lunedì,Aprile 29 2024

L’università Mediterranea in Europa con il progetto “The Blue Growth Farm”

Al laboratorio Noel la sperimentazione su itticoltura e produzione di energia rinnovabile generata da vento e moto ondoso

L’università Mediterranea in Europa con il progetto “The Blue Growth Farm”

Nella fase del suo posizionamento in acqua, a ottanta metri dalla riva, ha attirato la curiosità di chi passeggiava sul Lungomare Falcomatà di Reggio Calabria. Si tratta del prototipo di piattaforma multifunzionale che presto entrerà in funzione per il secondo step di sperimentazione di un progetto altamente innovativo. Itticoltura e produzione di energia rinnovabile, generata da vento e moto ondoso, su piattaforma multifunzionale in mare aperto, al centro di questa sfida che ha come luogo fisico lo specchio d’acqua antistante al laboratorio Noel del Dipartimento di Ingegneria Civile, dell’Energia, dell’Ambiente e dei Materiali – Diceam – dell’università Mediterranea.

L’attività nelle acque dello Stretto nel primo ed unico laboratorio naturale di ingegneria marittima al mondo, si inquadra nell’ambito del progetto comunitario “The Blue Growth Farm”, finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma di ricerca e innovazione Horizon 2020. L’iniziativa è finalizzata a dare nuovo impulso all’industria della Crescita Blu, puntando su una coltura in mare aperto e in un ambiente più salubre per i pesci. Tratto di innovazione è anche la multifunzionalità della piattaforma, concepita per conseguire la massima valorizzazione della sinergia di più funzioni.

Un progetto altamente innovativo

«Il prototipo di scala 1:15, con lati 10×14 metri e convertitori di energia d’onda WEC, sarà operativo a breve. Si è in attesa del completamento dei collegamenti elettrici che consentiranno anche il funzionamento della turbina, realizzata al Politecnico di Milano, con estremità più alta pari a 10 metri. Tale struttura in scala trasmetterà a terra informazioni poi analizzate al fine di valutare la fattibilità di simili strutture al vero, con lati nell’ordine di 170-210 metri e una turbina eolica di 10 MW. I dati, raccolti dalle centinaia di sensori istallati sulla piattaforma, saranno poi a loro volta raccolti dagli studenti della Mediterranea e del Politecnico di Milano qui a Reggio, presso il laboratorio Noel. La sfida di questo progetto è verificare la fattibilità della realizzazione di una grande piattaforma multifunzionale in mare aperto, capace di resistere alle intemperie e alle mareggiate. Dunque in questa fase si procederà testando gli ancoraggi, ogni tipo di pressione ondosa, la potenza del vento e il comportamento della turbina e della piattaforma che dunque diventerà una vera e propria miniera di informazioni da condividere con gli altri partner europei. I dati raccolti e trasmessi, moltiplicati per 15, daranno appunto la misura di ciò che accadrebbe su una struttura non più su scala», ha spiegato Felice Arena, docente di Ingegneria Marittima, direttore del laboratorio Noel e responsabile dell’unità operativa di Reggio Calabria del progetto comunitario “The Blue Growth Farm”.

«La piattaforma al vero consterebbe di locali interni per laboratori manutenzione impianti, ospedale pesce, uffici, silos per cibo e altro. È dunque necessario verificare la sostenibilità della struttura stessa. Il mare aperto è altamente sfidante e per garantire la sicurezza e una gestione ottimale della piattaforma multifunzionale è necessario testare, attraverso l’integrazione delle tecnologie del sistema, ipotesi di automatizzazione, di gestione da remoto, nell’ottica di una riduzione dei rischi e di una presenza non più costante del personale in loco. Un risultato da conseguire senza compromettere la sicurezza dei pesci e degli impianti», ha spiegato Fabrizio Lagasco, project manager Rina Consulting di Genova, società coordinatrice del progetto comunitario.

«Un riconoscimento importante a livello europeo per il laboratorio Noel della Mediterranea, evidentemente centro di eccellenza internazionale, individuato come luogo fisico in cui eseguire la sperimentazione. Qui le condizioni meteoclimatiche consentono di condurre studi, analisi ed esperimenti di notevole interesse scientifico. Ecco perché trent’anni fa il professore Paolo Boccotti, dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, avviò qui le prime sperimentazioni», ha spiegato ancora Felice Arena, docente di Ingegneria Marittima e direttore del laboratorio Noel della Mediterranea.

