venerdì,Aprile 26 2024

Gestione rifiuti, la rivoluzione di Castore. Da gennaio cambia tutto

Il vicesindaco Armando Neri spiega la scelta di internalizzare il servizio e affidarlo a una società a capitale interamente pubblico. Da sciogliere i nodi relativi al rapporto con la Regione e con Avr i cui lavoratori per il 10 e 11 dicembre hanno annunciato lo sciopero

Rivoluzione nel sistema di gestione dei rifiuti. La scelta di internalizzare il servizio trasferendolo da Avr a Castore segnerà l’inizio di una fase inedita con la quale l’Amministrazione comunale, e anche quella della Città Metropolitana, proveranno ad invertire la rotta in un settore che è stato sempre in sofferenza, fin dall’insediamento, e nonostante l’avvio della raccolta differenziata porta a porta. A fare il punto, nell’imminenza di una fase nevralgica che si apre adesso e arriverà al 31 dicembre, il vicesindaco Armando Neri che ha preso in mano da quale tempo il comparto. E che adesso dovrà dirigere la delicata fase di transizione.

Con un investimento da un milione e seicentomila euro Città Metropolitana e Comune puntano tutto su Castore per risolvere il problema delle gestione dei rifiuti. Ci spiega le ragioni che hanno portato all’internalizzazione del servizio?

«Si tratta di una vera virata, perché si sceglie di affidare il servizio di gestione del ciclo integrato dei rifiuti a una società interamente pubblica. Questa è una città che viene dal disastro delle società miste, esperienza nefasta che si è tradotta in inchieste importanti della Magistratura che hanno portato allo scoperto le piaghe di quella gestione politica e amministrativa. L’ipotesi delle Miste questa amministrazione ha deciso di non prenderla neanche in considerazione. I Commissari avevano individuato in Avr la società che si doveva occupare dei rifiuti, un soggetto terzo che si era aggiudicato un appalto. Oggi andiamo in controtendenza scegliendo una società in-house a capitale  totalmente pubblico che è Castore, perché già esistente e svolge per il Comune i servizi strumentali. Adesso, con le ultime due delibere Comune e Città Metropolitana, la società si riempie di nuovi compiti e attività e inizierà da gennaio a svolgere il servizio della raccolta dei rifiuti».

Una scelta che ha anche un forte sapore politico…

«Sicuramente ha un valore politico affidare servizio a una società interamente pubblica, ci consentirà di effettuare un controllo rafforzato sulla qualità e sulle modalità del servizio. La società poi  non dovrà fare  utili e il costo per le casse comunali sarà considerevolmente inferiore rispetto a quello attuale. Il 31 dicembre sarà un momento di svolta perché in quella data ci sarà la fine del contratto di Avr e l’ingresso di Castore, ma anche per quel che riguarda la gestione della delega del circuito integrato dei rifiuti che dalla Regione passerà agli Ato calabresi e alla Città Metropolitana».

I rapporti con il governo regionale non è che siano stati proprio cordiali nell’ultimo periodo però…

«Si apre un periodo di grandi sfide istituzionali e politiche che va gestito al meglio anche dalla Regione per evitare disservizi. La Regione deve assumersi responsabilità tecnica e politica: è impensabile che il soggetto che fino ad oggi ha gestito i rapporti con gli impianti e la discarica solo perché arriva il termine affidi la macchina ad altri, disinteressandosi della transizione. Appena 15 giorni fa c’è stato un momento di tilt perché la discarica di Crotone, gestita dalla Sovreco, ha chiuso i cancelli perché la Città Metropolitana era decaduta dalla delega per i pagamenti che non raggiungevano la soglia prevista.  Oggi l’abbiamo raggiunta, ma situazioni del genere potrebbero ripetersi anche nel futuro».

Sta dicendo che la Regione sta abbandonando i Comuni?

«Come Comuni abbiamo preteso che la Regione si assumesse le proprie responsabilità, perché sindaci e assessori elemosinare tonnellate di conferimenti verso le discariche. Quando a rischio sono i servizi igienico sanitari non facciamo sconti a nessuno, neanche se si tratta di soggetti politici che appartengono ai nostri stessi partiti o schieramenti politici. Siamo andati a Catanzaro, insieme agli altri sindaci della Piana e della Jonica per battere i pugni. Oliverio, per fortuna, si è seduto al tavolo con noi per trovare una soluzione che però è una soluzione tampone».

Allo stato qual è la situazione?

«Abbiamo scongiurato il blocco degli impianti che erano rimasti senza contratto e così Sambatello Gioia Tauro e Siderno possono continuare ad operare in regime di proroga. Gioia Tauro e Siderno potranno poi conferire direttamente a Crotone, liberando in parte Sambatello. E’ chiaro, però, che fino a quando esisterà un’unica discarica gestita da un soggetto privato in regime di monopolio, basterà poco perché il problema possa riproporsi».

