Cultura, l’importanza delle parole ne “L’Abbecedario di una pandemia”

Per chi è in astinenza da teatro c’è “Abbecedario di una pandemia”. È un impegno preso di punta da Bianca ed Elenoire (Tiziana Bianca Calabrò ed Eleonora Uccellini) lo spettacolo andato (“in scena”) on-line domenica pomeriggio, con tre repliche (17- 18 e 19).

«Le parole sono importanti- spiega la locandina dell’evento – diceva qualcuno, e lo sono anche le lettere che le compongono, diciamo noi. In questo tempo di lontananza e attesa vi accompagneremo in un gioco fatto di racconti, piccoli e grandi, personali e collettivi, caldi e avvolgenti come un abbraccio, alla scoperta di un nuovo alfabeto con cui provare a riscrivere le nostre vite».

Un’arma di distrazione e di estrazione dal contesto, l’abbecedario prende per mano lo spettatore, a casa al pc e sul cellulare, ovunque esso sia, per essere catapultato nel contesto ironico scettico, che per qualche minuto porta via dal contesto pandemico anche se di pandemia si parla nel testo e, inevitabilmente, di lockdown anche se «Al momento della fine non ci salverà l’inglese».

Tutto cambia e ci vuole un nuovo “abc” per raccontare. Qualcosa che ci aiuti in un tempo in cui siamo arrabbiati per abbracci e baci perduti e non dati. Dobbiamo tornare ad un alfabeto che ci dica parole che stiamo vivendo e che, a tratti, ci hanno anche spaventati. «Ma attraverso queste parole conosciute possiamo decodificare la storia».

Dalla “A” di amore per noi stessi, e “amiamoci con ardore”, parte la successione di lettere che sono valanghe di storie, la “d” di didattica a distanza, la “g” di guanti, la “l” di lockdown che fa il paio con “libertà” e “lievito madre” (la meraviglia di due parole); e di ricordi (la “n” di nonni) che affiorano dall’inconscio come fossero odori e suoni. E nel nome della santificazione di questo nuovo alfabeto accogliamo anche lettere che ricordano attualità schiacciante come la “q” di quarantena e poi ancora resistenza, speranza, tristezza,  umorismo, vuoto e…Zona rossa.

Lo spettacolo nasce sicuramente dall’esigenza di stare vicino allo spettatore, di dargli quel calore che anche virtuale arriva. E non c’è il biglietto?- chiederete. La risposta è che le nostre due mattatrici credono nel baratto: «Noi veniamo virtualmente a casa tua e tu puoi regalarci quello che vuoi oppure invitare altri amici». E per questo le repliche ulteriori sono una promessa. Imperdibili.

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