giuseppe Longo, 50 anni, nato a Palermo;
Marco Mecca, 32 anni, nato a Treviglio;
Livio Pintus, 45 anni, nato ad Angera;
Girolamo Piromalli, 44 anni, nato a Gioia Tauro;
Alessandro Solano, 46 anni, nato a Vibo Valentia.

Negli atti i rituali recitati a memoria

Conosceva più o meno a memoria tutte le formule ed i riti da seguire per chi fosse affiliato all'”onorata società” o volesse entrare a far parte della ‘ndrangheta, Salvatore Giacobbe, tra le 14 persone arrestate per essere stato alla guida e aver ricostituito un gruppo criminale con legami con il clan dei Piromalli di Gioia Tauro, ma operativo a Milano e nell’hinterland, che ha esteso il suo raggio di azione in Lombardia e anche in Piemonte. E’ quanto testimonia una lunga intercettazione del 16 febbraio 2020 tra Giacobbe e Giovanni Caridi, anche lui in carcere, riportata nell’ordinanza firmata dal gip Sonia Mancini e ritenuta centrale «perché non solo contiene dichiarazioni autoaccusatorie (…) ma soprattutto perché è valida (…) a delineare (…) quella che potrebbe essere definita la stessa ‘essenza’ mafiosa del gruppo».

Gruppo che ha interloquito con altre mafie, come la camorra, e con altri clan a seconda del settore dell’attività criminale con cui fare affari. «Non siamo, infatti, dinanzi a una compagine di calabresi traferiti al nord che, nel delinquere, – prosegue il giudice – vogliono semplicemente emulare o scimmiottare atteggiamenti e metodi dei boss della propria terra di origine, ma siamo innanzi a soggetti che hanno culturalmente interiorizzato e condiviso tutto quel nucleo di regole e rituali della ‘ndrangheta più profonda e tradizionale».

Come scrive il giudice Mancini, le regole e i rituali tradizionali della ‘ndrangheta «costituisce la base stessa su cui i Giacobbe hanno solidamente costruito – e soprattutto mantenuto – sia le gerarchie interne della propria compagine criminale che, e non secondariamente, i rapporti e le gerarchie “esterne” con altri gruppi criminali omogenei ma distinti, con i quali è, infatti, essenziale spartirsi – coordinandosi – i settori illeciti di competenza». E così, nel corso della conversazione, Giacobbe, che aveva la «dote di Vangelo», impartisce al suo fedelissimo una lezione sui rituali «delle iniziazioni» che appartengono ai secoli scorsi.

Spiega, per esempio, le modalità del “battesimo” o “rimpiazzo” (“…a voi… sì! Quando hanno fatto… tagliato la coda”), cui dovevano essere presenti cinque persone (…) e occorreva pronunciare alcune formule rituali (“…il cuore mi taglierei non so parlare, dei nostri sogni lontani [inc.le]…e [inc.le]… tu lo sai [inc.le]… il nostro compagno di sangue”). Inoltre, fa riferimento all’esistenza di una sorta di organo giurisdizionale all’interno di ogni locale a cui era demandato il compito di giudicare eventuali colpe degli associati, il «Tribunale di Omertà», e parla di quando formano «i stiddi” (…) …quando formano i capi della ‘ndrangheta». E poi recita una formula: «Una zampa di cavallo alla romana, dove si forma la società si deve sedere con cinque ramoscelli nella mano destra e con cinque nella mano sinistra con parole d’omertà è formata ‘sta onorata società!!!».

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