Bergamotto a rischio, Pizzi: «Frutti aggrediti dal caldo e il 75% di produzione compromessa» – FOTO e VIDEO

«Ho eseguito dei sopralluoghi nei bergamotteti e ricevuto svariate segnalazioni dai produttori. Ritengo di poter definire davvero ingente il danno causato da questo caldo che ha compromesso il 75% delle coltivazioni, e dunque della produzione potenziale. Troppi davvero i frutti aggrediti dal caldo e caduti dagli alberi».

Esprime grande preoccupazione Ezio Pizzi, presidente del consorzio di tutela del Bergamotto. Le alte temperature, in soli tre giorni durante la settimana scorsa, hanno in larghissima misura devastato la distesa di coltivazioni lungo la costa Ionica reggina.

Le perdite

La perdita, che ammonterebbe al 70%/80%, sta comprensibilmente allarmando i produttori. Molti sono i frutti visibilmente aggrediti dal caldo che, causando la caduta dall’albero, ne ha interrotto il percorso di maturazione. Frutti che non potranno essere lavorati e dunque andare in produzione per estrarre le essenze o essere venduti.

Microclima delicato

«A memoria devo spingermi fino al luglio del 1949 per ricordare un caldo capace di una simile devastazione. Ero soltanto un bambino e ricordo l’apprensione di mio padre per quelle temperature altissime. Dopo allora e prima di quest’anno non ricordo un caldo che si fosse rivelato così aggressivo e dannoso. Non è un caso se il bergamotto cresce solo in un posto nel mondo. Il suo microclima è tanto peculiare quanto delicato e dunque qualunque alterazione può essere fatale. Le insolazioni come le grandinate», ha sottolineato Ezio Pizzi.

Un fatto eccezionale del quale il consorzio vuole approfondire la genesi, per capire come intervenire oggi e anche come prevenire domani eventuali tragedie produttive di tale portata.

L’analisi per intervenire e prevenire

«Tre giorni abbiamo inviato in un laboratorio di Bari il frutto, le foglie e anche la radice. Tentiamo di capire cosa sia accaduto nel frutto o nella pianta; se sia stata l’esposizione al sole oppure la calura, certamente determinata dalle alte temperature, ad avere causato il danno. Vogliamo appurare cosa il calore abbia potuto causare dentro il frutto, attivando un enzima o altro.

Ancora non siamo neppure in grado di affermare che gli effetti siano tutti manifesti e che dunque altri frutti ancora non vadano perduti nei prossimi giorni, specie se il caldo non cesserà. Attendiamo gli esiti di queste analisi che abbiamo commissionato per tentare di prevenire ed eventualmente individuare dei rimedi che possano essere adottati per affrontare le prossime stagioni calde», ha sottolineato ancora Ezio Pizzi.

Lo stato di calamità e misure per fronteggiare i danni

Il Consorzio di tutela, con le associazioni di categoria Confagricoltura, Coldiretti, Cia e Copagri, si muove anche sul fronte istituzionale. I produttori stanno già investendo della conta dei danni la Città metropolitana di Reggio Calabria. Si invocano lo stato di calamità e interventi di Regione e Ministero adeguati all’imponenza di un danno.

«Conto di recarmi in Cittadella per portare intanto il tema sul tavolo regionale. La questione è seria e investe un indotto occupazionale che complessivamente comprende circa 7mila lavoratori. Se la politica, come dovrebbe, intende tutelare questa produzione, dovrà mettere in campo misure appropriate, non soluzioni tamponi. Per quanto finora ho potuto appurare la questione meriterebbe di arrivare anche al Ministero. Tengo a precisare che nessuna speculazione è in atto. I danni già oggi sono ingenti e concreti», ha concluso Ezio Pizzi, presidente del consorzio di tutela del Bergamotto.

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