Reggio, Foti: «Operatori sociali ancora senza stipendio»

«Un altro giorno di festa è passato per i lavoratori dei centri socio educativi, sempre più nell’indigenza per le tante mensilità non pagate», afferma l’operatore sociale Giuseppe Foti in una nota.

«La beffa è che la prossima festività sarà quella dei lavoratori, durante la quale in molti, vestiti con l’abito buono e il sorriso sornione da benefattori, scenderanno in piazza a decantare, a voce altisonante, il loro supporto e il loro impegno nel contrastare il precariato e tutte le ingiustizie sui lavoratori. Lo faranno però dimenticandosi che, in tutti gli altri giorni dell’anno e soprattutto nella nostra amata città, hanno dormito e con vanesio compiacimento hanno ostentato le personali qualità a chi gli riserva atteggiamenti servili e compiacenti. Vivendo in prima persona questi problemi e conoscendo l’importanza del lavoro sociale, insieme a tanti altri colleghi del settore, vogliamo e pretendiamo rispetto.  Non serve dare il contentino due volte l’anno per poi nei restanti mesi ritrovarsi senza di che vivere, mentre chi dovrebbe assumersi le proprie responsabilità si nasconde dietro cicliche giustificazioni che offendono la nostra intelligenza e dignità. È necessario trovare soluzioni ai problemi ormai annosi», prosegue ancora Giuseppe Foti.

«Le responsabilità, del persistente mancato pagamento dei centri socio educativi e di molti altri servizi, non me ne vogliano, sono da dividere tra tutti gli addetti ai lavori e non: terzo settore, cooperative, sindacati, assessorato alle politiche sociali e amministrazione comunale in primis (bipartisan).  Ognuno di essi da troppo tempo permette tutto questo, non riuscendo a prevenire anticipatamente tale situazione, perdendosi nella vuota demagogia, o peggio nella più nostrana chiacchiera da bar o in trattative estenuanti che servono solo da parvenza o a mandare le famiglie in miseria. Intanto il servizio è mantenuto a spese dei lavoratori. Mors tua vita mea. Non ricordo più da quanto tempo tutte le sigle legate al sociale, nonché i sindacati del nostro territorio, ormai sempre più persi nelle sale patinate dei convegni, dove muore il vero spirito del sociale e della lotta dei diritti, non si uniscono per scendere in piazza, con il vero spirito democratico di comunità e di solidarietà».

«Mi permetto, a tale proposito, di citare Karl Jaspers, filosofo e psichiatra, che con acume che oltrepassa il tempo, nel ‘900 scrisse: “Vi è grande differenza tra coloro che vanno ciechi per il mondo dei malati malgrado i loro occhi aperti, e la sicurezza di una chiara percezione che scaturisce dalla sensibilità di chi partecipa”. Il sociale, come tutte le professioni d’aiuto, non ha tempo da perdere e nel momento in cui lo si sostiene economicamente non si fa altro che creare futuro e speranza anche per chi lavora. Principio già più volte evidenziato ma passato in sordina. Repetita iuvant. Noi lavoratori, che dobbiamo trovare risposte e rimedi nella vita quotidiana nostra e dei tanti disabili che seguiamo, ci rimbocchiamo le maniche, senza essere mai interpellati, se non per essere raggiunti, neppure sempre direttamente, dalla richiesta di ulteriori sacrifici economici a beneficio di un presunto bene comune», sottolinea l’operatore Giuseppe Foti.

«Questa indolenza che pervade tutto il sociale reggino e calabrese nelle figure di riferimento, a questo punto solo burocratico, non è altro che la morte preannunciata e sempre più vicina della stessa dimensione sociale. Sono e siamo, posso dirlo liberamente, a disposizione di tutti per ripristinare una più sana continuità, stabilità di cura e legalità ma per farlo dobbiamo partire da un attento e reale esame della situazione, che sia incentrato sul dialogo, essenziale e imprescindibile priorità e non ci escluda, perché conosciamo più di tutti la gravità del problema e cosa serve realmente nel sociale».

«Concludo con la speranza che i lavoratori avranno, dopo quanto scritto, riscontri positivi da parte del Sindaco e di tutti gli interessati e non il solito e infantile risentimento destato dalla verità nuda e cruda che dovrebbe scuotere e destare da un secolare torpore. Credo che sia più che mai chiaro che non siamo e non ci sentiamo semplice manovalanza da sfruttare a piacimento, ma che abbiamo una mente pensante che ha a cuore il bene dei disabili e del sociale di questa città», conclude l’operatore sociale Giuseppe Foti.

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