Reggio, risuonano poesia e parole di pace in tempo di guerra con i premi Rhegium Julii – VIDEO

«Percepiamo un imbarbarimento dei conflitti con gravissimi attacchi alle popolazioni più fragili, persino ai bambini. Ciò non riguarda la politica internazionale ma chiama in causa anche la cultura, quale strumento di formazione delle coscienze. Di fronte a tutto questo, è fin troppo chiaro che la missione della cultura di affermare la libertà dalla violenza e dalla sopraffazione non è affatto compiuta».

Non resta fuori dallo scenario di guerra che imperversa intorno il circolo culturale Reghium Julii, come ha messo in evidenza il presidente Pino Bova, ricordando che ben 1000 studenti sono stati coinvolti in confronti, incontri e scambi di spessore.

Così l’auditorium Gianni Versace del Cedir a Reggio Calabria, in occasione della 55^ edizione dei premi Rhegium Julii, diventa luogo di confronto anche sull’essenziale valore della parola e della poesia. Anche in tempo di guerra hanno generato frutti importanti.

La poesia sempre viva

«In ogni epoca il poeta resta sempre colui che racconta la profondità dell’umano e la sua condizione. Non può esistere l’umano senza la poesia. La poesia è sempre viva anche in tempo di guerra. L’Iliade di Omero è un poema bellico», ha sottolineato il poeta spagnolo Luis Alberto De Cuenca, accompagnato dal poeta catalano Emilio Coco. Si era finora fermato a Napoli e non conosceva altro del Sud. Questa è stata per lui la prima volta in Calabria, terra che ha definito «una meraviglia assoluta».

Il filologo e poeta di primo piano nel mondo ispanico, tradotto in tutto il mondo, è stato insignito del premio internazionale della Città dello Stretto. Dallo scorso anno il premio è intitolato alla memoria dell’indimenticato fondatore e presidente del circolo Rhegium Julii, Giuseppe Casile che ebbe l’intuizione di istituirlo oltre mezzo secolo fa. Presente nel pubblico la moglie del compianto, Giuseppe Casile, Alida.

La parola e la poesia, dunque, lontane dall’effimero e fini e necessarie voci dell’esistenza umana anche secondo il poeta Aldo Nove.

«Bertolt Brecht si pose seriamente la domanda della sopravvivenza della poesia dopo quanto accaduto ad Auschwitz. Oggi le guerre sono per altro ambigue e prolungate. Possiamo solo rispondere che il male non può trionfare sul bene e che si sta solo drammaticamente perdendo tempo, sacrificando vite umane, prima di affermare l’unica verità possibile. Il nostro impegno e che perché essa duri il meno possibile».

Pseudonimo del poeta e scrittore Antonio Centanin di Viggiù, Aldo Nove da qualche anno ha deciso di vivere in Calabria, in particolare a Palmi, nel reggino rispondendo come lui stesso ha raccontato, «un richiamo ancestrale». Vive dunque a pochi chilometri da Melicuccà dove nacque un grande poeta del Novecento Europeo, non apprezzato quanto avrebbe meritato, Lorenzo Calogero. A lui è intitolato il premio sezione Poesia del Rhegium Julii. «Nella raccolta di 350 sonetti anche un omaggio a lui. Un sonetto racchiude frammenti dei suoi versi. Un modo per manifestare amore e riconoscenza nei confronti di una figura di cui ancora non abbiamo contezza della piena potenza».

La cerimonia

La cerimonia presentata dalla giornalista Ilda Tripodi, alla presenza di un ricco parterre istituzionale, è stata scandita dalle letture di Francesco Tassone, dalle domande della giornalista e scrittrice Annarosa Macrì. Emozionanti intermezzi musicali dell’ensemble dell’orchestra del teatro Francesco Cilea, con il talentuoso flautista Alessandro Carere.

Al tavolo con il presidente Pino Bova e il presidente della giuria Corrado Calabrò, il sindaco di Reggio Calabria, alla sua prima uscita dopo il suo ritorno a palazzo San Giorgio, Giuseppe Falcomatà, l’assessora comunale alla Cultura Irene Calabrò, il consigliere metropolitana con analoga delega, Filippo Quartuccio, e il rettore della Mediterranea Giuseppe Zimbalatti.

Dal Vietnam allo Stretto

Le guerre di oggi e quelle di ieri come quella lunga e dolorosissima nel Vietnam rievocata dalla scrittrice e poetessa Nguyen Phan Que Mai.

«Una nonna racconta a sua nipote la guerra e con essa anche la storia del Vietnam che va ben oltre. Guerra durante la quale la quale le “montagne hanno sempre cantato”. Una nonna racconta per non disperdere le testimonianze, la memoria, la storia. Lo fa come avrei voluto che potessero fare le mie nonne, purtroppo morte prima che io nascessi.

Racconto la guerra per parlare della pace che è il bene supremo. Ogni essere umano merita la pace». Lo ha evidenziato la scrittrice e poetessa vietnamita Nguyen Phan Que Mai che ha donato al pubblico una sua intensa poesia nella sua musicale e intensa lingua madre.

Le ultime parole

Spazio anche alle storie di donne, tra le quali Dora Maar, Amelia Rosselli, Carol Rama, Maria Lai e Lisetta Carmi, raccontate attraverso le loro “ultime parole” dalla giornalista e scrittrice Concita De Gregorio.

«Avevo incontrato queste donne durante la mia vita, inconsapevolmente. Dopo averle sfiorate, sono andata a ritrovarle e attraverso le loro parole, lo studio della loro storia e dei loro scritti, le ho nuovamente avvicinate a me. Ho voluto prestare a loro la mia voce, scrivendo ciò che ciascuna avrebbe detto di sé alla fine della propria esistenza. È stato un viaggio bellissimo.