«L’accostamento alla generazione di energia pulita potrebbe anche aprire concrete prospettive verso la produzione in mare aperto di energia pulita da trasportare a terra e verso l’idea di stazioni di rifornimento di energia elettrica marittime, per ridurre l’inquinamento dei mari e degli oceani dovuto al traffico di navi container e imbarcazioni», ha sottolineato Fabrizio Lagasco, project manager Rina Consulting.

Nel laboratorio Noel dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria la sperimentazione in mare

Questa sperimentazione, puramente meccanica, rappresenta il secondo step del progetto ma è il primo eseguito in mare, con un prototipo su scala 1:15. Il precedente, eseguito nel 2019 presso i laboratori dell’Ecole Centrale de Nantes in Francia, ha avuto luogo in vasca ondogena, su un modello in scala 1:40, quindi più piccolo. «Questa è una fase cruciale del progetto comunitario ed è affidata al laboratorio Noel dell’Università Mediterranea. Il prototipo sarà rimosso al termine dei sette mesi di prova. Nel frattempo la piattaforma rilascerà dati utili per importanti verifiche sulla produzione e sullo sfruttamento dell’energia del vento e delle onde marine. Il tutto avverrà in assenza di fauna ittica e nell’ottica di una loro piena salvaguardia nelle strutture al vero», ha concluso Felice Arena, docente di Ingegneria Marittima e direttore del laboratorio Noel della Mediterranea.

«Nella prospettiva di realizzazione al vero delle strutture, tale dismissione è parte integrante del progetto. Si stanno, infatti, valutando delle ipotesi di riutilizzo dei blocchi in cemento cavi all’interno e contenenti i cassoni, che certamente sarebbero più longevi della piattaforma, come basamenti di aree portuali», ha sottolineato concluso Fabrizio Lagasco, project manager Rina Consulting di Genova, società coordinatrice del progetto comunitario.

Tredici partner europei e tra i sei italiani, due di Reggio Calabria

Il progetto “The Blue Growth Farm” sta coinvolgendo Italia, Francia, Regno Unito, Cipro, Spagna, attraverso partnership accademiche e industriali nell’ambito delle quali l’Italia concorre con sei dei tredici partner totali. Con la società Rina Consulting, che ha il ruolo di coordinatrice del progetto, anche le società Fincosit e Chlamys,il Politecnico di Milano, l’università Mediterranea di Reggio Calabria e lo spin off dello stesso ateneo reggino Wavernergy.it.

Reggio Calabria, in particolare, riveste un ruolo di primo piano per essere la sede del laboratorio in cui la sperimentazione avverrà in natura grazie alla partnership dell’Università Mediterranea. L’ateneo reggino e il Politecnico di Milano rappresentano due delle quattro università che concorrono al progetto. Le altre due sono l’Ecole Centrale di Nantes in Francia e l’University di Strathclyde di Glasgow in Scozia nel Regno Unito.  A Reggio Calabria è anche nata e operativa la società Wavernergy.it che eroga servizi di ingegneria segnatamente nei settori degli impianti di produzione di energia elettrica da moto ondoso e da fonti di energia rinnovabile in ambiente marino.

Gli altri partner sono Safier Ingegnerie (Francia), Sagro Aquaculture Limited (Cipro), la Scottish Association for Marine Science (Regno Unito), la Fundacion Tecnalia Research & Innovation (Spagna) e Ditrel Industrial (Spagna).

“The Blue Growth Farm”

Un progetto concepito nell’ottica di preservare i tratti costieri, dove insistono processi di itticolture inshore o nearshore ormai obsoleti e dannosi per l’ambiente, e il patrimonio ittico, sempre più compromesso dall’inquinamento delle acque, dal degrado dell’habitat marino e dall’eccessivo sfruttamento delle risorse da parte della pesca commerciale.

L’alta innovazione è anche determinata dalle prospettive che apre: il trasferimento offshore (all’interno delle dodici miglia nautiche ossia delle acque territoriali), addirittura in ambito oceanico, dell’itticoltura e la produzione di energia rinnovabile in mare aperto.

L’ulteriore tratto di eccellenza di questa esperienza è rappresentato dal sito, ossia una imponente struttura galleggiante, ovviamente multifunzionale, con significative ricadute in termini di abbattimento delle spese.

Tra gli obiettivi generali del Progetto, appunto la riduzione dei costi e l’aumento della redditività economica delle piattaforme multiuso per l’industria marittima in ambito europeo; lo sviluppo di metodi e sistemi suscettibili di coinvolgimento delle comunità locali e degli attori di questi nuovi sviluppi tecnologici; l’accrescimento delle capacità e delle competenze professionali degli addetti ai lavori nel settore della cosiddetta Economia Blu.

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