STILI E TENDENZE | Balli latini, a Reggio è “caraibico” mania – FOTO

“Muevelo, muevelo”. Il bacino e il corpo si muovono a ritmo di musica, con le sonorità e le sensualità tipicamente latine che coinvolgono tutti, grandi e piccini, senza limiti di età. Sono i balli caraibici che da anni pervadono la movida reggina all’insegna di una passione che tende sempre ad aumentare. Motore della “caraibico mania” a Reggio è Nino D’Amico, maestro di danze caraibiche da molti anni e titolare, insieme a Giovanna Marmoro, della scuola di ballo “Progetto Salsa”.

Dalla personalità travolgente e istrionica, quella di D’Amico, è una vita legata alla danza sin da bambino, quando un po’ per emulazione dei grandi ballerini e un po’ per “scommessa” si è approcciato alla quarta Musa, laureandosi anche in scienze motorie e specializzandosi nelle danze caraibiche. Un vero e proprio “trascinatore”, in grado di coinvolgere la gente e farla scatenare al ritmo di salsa, bachata e merengue, a scuola come nelle “serate latine”. Il Reggino si è fatto raccontare la sua storia e quella dei balli caraibici a Reggio.

Nino D’Amico, quando nasce il “caraibico” a Reggio?

«Il caraibico a Reggio nasce nel 1996 con un ragazzo venezuelano che ha cominciato ad organizzare le prime serate con musica sudamericana. Io e Maria Pia Guarna, all’epoca, siamo stati i primi ad associarci a lui in queste serate. Già ballavo all’epoca, nella prima scuola professionale che offriva tra i tanti insegnamenti anche lezioni di balli caraibici, la Fata Morgana di Antonio e Antonella Chiriatti con la maestra Rosamaria Montalto. Era il 1998.

Pensa che la prima salsa ballata a Reggio, l’abbiamo portata io e la mia maestra, nella Balera San Francesco, a Pentimele, era il “Barranquillero”, la prima coreografia di salsa che sono dovuto andare a studiare fino a Torino e anche a Palermo».

Quando hai aperto la scuola di danze caraibiche?

«Nel 2000, insieme a Giovanna Marmoro, abbiamo aperto la prima scuola dedicata alle danze caraibiche, “La Reina della Salsa”. Erano gli anni del boom del caraibico e avevamo adesioni dallo Ionio al Tirreno, almeno per la salsa cubana, perché in quello stesso periodo la salsa si biforcò e per la portoricana c’era anche il bravissimo maestro Lello Di Sabato.

Così nacque anche l’esigenza di creare un evento tutto nostro e nel 2005 partì “Spremuta mondiale di salsa” che poi diventò l’anno dopo Evento People, l’evento più grande a livello europeo che conta migliaia di persone e con cui abbiamo portato artisti di livello mondiale. Nel tempo, abbiamo partecipato con i nostri allievi anche a competizioni nazionali: Reggio Calabria ha avuto tra il 2004 e il 2007, ben 6 campioni di coppa Italia, 2 campioni di classe internazionale e 19 campioni italiani in tutte le categorie.

Poi, crescendo gli iscritti, dall’unione tra Reina de la Salsa e le altre scuole (in primis Rocco de Lorenzo che fu il primo ad accostarsi a noi) nasce Progetto Salsa un progetto che abbraccia oltre 14 sedi in tutta la Calabria, portato avanti da me e Giovanna Marmoro.

Abbiamo avuto anche l’onore di avere come allievo Cosimo Irrera, che è diventato un artista internazionale e che ha partecipato anche al cast del noto film “The Latin Dream” nel 2017».

Qual è la differenza tra i caraibici e le danze latino-americane?

«Si tratta sempre di balli di coppia, dal ritmo coinvolgente ma le danze latino-americane sono cha cha cha, samba, rumba, passo doble e Jive, mentre i balli caraibici, per eccellenza, sono merengue, salsa e bachata, tipici della cultura caraibica con oltre 200 anni di storia alle spalle.

Il merengue, ad esempio, che ha una storia particolare, provenendo dagli schiavi africani che lavoravano nelle piantagioni di canna da zucchero e per affrontare la tristezza ballavano con le catene ai piedi, è il passo basico della salsa, il primo classificato nel libro delle danze caraibiche dove si parla di “cuban motion” che è, appunto, il basico di questo tipo di ballo.

