Carlo III è re, per lui urrà e salve di cannone. Harry e William con le mogli a Windsor
Il Regno Unito sotto shock, orfano dopo 70 anni della sua regina. I figli di Elisabetta fuori del castello di Balmoral tra la gente. Ufficializzata la data delle esequie il 19 settembre, ci sarà anche Biden
Carlo III è stato proclamato formalmente re negli appartamenti di St James, nel complesso di Buckingham Palace, dall’Accession Council, istituzione chiamata a certificare nel Regno Unito la successione fra un monarca e un altro, e che si riunisce solo in questa occasione.
La cerimonia, a due giorni dalla morte della 96enne regina Elisabetta e dall’ascesa ipso facto al trono del suo primogenito 73enne, è stata trasmessa per la prima volta in diretta tv. Re Carlo ha accettato di fronte all’Accession Council l’atto di proclamazione che certifica la sua successione alla regina Elisabetta, firmando i documenti relativi, controfirmati a seguire da varie figure istituzionali inclusa la regina consorte Camilla.
In un breve discorso, il sovrano ha ribadito l’omaggio a suo madre, il cui regno ha definito «senza pari per durata e devozione al servizio», promettendo di nuovo a sua volta di servire con lealtà – e seguendo «i consigli del Parlamento», da monarca costituzionale – il Paese, i territori della corona e i reami del Commonwealth. Ha inoltre promesso trasparenza sui conti di corte.
La cerimonia si è svolta in assenza del nuovo sovrano, come prescrive la tradizione. Dell’Accession Council – organismo assai coreografico della monarchia costituzionale britannica – fanno parte circa 200 membri d’onore, fra autorità istituzionali, figure di corte, altissimi funzionari, membri del governo e del parlamento e veterani della politica, inclusi tutti e 6 gli ex primi ministri viventi del Regno, predecessori di Liz Truss: ossia Boris Johnson, Theresa May, David Cameron, Gordon Brown, Tony Blair e John Major. A presiedere la cerimonia è stata la ministra Penny Mordaunt, nella sua veste di President of Council in seno al governo Tory in carica, con al fianco il vertice dell’organismo rappresentato dall’erede al trono William, nuovo principe di Galles, dalla regina consorte Camilla, dalla premier Truss, dagli arcivescovi anglicani di Canterbury e di York, dal ministro della Giustizia Brandon Lewis, e da alcuni funzionari. Mordaunt ha esordito formalizzando «la triste notizia» dell’avvenuta morte della «nostra magnanima regina Elisabetta II». Quindi ha ceduto la parola a un banditore per la lettura dell’atto di proclamazione di Carlo a nuovo re, con tutti i titoli annessi, compreso quello di “difensore della fede”. Atto concluso con l’invocazione «God save the King», ripetuta a una voce dai presenti. Alla fine Mordaunt ha invitato i membri del consiglio a trasferirsi nella Sala del Trono per incontrare re Carlo III.
Urrà della gente presente, fanfare di trombe e salve di cannone sparate a Londra come in tutto il Regno Unito hanno accolto in questi minuti la lettura pubblica dell’atto di proclamazione di Carlo III come nuovo re e successore di Elisabetta II, fatta dopo la cerimonia di fronte all’Accession Council, da un banditore in costume dal balcone centrale di St James Palace. Il banditore ha letto la formula di rito con voce squillante, mentre reparti d’onore in alta uniforme si schieravano nel cortile del palazzo, adiacente a Buckingham Palace. Alla fine ha lanciato l’urrà per il nuovo re, riecheggiato dalla folla
Intanto momento di riavvicinamento a sorpresa oggi per i principi William e Harry, a Windsor. I due figli di Carlo e di Diana si sono riuniti per passare in rassegna insieme, con le rispettive consorti Catherine e Meghan al fianco, i mazzi di fiori lasciati dinanzi all’ingresso del palazzo reale in memoria e in onore della loro nonna, la regina Elisabetta, morta l’8 settembre. Così come hanno fatto a Balmoral la principessa Anna e i principi Andrea ed Edoardo insieme ai nipoti.
The Queen is dead, long live the King. Londra si prepara all’ultimo abbraccio alle spoglie mortali di Elisabetta II, regina di una vita per tanti, mentre accoglie con un calore persino insperato l’eterno erede Carlo: il figlio primogenito giunto alla corona alle soglie dei 74 anni e accompagnato dalle acclamazioni di migliaia e migliaia di persone oggi al suo primo ingresso a Buckingham Palace in veste da sovrano. Fianco a fianco con Camilla, riconosciuta ormai come “Sua Maestà la Regina Consorte” quasi a voler far dimenticare lo stigma di essere stata “la rivale” della compianta Diana. Un re e una regina maturi, incaricati ora di assumersi la responsabilità di una successione difficile.
In un Paese rimasto come orfano della 96enne Elisabetta, spentasi giovedì nella residenza scozzese di Balmoral dopo sette decenni di regno suggellati dall’ammirazione di molti, sull’isola e nel mondo. Come lo stesso Carlo non ha mancato di riconoscere nel messaggio d’esordio alla nazione: il primo discorso del re. “Mi rivolgo a voi con un sentimento di profonda tristezza e di dolore”, ha detto in tono pacato a milioni di spettatori, non senza indirizzare un “grazie” in mondovisione alla sua “amata mamma”. Per poi additarne “l’esempio” di “servizio” e di “dedizione” alla monarchia e ai sudditi, come una fonte “d’ispirazione”. Ispirazione che per lui si traduce adesso nell’impegno a “servire” a sua volta il Regno “per tutta la vita”: “con lealtà, rispetto e amore”, radicato al pari della madre nella fede della Chiesa anglicana, ma a prescindere dal credo o dalle convinzioni di ciascuno dei suoi sudditi.
Parole che segnano gli albori di un regno di transizione, nelle aspettative, e a cui tuttavia Carlo III ambisce a dare un significato pieno: invocando in primis come sostegno al proprio lato la “cara moglie Camilla”; quindi il primogenito e successore William, designato pubblicamente principe di Galles entrante accanto alla consorte “Catherine, nuova principessa di Galles”; e rivolgendo parole pubbliche di “affetto” anche verso il secondogenito ribelle Harry, e sua moglie Meghan, citati esplicitamente quasi a voler smentire il gossip di qualche tabloid su una loro pretesa esclusione da quel testamento personale di Elisabetta destinato a restare segreto per 90 anni. Il tutto sullo sfondo di un discorso ecumenico, nel quale l’unico riferimento assente è stato all’indimenticata madre dei suoi figli, Lady D.