Musica, “Migliaia di frammenti luce”: il viaggio tra gli estremi di Luframilia

Torna il cantautore reggino Luframilia (al secolo Davide Bolignano, nds) con “Migliaia di frammenti luce”, video ufficiale della traccia che ha dato il nome al disco. La canzone, dal sound particolare, si allontana dal rock e dal punk che caratterizzano buona parte delle tracce e propone un momento di riflessione più intimista e interiore. Un testo originale, un viaggio tra gli estremi valorizzato dalla particolarità del video coi due performer Demetrio De Stefano e Martina Fortugno. Abbiamo incontrato Luframilia, negli studi Lm Recording di  Teresa Mascianà, a Reggio Calabria.

Nuova canzone e nuovo video, realizzato con una tecnica particolare

«Sì è una tecnica della body projection, che è venuta a chi lo ha girato e a chi lo ha prodotto, Tommaso Daffinà, Martina Casetti e Filippo Toscano, a cui ho affidato la produzione del singolo che poi  è la tittle track del mio album che si chiama allo stesso modo. Qualche mese fa sentivo di dover dare qualcosa in più a questa traccia che significava molto per me e anche per il disco. E  ho lanciato a loro un po’ di atmosfere mentali. A loro poi è venuta questa idea e l’ho trovato molto buona perché volevo raccontare qualcosa in più oltre quello che era  il testo, la parte lirica, volevo dare una profondità più, qualcosa che fosse bello livello visivo ma che potesse anche veicolare una  ministoria di questi due personaggi e gli interpreti, Demetrio De Stefano e Martina Fortugno, che si sono prodigati insieme a me, prestati a fare questa bellissima performance che vedete nel video».

C’è un fil rouge che lega tutte le canzoni dell’album?

«All’inizio io non volevo fare un vero concept album, erano una serie di brani che ho scritto negli anni, ma mi sono ritrovato a capire che c’è una specie di legatura tra loro. C’è un concetto di fondo che è poi quello che va a ripercorrere il mio mondo interiore: mi sono immaginato un dualismo archetipico come può essere il buio e la luce o la paura e il coraggio, la rabbia e l’amore. Per me il disco esplora un po’ quello che c’è in mezzo ai due estremi, cerca la verità che sta in mezzo alle due cose, alle varie sfumature che ci possa essere in questi due estremi. È un percorso, un viaggio».

Cosa porta Luframilia alla realtà musicale reggina?

«Porto me stesso e la mia arte.  Penso che ogni essere umano ha qualcosa da dire e bisogna semplicemente avere il coraggio, lasciare il tempo per esprimere se stessi

Coma ha vissuto la chiusura, la mancanza di contatto col pubblico, sono stati momento di ispirazione o cosa?

«A me piace stare a casa la settimana, però è stato un momento strano, distopico, inaspettato. Per me è stato un periodo molto riflessivo. Ho scritto qualcosa, oltretutto l’album volevo farlo uscire prima della pandemia, ma poi mi sono ritrovato a pubblicarlo nel caos più totale. Le tematiche interiori di cui parlano le canzoni sembrava che potesse starci in quello che stavamo vivendo, era quasi uno sfogo. Mi è stato chiesto se alcune canzoni del disco le ho fatte in pandemia, però no, erano state scritte prima. C’erano anche i demoni interiori quelli che ci accomunano tutti».

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