“All’imbrunire”, la doppia anima del nuovo romanzo di Luigi Manglaviti

Un romanzo dalla doppia anima, che si sviluppa a cavallo tra due emisferi. Protagonista un investigatore che esce dalle convenzioni e dai preconcetti che disegnano le solite figure di detective. Tutto è possibile quando l’autore è Luigi Manglaviti ed il suo nuovo libro è “All’imbrunire”.

Mangraviti è pubblicitario e scrittore, vive e lavora a Reggio Calabria. Dal 1986 produce romanzi, saggi e racconti. I suoi libri più noti sono il romanzo “L’Uomo Nuovo” (2005, due ristampe) e i saggi “«D’io.» Il Messaggio perduto di Yeshua” (2007, da allora arrivato alla terza edizione) e “Cerco il Figlio” (2011).

Manglaviti porta avanti il primato del self publishing, senza case editrici, scrive, impagina, crea la copertina e pubblica su Amazon. È stato il primo autore italiano in self-publishing a essere venduto su Amazon. E sono state davvero tante le sue opere: 19 titolo (compreso l’ultimo) tra saggi e romanzi. Di sicuro non è stato succube della “vanity press”. «Scrivo dalla più tenera età, ho inseguito gli editori per anni. Alla fine mi sono detto perché devo inseguire, quando comunque non essendo un personaggio non sarei commerciabile, dopo un mese sarei cestinato, e i diritti resterebbero per dieci anni all’editore».

Da grafico e pubblicitario ha iniziato nel 2005, quando ancora non c’era la possibilità di autopromuoversi sui social, a muoversi con Google. Un sistema che oggi, con gli altri sviluppi e con la perseveranza lo porta ad avere più di 5000 lettori sparsi in tutto il Paese.

«Alcuni libri sono andati in seconda e terza ristampa. Lavoro fuori dall’editoria ufficiale, io scrivo e arrivo direttamente al lettore. Ed ho con loro un rapporto fantastico. La soddisfazione è vedere i lettori che comprano i miei libri».

Sicuramente a Manglaviti non piacciono gli schemi, né gli stereotipi. Da qui un libro che è un po’ un mix: «un poliziesco ambientato in Australia (Sydney) con un’appendice di stampo drammatico ambientata in Russia (San Pietroburgo). Tecnicamente una crime story, ma capace di toccare più generi letterari e corde emotive». L’autore sintetizza è «un giallo d’azione che non disdegna l’ironia, con dialoghi brillanti, fondendo la forma del racconto noir con temi geopolitici».

Perché “All’imbrunire”?

«Viene da “La nottola di Minerva inizia il suo volo sul far del crepuscolo”: ossia dal fatto che si comprende un’epoca solo dopo la sua conclusione. La metafora di Hegel si può applicare alla vita di un uomo: la comprensione di un’esistenza può iniziare solo alla luce del senno di poi. Da qui “All’imbrunire”».

Ci racconta qualcosa del protagonista?

«Il protagonista principale, investigatore privato ed ex poliziotto quasi 60enne. Siamo abituati a leggere (e a vedere, nds) lo stereotipo del detective sfortunato che ne ha passato di tutti i colori, è uno sfigato, beve. La domanda che mi sono posto è in letteratura un investigatore deve per forza rimanere tale senza mai deviare dal suo cammino, inseguire il crimine e l’ingiustizia fumando, bevendo e soffrendo d’insonnia fino al giorno in cui stramazza a testa in giù nella minestra, oppure può raggiungere prima un momento in cui la saturazione ha il sopravvento, e la sua esistenza prendere un’altra strada? Ecco ho cercato di andare oltre, di far vedere cosa accade quando il protagonista si è scocciato e decide di fare altro».

Un moderno Salgari (in virtuale)

«Da quando scrivo gialli, perché in passato sono stato già saggista e novelliere, per scrivere e raccontare i luoghi, io viaggio come faceva Salgari, raccoglieva i racconti dei marinai, che raccoglieva i racconti di marinai, su posti che non aveva mai visto e conosciuto, ma riusciva a descriverli. E io faccio lo stesso, viaggio con Google Maps. L’ho già fatto nel mio libro precedente, ambientato in Canada, e poi ancora in un posto imprecisato tra Sud Italia, Spagna, Grecia. Sono voli pindarici di fantasia possibili grazie a Google».

È un libro che rientra in un genere?

«In più generi, è un giallo che è anche un romanzo drammatico, con sfumatura di sociologia. Mi piace contaminare generi e situazioni e non farmi ingabbiare in definizioni statiche».

Come ha vissuto uno scrittore la pandemia?

«Per me è stato il paradiso. Ho scritto molto di più, certo non nego che le difficoltà psicologiche ci sono state, per me come per tutti»

Per chi non conosce i libri precedenti, c’è un filo che li lega?

«Assolutamente no, a parte nella saggistica nel periodo in cui ho prodotto saggistica 2005 e 2011, in quel caso parecchi libri si basano su un ricerca condotta a lungo e che mi ha appassionato, sulla figura del Gesù storico, la parte scientifica».

Il resto lo racconterà il libro e lasciamo a voi il piacere di leggerlo.

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