Lavoro irregolare, la storia di Marco: «Ho denunciato due anni fa e aspetto ancora risposte»

La storia di Marco Miceli è quella che purtroppo accomuna, lavoratori e lavoratrici, madri e padri di famiglia, costretti a grandi sacrifici per una remunerazione neanche all’altezza delle ore lavorate. Ma Marco ha detto no e, dopo 4 mesi, di attesa per lo stipendio, ha denunciato il suo datore di lavoro. Ad oggi è in attesa di risposte. Perchè se è vero, da un lato, che si incoraggia a denunciare per far uscire allo scoperto le sacche di lavoro nero, dall’altro, chi denuncia, molte volte, non vede alcun ristoro.

«Ho denunciato – spiega Miceli – perchè tanti altri colleghi come me, del settore ristorazione, si trovano quasi nelle stesse mie condizioni, lavorare 17 ore al giorno per stipendi da fame, con buste paga irrisorie o pagate in nero, contributi non versati, assegni familiari trattenuti dalle aziende e finiti nel nulla ed altre situazioni che nella nostra città, in 16 anni di lavoro ho vissuto. Io ho denunciato perchè la mia situazione si trascina da due anni. I miei avvocati hanno scritto e non ottenuto risposte. Il mio è stato un tentativo disperato: ho scritto al procuratore Bombardieri, il quale, dopo due ore, ha risposto alla mail e mi ha convocato. Lo ringrazio e mi chiedo cosa stia succedendo, quanto ci vuole per arrivare ad una conclusione delle indagini?»

Come chiarisce Peppe Marra, dell’Usb di Reggio: «Nella nostra terra si parla di lavoro irregolare, deteniamo il record. Si stima circa il 22% di rapporti irregolari. Ai lavoratori si dice sempre di denunciare, salvo poi confrontarsi con una macchina burocratica che è lenta. Sono pochi gli ispettori del lavoro che possono seguire le denunce e ci troviamo in casi come quello di Marco, lavoratore che abbiamo incontrato, che ha avuto il coraggio e la determinazione di denunciare il datore di lavoro e da un anno e mezzo non ha risposte. Si avvicina il secondo Natale di silenzi. Vogliamo stimolare chi di dovere perchè non è possibile dire a parole di voler contrastare il lavoro irregolare e poi nei fatti ci troviamo di fronte questi casi».

Ma quali sono le proposte del sindacato?

«Avevamo incontrato il ministro del lavoro Di Maio e il presidente dell’Inps Tridico. La richiesta è quella di rafforzare i controlli sono pochi gli ispettori che devono fare i controlli delle province ed è impossibile affrontare la mole di lavoro che c’è».

Gli fa eco Ruggero Marra, dell’Usb: «Si è fatta una campagna contro il reddito di cittadinanza, abbiamo chiesto che non si criminalizzi, ma che si diano regole precise.  È importante uscire da una situazione in cui, in questa città, alcuni imprenditori diventano intoccabili.  Un soggetto che non versa i contributi non può essere osannato, ma criminalizzato».

Condividi
Impostazioni privacy
Privacy e termini di Google