Nel farlo ho sempre ricordato mio padre. Mi aveva chiesto di scrivere la sua orazione funebre perché prima di andarsene avrebbe voluto leggerla. Lui sapeva di essere vicino e, legittimamente, avrebbe voluto avere sapere come poi sarebbe stato ricordato». Lo ha raccontato Concita De Gregorio che si è anche soffermata sulla drammatica attualità di questi giorni. «Sono i popoli che innescano i cambiamenti veri e autentici, bisognerebbe sempre proteggerli», ha detto.

La cultura e il capitale che serve

La pace richiama anche il tema cultura in chiave di capacità di sviluppo, come sottolineato dal giornalista Santo Strati e il presidente di fondazione con il Sud, Carlo Borgomeo.

«È necessario attenzionare la domanda ma anche l’offerta. Troppo spesso si ci concentra sulla prima, senza soffermarsi sulla qualità della seconda. Ciò fa il paio con un atteggiamento da un lato troppo attendista e dall’altro troppo distaccato rispetto alle reali esigenze dei territori. Dunque le responsabilità sono duplici: è necessaria una maggiore capacità dei territori di mettersi in gioco ma anche la politica deve premiare e sostenere queste spinte locali. Attenzionare il capitale umano non può prescindere da questo approccio e da investimenti essenziali su asili nido e scuola e terzo settore. Quest’ultimo è risorsa incredibile per fare comunità e creare sviluppo. Risorse preziose sono anche i flussi migratori». Lo ha sottolineato Carlo Borgomeo.

«La cultura è certamente una delle strade auspicabili per lo sviluppo della regione Calabria. Non bastano però gli ottocento chilometri di costa. È necessario puntare sul patrimonio storico, artistico e culturale che essa possiede, mettendo a punto un’offerta turistica adeguata in cui tutto possa essere messo a frutto. Ancora questo non si è fatto». Lo ha sottolineato il direttore di Calabria Live, Santo Strati.

Primo intervento dopo il ritorno

Un incontro nel segno del dialogo e della cultura internazionale e anche occasione per il primo intervento pubblico dopo la sospensione per il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà.

«In questo rinnovato auditorium Gianni Versace, sono contento che la mia prima uscita pubblica avvenga in occasione dell’iniziativa del Rhegium Julii. Questo circolo, con costanza e tenacia, porta alto il nome della nostra città e offre sempre momenti di grande spessore culturale alla cittadinanza. Da anni questo circolo incarna l’essenza della base di questa nuova fase che si apre per la città di Reggio. Non possiamo prescindere dalla cultura dell’impegno, della testimonianza e della consapevolezza che non possono esistere uomini soli al comando. Ciò vuol dire che le responsabilità rispetto al futuro della città devono essere condivise tra tutti coloro che la amano e si impegnano per essa». Lo ha dichiarato il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà.

Premi, premiati e opere

Ecco i premi e le opere vincitrici della cinquantaquattresima edizione dei Premi Rhegium Julii edizione 2023: Nguyen Phan Que Mai, premio Corrado Alvaro per la narrativa con il volume Quando le montagne cantano (Nord).

Poi ancora Concita De Gregorio, premio Leonida Repaci per la saggistica con il volume Un’ultima cosa (Feltrinelli) e Aldo Nove, premio Lorenzo Calogero per la poesia con La raccolta Sonetti del giorno di quarzo (Einaudi).

Infine Carlo Borgomeo, premio Gaetano Cingari per gli studi meridionalistici con il volume Sud. Il capitale che serve (Vita e Pensiero). Un premio speciale Rastignac per il giornalismo è stato assegnato, inoltre, al giornalista Santo Strati per il libro Calabria, Italia, editore Media&Book.

Il premio internazionale Giuseppe Casile

Luis Alberto De Cuenca, già Vice Ministro per la Cultura del Governo spagnolo, è stato insignito del Premio Rhegium Julii internazionale Città dello Stretto Giuseppe Casile.

Poeta internazionale pluritradotto, professore del Consiglio Superiore della Ricerca Scientifica, membro della Reale Accademia di Storia, è stato direttore dell’istituto di Filologia e del dipartimento delle Pubblicazioni del Csic, direttore generale della Biblioteca nazionale, direttore della Biblioteca di letteratura universale e segretario di Stato per la cultura.

Numerosi e prestigiosi i premi alla cultura gli sono stati attribuiti. Più di trenta i libri da lui pubblicati, tra cui un’Antologia della poesia latina, traduzioni di Omero, Euripide (due volumi), Callimaco, Luciano, Filostrato il Vecchio e Filostrato il Giovane, Callistrato, María de Francia, Chrétien de Troyes, Guglielmo d’Aquitania, Jaufré Rudel, l’anonimo Cantar de Valtario (opera per la quale ha vinto il National Translation Award), Macbeth di Shakespeare, Jacques Perrault, Gérard de Nerval.

Ha curato un’antologia poetica di Calderón, due antologie dedicate ai poeti spagnoli degli anni ’80 e ’90. Ha adattato per il teatro La Gran Sultana e Numancia di Cervantes, Tardé te amé di San Agustín.

Dirige la collana Alma Mater degli autori greci e latini, fa parte dell’Editorial Board delle maggiori riviste letterarie ed è editorialista e critico del quotidiano Abc da oltre quarant’anni.

La giuria del premio Rhegium Julii 2023

La giuria che ha decretato i vincitori è presieduta da Corrado Calabrò. È composta da Benedetta Borrata, Giuseppe Caridi, Gioacchino Criaco, Nadia Crucitti, Luca Desiato, Mimmo Gangemi, Dante Maffia, Annarosa Macrì e Domenico Nunnari, Giuseppe Smorto.

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