venerdì,Aprile 26 2024

Piazza De Nava, Cantarella: «Il patrimonio storico va tutelato. Non capisco l’ansia dover distruggere»

Secondo il professore «Non mi sembra una cattiva idea quella di prolungare il marciapiede del Museo per congiungerlo con quello della piazza»

Piazza De Nava, Cantarella: «Il patrimonio storico va tutelato. Non capisco l’ansia dover distruggere»

La riqualificazione di Piazza De Nava porterà novità per quello che rappresenta il biglietto da visita della città oppure ridurrà in frantumi parte della storia recente della Reggio. Sul tema abbiamo sentito il professore Giuseppe Cantarella, già presidente della commissione toponomastica al Comune, che la storia della città la conosce bene.

È d’accordo con l’idea del nuovo progetto sulla riqualificazione di Piazza De Nava?

«No. Io faccio innanzitutto una questione di metodo. A Reggio Calabria tutto quello che è sopravvissuto al terremoto del 1908, ma anche quello che riguarda la ricostruzione post 1908, è da considerare patrimonio storico da porre sotto tutela. Tutela significa mantenere lo stato dei luoghi nelle condizioni originarie iniziali, effettuando la necessaria manutenzione periodica. Non abbiamo la cultura della conservazione dei beni culturali storici. Non comprendiamo, dunque, questa ansia di demolire, distruggere e ricostruire, che proviene anche dal settore privato, e particolarmente nel rione di Sbarre, dove antichi edifici, anche precedenti al 1908, preziosa testimonianza del passato agricolo della borgata, vengono demoliti per fare posto a moderni orribili fabbricati in cemento armato. Bisogna mantenere. In altre città si cerca di mantenere i luoghi nelle condizioni originarie.

Esistono dei precedenti importanti: la demolizione dell’antica Cattedrale, che poteva essere recuperata, per rendere l’edificio ortogonale rispetto all’asse del Corso Giuseppe Garibaldi; la demolizione di parte del Castello Aragonese, per realizzare Via Aschenez; la demolizione dell’Abbazia S. Maria di Terreti, per costruire il cimitero; al rione Sbarre, la demolizione di Casa Barreca, dell’800, che riportava alla storia dell’Ingegnere Pietro Vilardi, a capo del Corpo Tecnico delle Ferrovie della Romania all’inizio del ‘900».

Professore è vero che con il restyling della piazza andrebbe perso un pezzo di storia?

«È vero. Piazza Giuseppe De Nava è un luogo che rappresenta la ricostruzione post 1908 della città di Reggio Calabria. Oltre al celebre bassorilievo che adorna il basamento della statua dello Jerace, che raffigura uno scenario chiaramente evocativo, fra i particolari costruttivi troviamo la recinzione realizzata con pilastrini e tubi metallici, del tutto simile a quella esistente in Piazza del Popolo e sul sagrato della chiesa di San Giorgio al Corso (Tempio della Vittoria), che costituisce un messaggio architettonico ben preciso che richiama alla figura di Camillo Autore. Ci troviamo, inoltre, in uno snodo urbanistico di grande valore, che richiama il Nuovo Piano Regolatore del 1911, che aveva previsto l’allungamento del Corso Giuseppe Garibaldi fino alla Piazza, la costruzione di Viale Giovanni Amendola e di Via Giuseppe De Nava verso il nuovo quartiere di Santa Caterina. Gran parte della ricostruzione di questa zona settentrionale del centro storico si deve all’Ente Edilizio, costituito nel 1914 anche grazie al contributo dell’Onorevole De Nava».

Converrà sul fatto che non sempre però i restyling hanno fatto male alla città, basti pensare al miglior assetto trovato da Piazza Duomo (nonostante anche in quel caso le polemiche non mancarono).

«La riqualificazione di Piazza Duomo rappresenta un caso positivo, poiché si è riconsegnato alla città un luogo che, in precedenza, costituiva solamente o prevalentemente un parcheggio per le automobili, mentre ora si tratta di uno spazio pedonale, anche se comunque suscettibile di ulteriori miglioramenti. Ma nel passato abbiamo assistito ad operazioni molto discutibili, come nel caso di Piazza Carmine, dove è stata cancellata la storia (sorgeva qui, già nel ‘600, una delle  porte della cinta muraria di Reggio Calabria, denominata Porta San Filippo. Già a quell’epoca, i commercianti che provenivano da Sbarre e dalla fascia costiera jonica si fermavano fuori della Porta San Filippo a vendere i propri prodotti, senza entrare in città, per evitare di pagare il dazio: e questa tradizione è rimasta intatta fino a qualche anno fa. La nuova sistemazione di Piazza Carmine ha cancellato, dunque, più di quattro secoli di storia cittadina) e contro ogni logica urbanistica (la nuova pavimentazione ha interrotto la continuità di Via Antonio Cimino, determinando una netta contraddizione con l’impianto urbanistico originario realizzato all’indomani del terremoto del 1908. Determinando, inoltre, una ulteriore complicazione del flusso veicolare, dal momento che costringe gli automobilisti al giro completo della piazza; e, per ultimo, non si è tenuto conto della nuova, discutibile, realtà e non si sono aggiornati adeguatamente i sensi di marcia. Sarebbe stato sufficiente realizzare una semplice rotatoria, al centro della piazza, dove collocare la fontana, lasciando la possibilità dello svolgimento del tradizionale mercato ed assicurando la continuità delle strade che qui si intersecano secondo un disegno urbanistico dotato di logica). Ma anche la scomparsa dell’antica pavimentazione dei marciapiedi di Corso Giuseppe Garibaldi, in pietra di Macellari (che mostrava anche tracce di Elmintoidi, fossili limicoli e limivori, già citati dal Preside Giacomo D’Africa dalle pagine della rivista “Calabria Sconosciuta”)».

C’è una parte del restyling che, a suo avviso, potrebbe essere salvata?

«Si potrebbe pensare di sostituire la pavimentazione con materiali di maggiore pregio, così come non mi sembra una cattiva idea quella di prolungare il marciapiede del Museo per congiungerlo con quello della piazza, per proseguire l’isola pedonale già esistente su Corso Giuseppe Garibaldi. Ma, nel complesso, io ritengo che sia indispensabile, innanzitutto, intervenire sull’alberatura esistente, riducendo la chioma delle piante presenti dal lato di Via Demetrio Tripepi e che ostacola la vista prospettica del palazzo che sorge sul lato orientale della piazza; inoltre, procedere con una accurata pulizia della statua, del bassorilievo e delle due fontane, e ripristinare i tubi mancanti nella recinzione».

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