Pittura, la personale della reggina Tina Sgrò in mostra a Isernia

Sarà la galleria Spazio Arte Petrecca di Isernia, in collaborazione con SM’ART- l’arte sm! e con il patrocinio del Comune di Isernia presentano la personale d’arte della reggina Tina Sgrò dal 15 ottobre.

L’esposizione dal titolo “La poetica della luce” è a cura dello Spazio Arte Petrecca, direttore Artistico Gennaro Petrecca, edizione critica Carmen D’Antonino.

Di lei Vittorio Sgarbi ha scritto «È la realtà interiore che le interessa, mentre descrive ambienti e spazi desolati, divorati da vuoto, risucchiati dentro di lei. Quegli ambienti sono ritratti. Dipingere non è illustrare, non è far vedere le cose come sono, ma far sentire le musiche, le parole, le emozioni che un luogo, una stanza, un paesaggio, determinano nel pittore che le trasmette a chi guarda».

È nata a Reggio Tina Sgrò e, nella città dello Stretto matura il suo percorso didattico e formativo. Le sue inclinazioni artistiche emergono fin dalla prima infanzia. Frequenta l’Istituto Statale d’Arte di Reggio Calabria e da inizio ad un percorso artistico/emozionale che sarà importante nella sua vita di donna ed artista. Consegue poi il Diploma di Pittura presso un’Accademia di Belle Arti italiana con 110/110 lode ed inizia il suo percorso artistico con la partecipazione a prestigiosi concorsi di pittura e a numerose mostre collettive. Nel 2003 è vincitrice del bando per l’acquisizione di opere d’arte presso la Corte dei Conti di Potenza. Solo in primo di tanti riconoscimenti conquistati negli anni.

Vince nel 2006 il Premio Arte Mondadori nella sezione Pittura. Espone in seguito le sue opere in mostre collettive e personali presso importanti gallerie italiane. Nel 2011 è vincitrice del lotto A3 – bando opere pubbliche, sede della nuova Questura e della Polizia di Stato di Grosseto. E’ stata finalista al Premio Arte Laguna 2011 e 2013.

Come chiarisce in nota critica Gennaro Petrecca: Le ultime mostre da me visitate, la prima alla cavallerizza di Lucca in un percorso allestito egregiamente da Contemplazioni sui “Pittori della luce, da Caravaggio a Paolini” ma soprattutto quella fotografica di Massimo Listri dal titolo “La solitudine delle cose” mi hanno evocato in modo istantaneo e direi quasi proustiano i quadri dell’amica Tina Sgrò che avevo ammirato per la prima volta esposti a Palazzo Doebbing a Sutri. Due sono gli elementi che campeggiano nei suoi dipinti: il silenzio e la solitudine; un abbinamento alchemico che conferisce loro quella magia che mi ha ispirato il titolo della mostra accolta nei nostri spazi: “la poetica della luce”. Mai titolo è stato più appropriato! La luce per Tina così come per me, ne abbiamo discusso a lungo, è poesia, è musica, è un linguaggio muto che dialoga con chi la scruta, è uno stato dell’anima ed al tempo stesso una proiezione di se stessi. Nei suoi tagli di luce, nei suoi ambienti prospetticamente dilatati, nelle sue pennellate veloci si nasconde tutto ciò che ho scoperto in lei, una sorprendente velocità di pensiero abbinata ad una grande umanità. Il suo percorso accademico ed espositivo parla per lei, volutamente sorvolo il tema, privilegiando il lato personale di un’artista che conosce l’arte ed è giustamente critica sul fatto che, la nostra amata Italia e le sue mirabili Accademie troppo spesso rispondano a logiche di appartenenza più che di merito».

Per Carmen D’Antonino: «Osserviamo giochi di specchi, un ossequio che rimanda alle tradizioni dell’arte dipinta, un ponte tra antiche collezioni del Seicento e la pittura contemporanea e barocca, un invito ad ammirare in maniera minuziosa, opere che rappresentano un’autobiografia artistica attraversandone i luoghi in cui si ferma e di cui dà testimonianza. Interni sublimi che rimandano ad un passato senza tempo a quelle bellezze storico artistiche che hanno caratterizzato le nostre Città d’Arte. Per un attimo ci si può immergere nei suoi quadri come se si stesse osservando la “pittura delle collezioni”, quegli apprezzatissimi quadri che, da Brughel a Frans Franken mostrano gli interni di studioli, cameroni e gallerie ricolmi delle proprie meraviglie. Quella tradizione europea avrebbe trovato in Italia la sua formula più sofisticata nella seconda metà del Settecento, con le Gallerie di invenzione della Roma antica e moderna del Pannini, o con le Tribune degli Uffizi di Zoffany».

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