Nasce la consulta nazionale per il reddito di quarantena, formata da tredici associazioni, per Reggio Calabria il Presidente nazionale Enov Salvatore d’Amico. Quest’ultimo cofondatore di Libera Reggio Calabria quale imprenditore antiracket. Tra le altre il Codacons Udine , con l’avv. Mauro Chirizzi, il Presidente di Spazio Solidale Antonino Martino, l’Aniep con il vice Presidente Nazionale Andrea Silvestrini, Codacons fvg avv. Vitto Claut.
È una consulta costituita da associazioni di carattere trasversale e di tutta Italia si parte dal Friuli e si finisce il Calabria proprio per rappresentare l’importanza dei temi trattati e l’unità di intenti. «La consulta nazionale per il reddito di quarantena ha come obbiettivo quello di fare pressione sulle istituzioni nazionali, locali ed Europee, affinché venga riconosciuto un reddito minimo in questa fase di emergenza a coloro che sono scoperti dal decreto Cura Italia».
Difatti sebbene il Governo abbia stanziato dei fondi questi non sono sufficienti a coprire le istanze dei cittadini che dal nord al sud di Italia rischiano di non avere a fine mese somme per mangiare dovendo arrabattare per pagare fitti, bollette e alimenti per la spesa, posto la chiusura di tutte le attività. Tra l’altro vi è una grossa platea di soggetti per i quali non è stato previsto alcun sostegno economico, i disoccupati, i precari, i lavoratori a nero non per scelta, sono totalmente dimenticati dalle nostre istituzioni. Tra le varie proposte, inoltre la consulta nazionale chiede l’istituzione di un fondo di solidarietà, affinché bollette, affitti ed altre spese vive siano pagate ovvero lo storno delle stesse.
È una voce unitaria per dare risposte certe alle tante richieste di aiuto di cittadini italiani che versano in condizioni di estrema necessità. La Consulta nazionale per il reddito di quarantena è punto d’incontro tra le tante associazioni, comitati e singoli cittadini finalizzata alla realizzazione del Reddito di Quarantena e fondo di solidarietà.
Le richieste della consulta si basano, come si evince dalla nota di presentazione, sul “principio di necessità” che informa in generale dell’ordinamento giuridico e che presiede all’adozione temporanea di tutte le misure straordinarie da parte delle Autorità al fine di risolvere un gravissimo problema sociale.
Proprio dall’emergenza coronavirus è partita un’altra grande crisi e il riferimento è a quella «economica e di liquidità per molti strati sociali e categorie di lavoro che, stante l’obbligo di chiusura delle attività lavorative unitamente all’obbligo di stare in casa vivono un grave disagio socio economico». La Consulta, tra le associazioni per il reddito di quarantena, ha chiesto agli enti locali, come anche al governo centrale ed alla governance europea di voler riconoscere il principio di insolvenza incolpevole per tutte quelle fasce sociali colpite dalla emergenza corona virus per tramite dell’adozione del reddito di quarantena e il fondo di solidarietà.
Secondo la Consulta, per la determinazione del reddito di quarantena è prioritario stabilire un quantum sociale ovvero, si legge «destinato a tutti, a far data dal giorno di inizio del decreto “io resto a casa” fino alla fine del periodo di emergenza». Tale somma «non può essere inferiore a 1000 euro per nucleo unifamiliare, fino a 2000 se famiglia con più di 2 figli; per essere più precisi le somme suindicate per il reddito di quarantena devono essere considerate dei pagamenti mensili fini alla durata dello stato di emergenza».
Si tratta di somme considerate “una tantum” e non deve essere richiesta la restituzione, né potranno essere computabili a compensazione tra dare e avere con cartelle agenzia delle entrate.
I fruitori del reddito di Quarantena dovranno essere coloro che obbligati a stare in casa non percepiscono reddito ovvero hanno una sospensione del reddito per mancato guadagno ( esercizi commerciali – bar- palestre – ecc..). Esclusi i pensionati e tutti quanti percepiscano comunque lo stipendio.
Accanto al reddito di quarantena, soluzione generale, è necessaria l’istituzione di un fondo sociale di solidarietà al fine di intervenire nel sociale per aiutare alcune specifiche categorie di cittadini:
A questi si aggiungono utilità diffuse: