Le Sardine saranno un partito? Intanto colmano il vuoto tra politica e società civile

Sardine in piazza contro la politica dell’istigazione all’odio. Il movimento avra il ruolo, intanto, di colmare il vuoto tra la società civile e la politica. Se poi diventerà un partito è troppo presto per saperlo. Sono tornate a riunirsi le Sardine di Reggio Calabria. Dopo l’accoglienza riservata al leader della Lega, Matteo Salvini, lo scorso 12 dicembre, fuori da palazzo Campanella, in centinaia all’incontro del movimento oggi pomeriggio a piazza Castello. «Perché essere contro il razzismo, contro il fascismo e la discriminazione di genere non vuol dire essere uno schieramento politico vuol dire restare umani». Le parole della giovane Micol Santoro sono la sintesi e raccontano, per un migliaio di persone, un pomeriggio di condivisione, di forza ritrovata nei valori di umanità e fratellanza.


A parlare per prima è Jasmine Cristallo, referente in Calabria del movimento, che nei giorni scorsi ha ricevuto insulti sui social e minacce alla giovane figlia. «Non mi sento una vittima di ciò che è accaduto. Ho voluto portare avanti l’indignazione e allora indigniamoci tutti insieme per quello che stiamo vedendo. Sono ben altre le vittime, basti pensare che la Calabra è la terra di Giuditta Levato, una donna incinta, uccisa a 31 anni uccisa perché lottava per la terra». Un’accoglienza calorosa, prosegue «Sono felice di vedere la piazza bella e piena, mi piace l’idea che anche in Calabria si possa raccontare un’idea di riscatto. Purtroppo in Calabria abbiamo un’emorragia di giovani che vanno via, 66mila solo nel 2017, di cui 22mila laureati e questa è un’emergenza reale». Sul futuro del movimento è cauto, diventerà un partito che farà sentire la sua voce? «Intanto questo no lo decido io. Stiamo organizzando, ci stiamo parlando, ci si aspetta tanto ma non si pensa che tutto è iniziato il 14 novembre, la creatura deve avere il tempo di orientarsi in un contesto così complesso, intanto abbiamo riacceso le speranze. Sicuramente non sono contraria alle rappresentanza politiche – e rispetto ai Cinque Stelle – mentre quel movimento politico partiva contro qualcuno, basti pensare al “vaffaday”, era la casta il problema, per altri sono i migranti c’è sempre qualcuno a contro, qui c’è voglia di costruire e forse la storia cambia».

Per Filippo Sorgonà quella di stasera è stata «Una bella risposta che va oltre le 30 sardine, come ha scritto qualcuno, che non dava una rappresentazione fedele della realtà. Reggio non poteva mancare perché ha dato un contributo importante all’elezione di Salvini che è arrivato dall’ala scopellitana, quella dei fautori in città del “modello Reggio”, che ancora oggi lascia detriti di vario genere. Come nel resto del Paese l’obiettivo di volersi scostare dai linguaggi, dalle modalità e dalla deriva barbarica delle politica di determinate aree che hanno istituzionalizzato l’istigazione all’odio, modalità anticostituzionali». Gli obiettivi sono «l’abrogazione dei decreti sicurezza (definiti “insicurezza”, nds) che poco hanno a che fare con la sicurezza, e ancora l’impegno per la sostenibilità e per i diritti di tutti». La piazza mette insieme movimento femminista, comunità lgbt, Friday for future, per «riaffermare i valori della resistenza quindi della Costituzione e provare a ricostruire la politica una dimensione e una dialettica democratica». In piazza ci sono anche Sandro Vitale dell’Anpi, che parla di antifascismo e ricorda i partigiani di Reggio, Francesco Nicolò, un ventenne che ricorda la questione meridionale del libro “Zero al Sud” e del federalismo voluto dalla Lega che danneggia il Meridione. E la piazza esplode in un applauso quando il giovane, cita il procuratore Nicola Gratteri, protagonista di una recente enorme operazione antindrangheta.

Mirella Giuffrè si è soffermata sul linguaggio delle destre che fomenta l’odio nei confronti degli lgbt, e la testimonianza di Doretta, drag queen, o ancora Fausta Ivaldi. Presente anche Chiara Mosciatti, la contestatrice di Salvini dell’aula Calipari, che dice «Grazie a questo luogo, a questa terra, dove io posso manifestare la mia insubordinazione al massimo livello e sono felice perché mi sento realizzate perché qui è possibile. E questo fa parte della mia visione del Sud di artista: io penso che quelli come noi che sono andati via abbiamo una responsabilità nei confronti di chi è rimasto qui in condizioni difficili, abbiamo la responsabilità di tornare e ridare fiato ed energia».

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