“Strega comanda colore”, a Reggio storie di donne fuori dall’ordinario

Metti una sera una terrazza sul mare e storie di donne iconiche, accompagnate da colori guida. Una scusa armonica il colore, che sia esso blu, rosso o verde, per entrare dentro mondi differenti e avanguardisti, ciascuno a modo proprio. “Strega comanda colore – Tre colori tre streghe tre storie sovversive”, il reading letterario delle tre autrici, Tiziana Bianca Calabrò, Eleonora Scrivo e Cinzia Messina ospitato a Bocale, nell’Atelier di Tania Azzar. Lo spettacolo è una produzione di Balenando in Burrasca Reading Festival.

I colori

Tre colori che danno il là a tre donne per raccontare la vita diversa di altre donne. Il Blu per Elonora Scrivo è quello di Chagall, che si intreccia con quello di Matisse, per finire a quello di Modugno, che a Sanremo infrange ogni schema col suo “Nel blu dipinto di blu”.

Il rosso di Tiziana Calabrò ha infinite capacità comunicative che sono sangue, passione, divieto, fuga. Sono le parole infuocate che Ted Hughes scrive nella poesia a sua moglie, suicida per amore, Silvia Plath. La sua canzone non può che essere “Rosso relativo” di Tiziano Ferro.

Verde per Cinzia Messina è il portale degli opposti, un colore proibito, nato dopo gli altri, che porta dentro qualcosa di tempestoso, che nasconde le sue interazioni: verde è la follia e la rabbia, qualcosa di fluido e di volubile. E “I cieli d’Irlanda” chiudono la prima parte dello spettacolo.

Le tre streghe

E dopo le parole di presentazione dei colori, evocate dal suono della voce delle protagoniste, la conversazione si sposta su un altro piano. Sono state tre, raccontano le attrici, le streghe venute in sogno, o in sogno lucido, a presentare le loro diverse e grandi storie. Il blu ci riporta all’eroina della Rivoluzione francese, creata da Riyoko Ikeda, Lady Oscar, donna nata per essere un uomo e comandare le guardie reali al servizio di Maria Antonietta che ha seguito il suo ideale di lealtà andando contro la sua stessa sovrana. Donna che ha mostrato nel breve volgere di qualche puntata di saper amare con un trasporto e una passione lontanissimi dal blu della sua divisa.

E poi c’è lei, simbolo di tutta la trasgressione che il rosso porta con sé: Maona Pozzi, l’unica pornostar che ha lavorato col suo nome di battesimo, incanta il pubblico degli spettacoli al maschile con il suo corpo e durante le interviste, con la grande intelligenza di cui è dotata, tiene attenti col suo modo di discutere forbito, elegante, mai un tono di più nella sua voce. Moana morta giovanissima sigillando il suo corpo, come gli dei, destinato a non subire cambiamenti, e a rimanere icona di donne fuori da ogni clichè per sempre.

E infine la strega del verde è Gabriella Ferri, una vita travagliata quella della regina della canzone che parte dalla tradizione popolare, istinto e rabbia, malinconia, col senso della bellezza e della tragedia che aveva dentro. Di lei racconta Alda Merini che le dedica la poesia “Sei libera finalmente/ da quei dolori del sogno/ che danno trafitture e croci/ da tanti sordidi amori/ non ricambiati o forse/ rifiutati per sempre”. (Foto Marco Costantino)

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