Serve una discarica dunque per rendere autonoma la Città Metropolitana?

«Il termovalorizzatore esiste e si trova Gioia Tauro. Funziona bene, è un impianto strategico per la Calabria e serve i Comuni della Piana. Abbiamo poi gli impianti di Sambatello per l’indifferenziato, quello di Gioia e quello di Siderno che smaltisce anche l’organico. Manca la discarica, perché in tutti questi decenni in Regione si è continuato a lavorare con un’unica discarica gestita da privato monopolista che fa il prezzo. Come Città Metropolitana siamo stati tenuti a pagare 105 euro a tonnellata di scarto di lavorazione. I costi di una discarica pubblica sarebbero considerevolmente minori, con 40-43 euro a tonnellata».

Quale sarebbe il sito idoneo?

«Il sito individuato è la discarica di Melicuccà, oggetto di sequestro e poi dissequestrata con la prescrizione degli interventi idonei da realizzare per evitare danni ambientali. Con una discarica a servizio degli impianti della Città Metropolitana si otterrebbe poi un considerevole risparmio anche sui costi di trasporto. Auspichiamo che anche su questo arrivi il passaggio di consegne, ovviamente con le somme necessarie a realizzare gli interventi. In Consiglio regionale è già stata presentata una proposta di legge su questo che, però, è stata rinviata per tre volte».

E’ la Città Metropolitana adesso il socio di maggioranza di Castore. Come si gestirà il servizio sul territorio e il rapporto con i vari Comuni?

«Con l’ingresso della Città Metropolitana, Castore erogherà il servizio per tutti i Comuni che decideranno volontariamente di aderire. Ogni Comune che vorrà usufruire dei servizi di Castore dovrà approvare, così come ha fatto il Comune di Reggio, una delibera con la quale aderisce e sottoscrive la quota di partecipazione».

Per quanto riguarda i livelli occupazionali invece come gestirete il passaggio da Avr a Castore?

«Stiamo seguendo un percorso lineare e trasparente con i sindacati per l’applicazione delle clausole sociali. Abbiamo già svolto due riunioni dei tavoli tecnici e ci atterremo alle norme di legge, alle direttive Anac e alle prescrizioni del Consiglio di Stato. Non dovrebbero esserci strappi e dovrebbero essere riassorbiti tutti i lavoratori»

I lavoratori Avr hanno annunciato uno sciopero per le giornate del 10 e 11 dicembre per i mancati pagamenti. Sarà ancora crisi?

«Sabato abbiamo un incontro con i sindacati, voluto dal sindaco Falcomatà, per provare a scongiurare lo sciopero. Effettueremo un pagamento in questi giorni ad Avr per consentire, almeno in parte, il pagamento delle spettanze».

La nuova fase che annuncia da gennaio vuol dire anche un ripensamento dell’attuale servizio porta a porta che non è certo stato all’altezza delle aspettative? Le isole interrate sono una possibilità?

«Si tratta di tipologie di servizi che giorno dopo giorno conoscono ambiti applicativi migliorabili e, sicuramente, valuteremo ogni dotazione strumentale che ci spossa consentire di migliorare il servizio. Unica cosa che non riteniamo di prendere in considerazione è il ritorno del cassonetto. Basta guardare come hanno vissuto la fase di difficoltà i Comuni che non fanno la differenziata. Se da noi si sono create micro o macro discariche, con mastelli rimasti sotto le case, negli altri Comuni abbiamo visto scenari davvero preoccupanti, simili a quelli che la nostra città ha vissuto nel 2013 quanto sono rimasti oltre 3mila tonnellate di rifiuti a terra. Le isole interrate non le vedo una soluzione praticabile, finiremmo con lo sposare la discarica dall’angolo della strada a quello del marciapiede».

Per le tariffe invece? I cittadini le trovano insopportabili anche perché il servizio non è all’altezza…

«Se non c’è stato un aumento delle tariffe è perché si fa la differenziata. Certamente il problema è sentito da chi paga la Tari, perché purtroppo non la pagano tutti nonostante il lavoro fatto sull’evasione. Serve abbassare il costo servizio. Con il servizio affidato ad una società in-house che non deve produrre utile dovremmo già riuscirci»

Avete fatto una stima del possibile risparmio?

«Dagli studi, che anche l’amministratore delegato Quattrone ha compiuto, stiamo ipotizzando un risparmio di circa il 30% del costo del servizio. La seconda misura necessaria per avere una ulteriore diminuzione è arrivare alla discarica pubblica. Passaggio inevitabile per abbattere i costi di conferimento».

Riccardo Tripepi

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