Poi c’è la salsa, che si divide in cubana e portoricana e la bachata, da qualche tempo anche quella sensual che noi insegniamo grazie alla collaborazione con maestri che vengono da fuori.

In questi balli è compresa anche la “Rueda de casino”, un ballo sociale, di gruppo, inventato a Cuba e basato su figure di salsa che variano da nazione a nazione».

Qual è il ballo caraibico più amato dai reggini?

«Il ballo che prende di più in questo momento storico è la bachata ma per venti anni è stata la salsa.

La bachata è il ballo più semplice, i cui passi base si possono apprendere anche durante una serata. Basta pensare che le figure classificate in bachata sono 18, mentre quelle classificate in salsa nel libro di danze caraibiche sono 800. Da una figura base della salsa cubana, come il setenta, ad esempio, vengono fuori oltre 80 variazioni, per intenderci, cioè da una sola figura escono più del triplo delle figurazioni che esistono in bachata in tutto il mondo e in tutte le classificazioni.

Posso dire, in sostanza, che la salsa è un ballo mentre la bachata è un fenomeno. Poi è amato anche il merengue, soprattutto la rueda di merengue che è molto divertente e la rueda de casino».

La passione latina infiamma la movida reggina …

«I balli caraibici spopolano ormai da anni e ci sono sempre serate in città, in tanti locali, sia d’estate che d’inverno. La movida estiva è ovviamente la più animata, quest’anno abbiamo organizzato 7 serate su 7, ciò significa che tutti i giorni c’è un luogo dove si balla caraibico.

E la gente viene per ballare anche l’animazione, una sorta di intermezzo nella serata in cui facciamo balli di gruppo, sociali che nascono sempre dall’ambiente caraibico che divertono e fanno partecipare anche chi non viene a scuola di danza.

Poi ci sono gli eventi che attraggono tantissima gente e le serate in cui portiamo ospiti internazionali. Sin dal 2000 abbiamo portato gli artisti più grandi del mondo di bachata e salsa, come Fernando Sosa e Tropical Jem, ma anche tanti concerti con Romeo Santos, Dani J, Pinto Picasso, Prince Royce, Dustin Richie, Rodry Go, icone della musica latina».

Chi può ballare caraibici?

«Tutti. Non ci sono limiti di età né di altro tipo. Abbiamo avuto campioni di classe A over65, con noi hanno ballato persone non vedenti, ad ottobre creeremo un percorso anche per le persone disabili. Io sono molto attento a queste cose perché nel 2000 ho avuto un incidente e sono stato sulla sedia a rotelle e penso che tutti quanti debbano avere la possibilità di gioire con la musica».

Come si diventa insegnanti di danze caraibiche?

«Quest’anno, le federazioni hanno regolamentato in maniera diversa il tutto. Per insegnare a livello professionistico, a differenza di un tempo in cui bastava fare un corso di danza, adesso ci vogliono determinate caratteristiche, la laurea in scienze motorie o un titolo che viene rilasciato a seguito di un corso ad hoc riconosciuto dalla FIDS, da una associazione o società sportiva non dilettantistica, e poi ci sono gli esami da sostenere».  

Quanto conta la complicità tra ballerini essendo un ballo di coppia?

«Il ballo è come l’amicizia, come l’amore. È sempre una questione di chimica, del movimento, dell’approccio, dell’ossitocina che è l’ormone dell’amore, se non scatta questo feeling non può nascere la coppia nel caraibico, a livello professionale ovviamente, in una serata si può ballare con chi si desidera, ma ci sarà sempre il ballerino con cui si avrà una maggiore intesa rispetto ad un altro. Nel caraibico, poi, c’è la necessità dell’uomo di condurre e della donna di essere condotta. Il mio maestro diceva che il suo maestro diceva che l’uomo che non sa ballare non riesce a ballare neanche con un’artista professionista, mentre l’uomo che sa condurre può ballare anche con una partner che non conosce i passi. Perché nel caraibico, a differenza del latino-americano in cui c’è un programma da seguire, è l’uomo che “comanda” il movimento, scegliendo i tempi, la partenza e le figure». 

L’uomo “comanda” e la donna esegue, un pò maschilista…

«Io dico sempre che l’uomo comanda due ore a settimana, cioè solo a scuola di ballo (ndr risate)».

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