Francesco Jerace, oggi 170 anni dalla nascita dello scultore di Polistena

«Cerco di far apparire nobile, grande e bella la nostra Calabria, anche quando è giustamente accusata». Così scriveva Francesco Jerace nel 1909 a testimonianza dell’amore per la propria terra, anche quando ne era lontano. Sono trascorsi ben 170 anni dalla sua nascita in quel di Polistena il 26 luglio 1853 e il principe della scultura calabrese è ricordato ancora oggi grazie all’impronta indelebile che ha lasciato con le sue opere disseminate in tutta Italia e nel mondo.

Il “principe” degli scultori

Esponente della scuola napoletana, Francesco Jerace è considerato tra i maggiori artisti del panorama italiano a cavallo del ‘900 e senza dubbio uno dei figli più illustri della Calabria. Nato in una famiglia d’artisti, dal padre ai fratelli, Jerace si trasferì ancora giovanissimo a Napoli e frequentò l’accademia di Belle Arti iniziando così la sua carriera di scultore e, occasionalmente, anche di pittore.

Si sposò con la principessa Vittoria Eisner Von Eisenhof, che divenne la sua musa ispiratrice per molti lavori, e acquisì il titolo di principe Mangravio oltre a quello di nobile di Eisenhof. Fu professore onorario presso le Accademie di Belle Arti di Milano, Bologna e Napoli e membro della commissione permanente di Belle Arti del ministero della Pubblica Istruzione, di cui divenne membro. Fu insignito del titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia. Morì a Napoli nel 1937.

Le opere di Jerace

Il maestro di Polistena ha lasciato segni eterni della sua arte sia in Italia che all’estero, a partire dalla sua Calabria e fino a Bombay, passando per la capitale e luoghi simbolo come il Vittoriano e Montecitorio. Suoi busti sono dedicati a personaggi tra i più conosciuti, da Carducci a Crispi, sino a Umberto I di Savoia. Sue sculture sono a Londra, Varsavia, Berlino, Dublino, Monaco, Atene, Vienna e Bombay, ma è in Italia che ha lasciato almeno una cinquantina di monumenti.  

Tra queste si ricorda senz’altro il gruppo bronzeo “L’azione” al Vittoriano di Roma, le opere di palazzo Madama, Montecitorio e della banca d’Italia, la statua di Vittorio Emanuele II di Savoia per il palazzo Reale di Napoli e di Ludwig van Beethoven per il conservatorio di San Pietro a Majella.

In Calabria la presenza delle opere di Jerace è massiccia: a Reggio, in particolare, l’artista scolpì il Monumento ai caduti di tutte le guerre, il pulpito marmoreo e le statue di San Paolo e Santo Stefano di Nicea al Duomo, il monumento a Giuseppe De Nava e l’imponente statua del Cristo Redentore, realizzata per il Giubileo del 1900, a Montalto, sul tetto dell’Aspromonte. Nella sua Polistena, spicca tra le altre opere, la Bellona, il Monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale al centro di piazza del Popolo.

Il ricordo di Polistena in un libro dedicato alla Bellona

Per onorare la ricorrenza del 170simo anniversario della nascita di Francesco Jerace, il Centro Studi Polistenesi, ha annunciato la pubblicazione, in collaborazione con PolistenAmbiente, del volume di Giovanni Russo “La Bellona: storia del Monumento ai caduti della grande guerra 1915-1918” per le edizioni L’Alba di Maropati.

L’opera, informa il centro, che si avvarrà del progetto grafico di Giovanni Quaranta e della presentazione di Simonetta Prosperi, Valenti Rodinò e Franco Mileto, «proporrà, tra le tante sfaccettature storico-artistiche, un inedito carteggio con oltre 60 lettere di Francesco Jerace, relative alla realizzazione, nelle forme complesse e maestose, di quella Nike di Polistena che oggi, purtroppo, si mostra in uno stato deplorevole di abbandono e di incuria».

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