Millenovecentootto al Castello di Reggio, un catalogo per sigillare nel tempo la “mostra-opera” sul terremoto – VIDEO

«Vogliamo celebrare la perpetua rinascita della città a discapito di una natura tracotante qui in questo “libro mentale” e il popolo regino può riflettersi nella soglia entro cui è disposto a parare i colpi tellurici della terra». Le parole che accompagno il catalogo sulla mostra “Millenovecentootto, oggetti ritrovati dal terremoto dello Stretto”, curato da Marcello Francolini e Remo Malice, danno speranza.

Alcuni orologi si sono fermati alle 12 e qualche minuto, altri hanno continuato a battere fino a quasi dodici ore dopo. Laddove c’era la morte il ticchettio dava aneliti di vita. E gli orologi da taschino, coi gioielli, i cucchiaini da caffè sono solo una parte degli oggetti che tornano a raccontare la notte del 28 dicembre del 1908. Notte di dolore e distruzione in cui un sisma terrificante rase al suolo Reggio e Messina.

Dopo il successo della esposizione di oggetti, delle memorie e dei documenti delle sezioni del castello Aragonese, ieri pomeriggio è stato presentato il catalogo della mostra realizzata dall’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, d’intesa con l’Amministrazione comunale. Insieme al catalogo anche l’annullo filatelico dedicato a questo tragico quanto importante evento storico.

A 115 anni dall’ecatombe, come chiarisce Irene Calabrò, assessore comunale alla Cultura: «Il catalogo è molto ben realizzato, illustra i 130 reperti fino al momento mai esposti, ora entrati in possesso del Comune, dopo un lungo lavoro di catalogazione del ministero delle Finanze e Banca d’Italia e valorizzati in questa mostra di grande impatto artistico ed emotivo. Vorrei ringraziare la dottoressa Mazzù che, in rappresentanza del Mef e da reggina, ha fatto da tramite per accelerare le procedure di restituzioni dei reperti, anticipandoci che a gennaio anche in Banca d’Italia ci sarà un ulteriore momento di incontro per mettere in evidenza l’importanza di questi beni provenienti dal sisma del 1908».

Il catalogo abbraccia i contributi teorici di Antonio Mastrogiacomo, Gabriele Romeo, Vincenzo Santarcangelo, Domenico Michele Surace (AbaRC), Roberta Cruciata (Unipa), Daniela Neri (Funzionario responsabile settore cultura RC), Marco Bassan e Ludovico Pratesi (Fondatori di Spazio Taverna).

La mostra opera

«È stato un po’ come un’esposizione opera – chiarisce Francolini – perché come chiunque venga qui e alla possibilità di entrare in un percorso che oltre a far vedere quello che sono questi oggetti, tenta anche di espanderli in una dimensione ambientale». Il senso è che «una mostra opera è molto difficile da conservarsi perché è irripetibile: il catalogo diventa un’occasione duplice. Da un lato storicizzare chiaramente e valorizzare questa collezione come collezione proprio nella città di Reggio, come una collezione simbolica. Dall’altro farlo insieme agli ambienti che l’hanno espansa e quindi la dimensione fotografica e documentativa che stata qui raccolta, un giorno, quando questa mostra non ci sarà più, sarà l’unica immagine che resta e un atto conclusivo a nostro avviso di questo percorso».

È lo stesso catalogo a nascere da «una collaborazione con varie istituzioni, private dalla casa editrice Guttemberg, all’idea di estendere l’accademia stessa come come una dimensione operativa, dove ci sono tutta una serie di docenti che trovano tempo per uscire dal loro ruolo a impegnare parte della loro professionalità per confezionare prodotti come speriamo che la gente reputi altamente degni di un intrattenimento che non è solo intrattenimento ma che sia anche una riflessione».

La presidente AbaRc, Marilena Cerzoso precisa «Sono molto contenta di questo ennesimo successo dell’Accademia. Qualcosa di tangibile come un catalogo che resta per sempre di una mostra che avuto un grandissimo successo e di cui sono molto orgogliosa. In particolare di rappresentare questa eccellenza nel territorio reggino e non solo. Orgogliosa che l’accademia sia stata scelta dal comune di Reggio per l’allestimento di questa mostra per quello che poi ne è conseguito».

Sezioni in mostra

A raccontare come la mostra è divisa ci pensa l’altro curatore, Remo Malice: «Abbiamo pensato di dividere la mostra in 5 sezioni, 5 spazi, separati l’uno dall’altro che creano un percorso esperienziale. Dall’inizio, dall’ingresso, la prima sala è la soglia con immagini, ricostruzioni, di paesaggi distrutti dal terremoto. Dopo la prima sala si passa a quella dei preziosi, pensata come una nicchia, un’area sacrale dove sono stati disposti gli oggetti più preziosi della collezione. In una terza sala ci sono le video proiezioni con filmati originali dell’epoca e opere realizzate da una nostra collega artista Rosita Commisso. E poi la sezione mnemonica sono disposti oggetti, sempre facenti parte della collezione, vi è un racconto del terremoto dello Stretto (letteratura scaturita dal terremoto, immagini fotografiche, un’altra sulla corrispondenza ufficiale e privata dei giorni successivi al terremoto). La sezione che può diventare anche più interessante è legata alla sismografia, gli studi della discografia del 900».

L’annullo filatelico

Nel pomeriggio presentato anche l’annullo filatelico: si tratta di una cartolina con uno speciale timbro commemorativo prodotto in collaborazione con Poste Italiane, con un’immagine realizzata dal prof. Vincenzo Molinari (AbaRC). Un oggetto filatelico che diventa anch’esso pezzo da collezione, che convalida il valore e legato al ricordo del terremoto dello Stretto, un evento che ha profondamente colpito la nostra comunità e che rimane impresso nella memoria.

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