Piazza De Nava, Cuzzola: «Sì alla riqualificazione. Così com’è ricorda il periodo fascista»

In attesa di conoscere gli esiti della conferenza dei servizi, si continua a parlare del progetto di riqualificazione di piazza De Nava e del suo futuro prossimo. Di quel cambiamento osannato e necessario secondo qualcuno, semplicemente distruttivo della storia secondo altri. Cerchiamo, ascoltando più punti di vista, di farci un’idea dello scenario che si sta delineando che non può prescindere però dalla necessità di un cambiamento perché, sia chiaro, nelle attuali condizioni la storica piazza “spenta” non può rimanere come biglietto da visita indecoroso per chi giunge nella città dello Stretto. Abbiamo chiesto a Fabio Cuzzola, docente di storia e di italiano, ma soprattutto da anni dedito alla ricerca storica.

Che idea si è fatto del progetto di rimodulazione di piazza De Nava?

«Ho salutato l’idea del Progetto favorevolmente; si prova finalmente a dare corpo a una riqualificazione di quella piazza, totalmente finanziata al ministero. Piazza de Nava oggi rappresenta  una barriera tra il museo e la parte restante la città, non una porta d’ingresso, non un ideale continuum  col museo.

Con questo progetto di riqualificazione ci permetterà non solo di vivere quella piazza ma di potere sfruttarla anche da parte il museo con eventi all’aperto, laboratori, concerti, istallazioni luminose sui palazzi circostanti dei reperti che ci sono dentro, eventi serali ecco ci sarebbe finalmente un vissuto nuovo da parte di piazza de Nava.

In proposito mi aspetto anche un intervento da parte del direttore del Museo, le cui idee sono state sempre orientate verso un’apertura di palazzo Piacentini alla città».

Fabio Cuzzola

Cosa pensa del fatto che si è detto che, rimodulando la piazza, si cancellerebbe la storia della stessa, quale parte di vissuto andrebbe persa?

«Nella nostra città ogni volta che si propone qualcosa di nuovo, c’è sempre una levata di scudi da parte di alcune associazioni, che preferiscono lo status quo piuttosto che un rinnovamento della città verso un’idea che coniughi bellezza e vivibilità.  Credo che la loro posizione sia funzionale per custodire un passato, non così antico, pensate che piazza De Nava è del 1936, un passato legato  alla nostalgia di un’epoca in modo particolare a quelle il periodo fascista. Mi piacerebbe che la stessa attenzione fosse riservata anche quando parliamo di difesa, scoperta e promozione di reperti, siti e luoghi di epoca Magno greca, di epoca romana. Quando si tratta di custodire rilanciare la città da questo punto di vista, nessuno si è mosso, penso allo scempio della riqualificazione di piazza Italia dove sono stati coperti il 90% dei reperti e della stratificazione millenaria che c’era sotto, delle meraviglie, forse per non disturbare e mettersi contro funzionari e sovrintendenti dell’epoca.  Il coraggio di cambiare deve fare i conti con queste resistenze, mi vengono in mente le battaglie storiche che dovettero sostenere in epoche più lontane Argan quando fu sindaco di Roma e si trovò le auto posteggiate sotto le arcate del Colosseo o Mitterand quando propose all’ingresso del Louvre la Pyramid».

Reggio non è nuova alle polemiche nei cambiamenti delle piazze. È accaduto lo stesso con piazza Duomo, ma i risultati di oggi hanno dato ragione al cambiamento.

«Ogni riqualificazione porta con sé un’idea nuova di città. Da ragazzi le piazze che vivevamo erano luoghi occupati, invivibili, piazza Duomo, piazza Sant’Agostino, piazza del Popolo con il mercato permanente e baraccato; non penso che nessuno abbia nostalgia di quel tempo. La città deve essere sempre più vivibile e inclusiva ed è un processo avviato che credo difficilmente possa essere fermato».

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