Imbalzano: «Basta allo sfruttamento in nero e sottopagato del lavoro dei 7000 tirocinanti calabresi»

«La piaga del vasto bacino del precariato calabrese è un’intollerabile mortificazione per i giovani e meno giovani della nostra regione. In questo ambito, particolare significato assume la condizione dei circa 7000 tirocinanti che prestano da anni servizio presso Enti pubblici, privati e Ministeri (Giustizia, Comuni, Scuola, Mibact, Città metropolitana, Sanità) privi di alcuna tutela lavorativa, senza contributi, senza ferie e senza eventuale diritto di malattia e con retribuzioni da fame, a fronte di 20 ore di servizio settimanale». È quanto afferma Candeloro Imbalzano, già presidente della Commissione “Bilancio, Attività produttive e Fondi comunitari” del Consiglio regionale, che in tale veste ha affrontato nel tempo altre analoghe e   delicate situazioni.

«Così come da noi proposto più volte nel corso di questi ultimi due anni – continua – e soprattutto nello scorso mese di febbraio, ci sono le condizioni legislative, giuridiche ed economiche perché Consiglio regionale, fino ad oggi colpevolmente indifferente, e Governo, affrontino il problema ed avviino da subito un vero processo di stabilizzazione. In una fase di straordinarie emergenze che il presidente Draghi si accinge ad affrontare, alla drammatica questione dei tirocinanti calabresi si può e si deve dare una soluzione concertata con i loro rappresentanti.

Poiché, grazie ai percorsi formativi svolti in questi anni, i tirocinanti hanno  acquisito una preziosa professionalità, importante per l’assetto organizzativo degli Enti ove hanno prestato e continuano a  prestare il loro servizio, reggendone in buona parte ormai le strutture burocratiche e le sorti, al punto che la loro eventuale assenza ne paralizzerebbe di fatto l’attività, si impone ormai una forte azione politica che coinvolga tutti i soggetti istituzionali, a partire dei parlamentari calabresi, perchè all’interno sia dei Fondi POR- FSE e dello stesso “Recovery Fund” trovi posto la soluzione di questa delicata ed ormai ineludibile  questione».

Per Imbalzano, «anche se in regime di “prorogatio”, il Consiglio regionale è nella condizione di approvare, ed è questa la via praticabile che indichiamo, in qualche settimana due proposte di legge, per un problema che è più che mai urgente ed indifferibile. La prima dovrà garantire un immediato adeguamento della irrisoria indennità oggi percepita ogni tre mesi, attraverso l’eventuale rimodulazione dei Fondi POR FSE 2014 – 2020 e prefigurando da subito contratti di assunzione a tempo determinato. La seconda, è una proposta di legge di iniziativa regionale da sottoporre all’esame del Parlamento, che individui ben chiari percorsi di stabilizzazione definitiva, atteso che questi 7.000 lavoratori prestano servizio nelle rispettive amministrazioni ormai da tanti anni».

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