Reggio, “Ismene per sempre”: stasera il dramma della privazione

Va in scena stasera “Ismene per sempre”, l’ultimo atto del trittico teatrale “Edipo, un ritratto di famiglia” a cura del regista Matteo Tarasco per la V edizione del Balenando in Burrasca Reading Festival – Lungo i Bordi.

Tre gli appuntamenti consecutivi, all’Auditorium della scuola secondaria De Gasperi legati da un unico fil rouge, la storia mitologica di Edipo, re di Sofocle, che evoca gli archetipi convenzionali della famiglia contemporanea attraverso la visione universale dei padri della narrazione mitologica.

Dopo “La sfinge” e “Giocasta”, andati in scena il 20 e il 21 settembre, chiuderà la trilogia stasera alle 19:00, “Ismene per sempre”, il dramma della privazione, con una drammaturgia originale di Katia Colica, la regia di Matteo Tarasco e le musiche dal vivo di Antonio Aprile.

«Un esperimento molto interessante che ha portato per la prima volta un trittico teatrale sul territorio reggino, come avviene nei più grandi teatri europei e che si chiude con un allestimento particolare che vedrà in scena le due attrici, Arianna Ilari, nel ruolo di Ismene, e Giulia Carrara, nel ruolo di Antigone, le due sorelle figlie dell’incesto, chiuse dentro la stessa “gabbia” nei loro ultimi momenti di vita» spiegano i direttori artistico e organizzativo del festival, Katia Colica e Antonio Aprile.

«L’allestimento vuole essere un tentativo di includere lo spettatore, dare la sensazione di ritrovarsi in un carcere, in un destino condiviso con le protagoniste Ismene e Antigone. L’occlusione, il caldo e il buio tipici di un carcere antico della città di Tebe che potrebbe essere un carcere dei giorni nostri» aggiunge il regista Matteo Tarasco.

Il desiderio, infatti, quello di far comprendere che «spettatori, attori, in unica parola, i cittadini debbono farsi carico di un unico destino, siano essi potenziali rivoluzionari o inglobati nei valori di un sistema che impone leggi a volte non comprensibili. Tutti noi condividiamo una medesima esistenza e dobbiamo prendercene la responsabilità, provando ad uscire dalle gabbie che ci attanagliano e circondano» conclude Tarasco.

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