Siderno, il giallo della morte di Denis Bergamini nell’ultimo libro di Francesco Ceniti

Un libro che racconta le vicende giudiziarie lunghe 30 anni intorno alla morte di Donato Bergamini, il calciatore del Cosenza trovato esanime sulla statale 106 nel novembre del 1989. A scriverlo è stato il giornalista della Gazzetta dello Sport Francesco Ceniti, ospite a Siderno della Mondadori insieme al presidente della Reggina Marcello Cardona. L’autore offre una ricostruzione dettagliata, vera e drammatica di una vicenda che all’epoca venne archiviata come suicidio. Una versione che, però, non ha mai convinto né la famiglia né gli amici che conoscevano bene Denis e la sua voglia di vivere. «Una storia che porta tanti messaggi – ha spiegato Ceniti – su tutti la lotta straordinaria controvento della famiglia e del papà in particolare, che non si è mai rassegnato ad aver perso un figlio e soprattutto ad una verità che non era una verità, era un qualcosa che gli avevano raccontato come una favola, un suicidio che non è mai avvenuto. E questa battaglia meritava di essere raccontata».

Nel testo Ceniti ripercorre l’incredibile tiramolla giudiziario, durato oltre trent’anni, sino al momento in cui la verità è venuta a galla: Denis è stato ucciso. E dà voce a una famiglia che ha lottato tenacemente contro tutti finché non è riuscita a rendere giustizia a Denis con l’apertura di un processo per omicidio, che proprio in questi giorni vive le sue battute finali. «Quando ci sarà il prossimo anno il derby Reggina-Cosenza in serie B, sarebbe bello in quell’occasione pensare ad una raccolta fondi a sostegno della famiglia Bergamini». A lanciare la proposta è stato il presidente del club amaranto Marcello Cardona. Prefetto e investigatore nella Locride per conto della Criminalpol lombarda ai tempi del sequestro Casella, l’attuale numero uno amaranto ha detto la sua sulla morte dell’ex calciatore del Cosenza.

«Bisogna dare atto ai tifosi rossoblu di aver spinto per far riaprire questo caso – ha affermato – Il processo stabilirà come le cose sono andate. Riaprirlo dopo tanti anni certifica l’esistenza di una falla nello Stato. È necessario mettere un punto definitivo a questa vicenda. Lo si deve alla vittima, ai suoi familiari e al contesto in cui è avvenuto. Perché – si chiede Cardona – non sono state approfondite le indagini all’epoca?».

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