A Scilla Annarosa Macrì presenta il suo romanzo “Sarti volanti”

Continua, promossa e curata dalla Biblioteca comunale Antonia Assunta Paladino di Scilla, la rassegna culturale intitolata Mentelocale 2023, col suo ricco programma di eventi che arricchiscono l’offerta turistica con piacevoli serate conviviali da trascorrere insieme ad ospiti di grande spessore.
La recente serata Annarosa Macrì non ha deluso le aspettative nella graziosa piazzetta Largo Piano nel centro storico di Scilla.


Piazzetta che lei stessa non ha avuto difficoltà a paragonare a qualsiasi altro sito caratteristico delle tanto decantate località medievali del centro-nord, perché ogni luogo ha il suo fascino, ha la sua storia che va conosciuta e apprezzata.


«Ogni luogo ha le sue architetture e va saputo leggere e perché no, anche la presenza del degrado è testimonianza storica. È memoria.
E proprio la memoria è il fulcro attorno al quale ruota “Sarti volanti”. Una memoria corale ospitata in un libro che ha inteso dare spazio a tutti, protagonisti, coprotagonisti, comparse e figuranti. Ognuno col suo desiderio di raccontare un pezzo di vita, anche come accenno o incipit a mo’ di cornice di quella che ovviamente è la vicenda umana principale che il romanzo racconta», scrive Maurizio Mallamaci offrendoci le sue considerazioni sull’incontro.


«Chi sono i sarti volanti? Dico subito che in realtà il libro non l’ho ancora letto, ma il dialogo cui ho assistito ieri sera, con una splendida Giulia Polito che ha saputo toccare le corde dell’autrice, con Valentina Muscinesi, responsabile comunale della biblioteca, che ha prestato la propria voce alla lettura di alcuni passi salienti, credo siano stati sufficienti a formarmi un’opinione e un’idea suggestiva rispetto alla caratura dell’opera.


Una storia come tante, in fondo, ha tenuto a puntualizzare Annarosa, un bilancio di vita se vogliamo. La storia molto comune ai giorni nostri di una donna che arrivata a un certo grado di maturità e di vissuto riflette e rievoca il proprio passato. A tratti cruento e forse rassegnato ai tanti fallimenti. In un presente di depressione dalla quale deve cercare di risorgere probabilmente accettando e accettandosi.
I sarti volanti pare siano quelli ambulanti che, a Roma nella cornice della multietnica Piazza Vittorio, con pochi arnesi del mestiere e per pochi spiccioli eseguono piccoli rammendi o orli ai pantaloni o alle gonne, al servizio di modesti avventori che ormai non disdegnano la possibilità di risparmiare qualche lira, ma allo stesso tempo danno la possibilità di sbarcare il lunario a quella varia umanità venuta in cerca di miglior sorte», prosegue Maurizio Mallamaci.


«In effetti, Annarosa ci ha raccontato che parlando con una signora sarta d’altri tempi questa le diceva che col suo lavoro in passato ci ha campato la famiglia. Adesso questa concorrenza “sleale” non lascia spazio. Sarà pure la crisi economica. Saranno i pro e i contro della globalizzazione. Sarà che siamo diventati tanti a dover spaccare il centesimo per arrivare alla fine del mese.


Il tema dominante rimane quello di una certa mediocrità che prevale e persiste. Ameliè in vero è figlia d’arte. Il padre era un sarto, ma lei non riuscirà tuttavia a coglierne l’eredità. Certo, riesce a fare qualche rammendo, qualche taglia e cuci, un orlo, cucire dei bottoni. Ma col concreto rischio che non sempre il lavoro regga all’usura. Proprio come la vita e le sue vicende alterne. Una vita in cui si cerca di rimediare, ma spesso capita che la toppa sia peggio del buco.

Non un idillio, una vita come tante in fondo, vera, con le sue contraddizioni, con le incomprensioni che possono e devono sorgere a volte tra una madre e una figlia ad esempio. Ma bisogna leggere. Bisogna godersi questo spaccato in cui in molti ci ritroveremo.
Annarosa ha tenuto a farci notare che il mare in copertina è quello dello Stretto. Che a detta sua è uno dei suoi luoghi dell’anima. Il romanzo è prevalentemente ambientato a Roma, ma come è solita fare, un pezzo della sua Calabria ha trovato spazio, anche in questa occasione, nelle pagine e nelle parole. È reggina, cosentina d’adozione per via del lavoro in Rai, ma lo Stretto le appartiene fortemente.

Qual è il motivo di questo sentimento, di questo senso di appartenenza legato a questo angolo di mare nostrum, le hanno domandato dal pubblico, in conclusione di serata. La risposta è stata semplice e disarmante. Molto personale, ma talmente condivisibile.

“Ricordate quando da giovani eravamo abituati alle lunghe percorrenze in treno? Bé, ci avete mai fatto caso? Quando ci sentivamo solitamente giunti a casa, dopo ore estenuanti di viaggio, magari di rientro da Milano in cuccetta? Noi reggini ci sentivamo tornati a casa quando dal finestrino iniziavamo a scorgere la Sicilia. Una sensazione che non si può spiegare, ma può solo capirla chi la prova”», prosegue ancora Maurizio Mallamaci.

«Lo Stretto del resto è centrale. Lo scopriremo leggendo, perché ad esso viene affidata la custodia
di qualcosa di prezioso e mistico.


Grazie Annarosa per questa che tu hai definito una divertente fatica. Grazie per averci suggerito che tutti dovremmo scrivere delle nostre memorie perché non esiste eredità e lascito più prezioso della nostra testimonianza da tramandare a chi continuerà il cammino dopo di noi», conclude Maurizio Mallamaci.

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