lunedì,Aprile 29 2024

Reggio, presentato il libro “La scorta di Enrico” di Luca Telese

Promosso dalla Fondazione Girolamo Tripodi, il ricordo di Berlinguer torna nelle pagine scritte dal giornalista: «Un volume per pensare al futuro»

Reggio, presentato il libro “La scorta di Enrico” di Luca Telese

Promossa dalla Fondazione Girolamo Tripodi, si è svolta a Reggio Calabria, nel centenario della nascita di Enrico Berlinguer la presentazione del libro “La scorta di Enrico – Berlinguer e i suoi uomini: una storia di popolo” di Luca Telese.

L’incontro, tenuto a Palazzo Alvaro, è stato aperto dai saluti del consigliere delegato alla Cultura della Città Metropolitana, Filippo Quartuccio, che ha espresso compiacimento per l’iniziativa ospitata nella sede della città metropolitana e ha voluto ricordare che l’esempio rappresentato da Berlinguer e dai politici di un’altra epoca oggi non è ripetibile.

Subito dopo è intervenuto Michelangelo Tripodi, Presidente della Fondazione, che ha ringraziato tutti i partecipantidall’autore del libro Luca Telese, a Roberto Bertuzzi componente della scorta, il professore Antonino Romeo e il giornalista Filippo Veltri.

Tripodi ha parlato delle vicende trattate nel bel libro di Telese, che si riferiscono alla rivolta di Reggio dei primi anni ’70, sofffermandosi su un intervento di Berlinguer sull’Unità del 29 gennaio 1971 e che esprimeva tutta la forza del Partito Comunista Italiano che pur essendo all’opposizione esercitava una funzione di governo oggi assolutamente impensabile. Inoltre, nel ricordare come il papà fu eletto deputato del Pci nel 1968, lo stesso anno in cui anche Enrico Berlinguer fu eletto deputato per la prima volta e, quindi, si trovarono insieme ad essere matricole di Montecitorio, Michelangelo Tripodi ha affermato che la morte di Enrico Berlinguer rappresenta uno spartiacque tra il prima e il dopo nella storia della sinistra e del comunismo italiano.

E’ poi intervenuto Filippo Veltri, giornalista e scrittore, che ha apprezzato il lavoro fatto da Luca Telese perché, attraverso il racconto della scorta, ha ricostruito una grande storia. «Se questo libro ci indica qualcosa, essa è la necessità di lavorare per la ricostituzione di una comunità politica della sinistra italiana che è dispersa e frantumata perché questo è stato, innanzitutto, quel partito».

Successivamente ha preso la parola il prof. Antonino Romeo che, in qualità di studioso di storia, ha cercato di ricostruire alcuni aspetti della personalità e dell’azione di Berlinguer. «Se facessimo solo un discorso sentimentale ed emotivo – ha detto – non faremmo un buon servizio alla memoria di Berlinguer». Romeo ha ricordato la grande attrazione che suscitava Berlinguer. In questo senso ha citato l’episodio del comizio di Berlinguer a Reggio nel 1983, quando «nonostante una bufera che imperversava sulla città, migliaia di persone inzuppate d’acqua rimasero per ore in attesa di Berlinguer per ascoltare il suo discorso che era sempre affascinante».

Roberto Bertuzzi, componente della scorta, ha raccontato i momenti drammatici vissuti a Padova quando Berlinguer, durante il comizio, fu colpito da un ictus, che lo condusse alla morte. Ha poi ricordato che lui era operaio e membro del consiglio di fabbrica della Voxson, e che dopo il rapimento di Moro fu chiamato dalla Federazione romana per dirgli che dal giorno dopo si doveva licenziare per andare a lavorare a Botteghe Oscrure, la sede nazionale del Pci. Bertuzzi ha ricordato che «il lavoro, di scorta e di protezione del Segretario, era supportato dal partito in modo completo».

Ha concluso Luca Telese  – «ricordiamo Enrico nel nome di Girolamo» ha detto – che ha sottolineato di avere avuto la fortuna giovanissimo di conoscere Mommo, ai tempi di Rifondazione Comunista alla Camera. Ha voluto raccontare questa storia «perché è una storia bellissima e perché è la storia d’Italia». Telese racconta di come, nel 1969, Berlinguer diventa vicesegretario del Partito e, quindi, predestinato a diventare Segretario, battendo la concorrenza di Giorgio Napolitano che pure partiva da una posizione di maggiore forza all’interno del Partito. «Longo aveva una predilezione per questo giovane compagno, schivo e austero che non voleva mai mettersi in mostra. Quando Berlinguer assume questo incarico siamo nel pieno della contestazione studentesca, della strategia della tensione con la strage di Piazza Fontana, dell’autunno caldo, della guerra in Vietnam e nel 1970 poi ci sono i fatti di Reggio e il tentativo di colpo di Stato fascista di Junio Valerio Borghese». A proposito della rivolta di Reggio, ricorda che la rivolta fu fermata politicamente dagli operai che vennero a Reggio per partecipare alla grande manifestazione del 1972 “Nord e Sud uniti nella lotta” che rappresentò un  punto di svolta per affermare con chiarezza che Reggio Calabria è parte a pieno titolo della Repubblica italiana. «Oggi il partito non c’è più, ma io dico che questa storia non è nostalgia ma la radice che ci consente di mantenere un radicamento. Ho iniziato a scrivere questo libro – ha detto Telese – pensando che fosse un libro di storia o di nostalgia e, invece, ora penso che questo libro è il modo che abbiamo per pensare cosa sarà il futuro, forse saranno i nostri figli, forse sarà qualcun altro, però le bandiere della giustizia e dell’uguaglianza dovranno sventolare ancora».

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