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RHEGION, LE VIE DELLA STORIA | Percorrendo Via Paolo Pellicano

Prima del 1908 la denominazione toponomastica “Via Pellicano” si riferiva alla seconda metà (quella verso Nord) della Via Marina

RHEGION, LE VIE DELLA STORIA | Percorrendo Via Paolo Pellicano

di Giuseppe Cantarella – Via Paolo Pellicano si stende in salita da Via Argine Destro Calopinace a Via Firenze. Più avanti, infatti, l’allineamento stradale continua con la denominazione di Via del Salvatore.

Prima del 1908 la denominazione toponomastica “Via Pellicano” si riferiva alla seconda metà (quella verso Nord) della Via Marina, nel tratto dallo Sbarcatoio di Porto Salvo fino alla Stazione Succursale.

Chi era Paolo Pellicano (1.3.1813 – 16.3.1886), di cui si ammira un busto in marmo al primo piano di Palazzo San Giorgio (prima era alla Villa Comunale)? Era un sacerdote che ricevette fin da giovane gli insegnamenti rivoluzionari: suo nonno materno era il generale Agamennone Spanò, mentre il suo insegnante di Filosofia al Regio Collegio di Reggio era il professore Giuseppe Battaglia, entrambi ricordati nella toponomastica reggina.

Ancora prima dell’impresa di Giuseppe Garibaldi, si era avuta a Reggio (e a Messina) una sommossa antiborbonica già nel 1847. A Messina, in Piazza Duomo, sul palazzo che sorge all’isolato subito a destra della Cattedrale, ad angolo, è murata una lapide il cui testo così recita:


FATTI PRECORRENDO E IDEE
MESSINA
INIZIAVA QUI IL RISORGIMENTO ITALIANO
IL 1 SETTEMBRE MDCCCXLVII
mentre a Reggio Calabria, in Piazza Vittorio Emanuele, più comunemente denominata come Piazza Italia, sul basamento dello splendido monumento del Larussa, si legge il testo di un’altra lapide:


SALUTANDO
L’ITALIA RISORTA
RICORDIAMO I MARTIRI
DEL
2 SETTEMBRE 1847
DOMENICO ROMEO
DOMENICO MORABITO
RAFFAELE GIUFFRÉ BILLA
GIUSEPPE FAVARO
ANTONIO FERRUZZANO
2 SETTEMBRE 1868

La rivolta del 1847 venne pianificata con accordi presi fra i liberali reggini, quelli messinesi, quelli palermitani e quelli cosentini, anche nel corso di una riunione segreta tenutasi a Napoli il 25 luglio precedente. Si era stabilito che la sommossa sarebbe dovuta cominciare il 1° settembre, e così fu, a Messina, dove, però, i soldati borbonici riuscirono facilmente a sedare i rivoltosi.

Il giorno dopo entrò in azione a Reggio Calabria il gruppo che faceva capo a Domenico Romeo. Ne seguì la resa del Castello e la costituzione della “Giunta provvisoria di governo” , a capo della quale venne messo il Canonico Paolo Pellicano, e che durò un tempo brevissimo, vale a dire fino al giorno 4 settembre.

La repressione del governo borbonico fu durissima. Domenico Romeo, leader riconosciuto della sommossa, proveniente da Santo Stefano d’Aspromonte, venne catturato e successivamente condannato a morte per decapitazione, e la sua testa rimase esposta per alcuni giorni nel cortile del Carcere di San Francesco.

Pellicano venne condannato a morte da un tribunale militare, poi la pena gli fu commutata in ergastolo da scontare nel bagno penale di Nisida ed infine, il 23 gennaio del 1848 Ferdinando II gli concesse la grazia.

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