Brogli elettorali, Pazzano: «Se si va a processo, Comune si costituisca parte civile»

Riceviamo e pubblichiamo da “La strada”:

Se l’esito delle indagini in corso e il successivo iter giudiziario dovessero confermare il coinvolgimento di Antonino Castorina nella vicenda dei brogli elettorali in occasione delle recenti elezioni comunali; se, ancor peggio, si dovesse allargare a macchia d’olio il novero delle responsabilità in merito a quello che si prospetta come un grave turbamento della regolarità del processo di voto, ci troveremmo di fronte a due questioni ineludibili. La crisi della rappresentanza politica in città, e la conseguente necessità dell’assunzione di responsabilità da parte dell’attuale maggioranza rispetto a questa stessa crisi.

Il quadro che si viene configurando, attraverso i primi dettagli dell’indagine esposti dalla procura, mette davanti ai nostri occhi una drammatica rottura del patto tra cittadinanza e politica. A dire il vero, quanto emerso ieri sembra inserito in una più ampia cornice di irregolarità e inefficienze che rischia di impedire la piena espressione democratica della cittadinanza nelle urne elettorali. All’indomani del voto, a seguito delle segnalazioni di irregolarità giunteci da diversi seggi, La Strada e Riabitare Reggio avevano puntualmente provveduto a sporgere regolare denuncia presso la Commissione elettorale. Ci sembra, però, di ravvisare una problematica sistemica, perché, accanto alle irregolarità, sembrano sussistere da anni inadempienze che finiscono per favorire eventuali brogli: ci riferiamo, ad esempio, alla presenza all’interno delle liste elettorali di Reggio Calabria di persone decedute da diversi anni, o alla possibilità di recarsi presso gli uffici comunali e richiedere duplicati delle tessere elettorali senza alcuna delega, come rilevato dai primi esiti delle indagini che hanno coinvolto il consigliere Castorina.

Il punto politico fondamentale, per noi, è questo: è essenziale che la città non perda fiducia nell’istituto del voto. Bisogna perciò che la politica reggina si assuma la responsabilità di dire alla città che il processo elettorale va difeso e reso impermeabile a manipolazioni e strumentalizzazioni. È evidentemente compito della magistratura stabilire se non è stata garantita la piena legalità delle operazioni elettorali nel corso delle comunali di settembre. Tuttavia, se, a fronte di un quadro complessivo che appare decisamente sconfortante, la comunità reggina dovesse aver smarrito la fiducia residua nella propria rappresentanza, l’attuale classe dirigente risulterebbe sostanzialmente delegittimata. 

Il ritorno alle urne sarebbe allora questione di rispetto del significato delle libere istituzioni e del loro fondamento nella sovranità popolare. Non si tratta affatto di cavalcare il populismo, al grido di “Dimettiamoci, al voto!”. Dovrebbe essere la maggioranza a dichiarare il proprio fallimento politico rispetto ad un’inadeguata selezione dei propri rappresentanti. Non si può circoscrivere infatti la questione al versante giudiziario (pur fondamentale), ma ne va evidenziata la ricaduta politica. Se infatti la spregiudicatezza di un sistema di potere dovesse essere percepita, parafrasando Freud, come “al di là del principio di pudore”, le cittadine e i cittadini sentirebbero uno scollamento lacerante rispetto all’attuale guida politica della città. Il peggio che può capitare a una società, diceva Alvaro, è “credere che vivere onestamente sia inutile”. Noi dobbiamo ribadire con forza che vivere onestamente è l’unica cosa utile. Esiste una questione morale enorme in città.

È proprio sulla base di queste considerazioni che abbiamo scelto, in occasione del ballottaggio, di non apparentarci con l’attuale maggioranza, in quanto espressione di una classe dirigente per nulla rinnovata, cui non può andare la nostra fiducia, in virtù di certe prassi consolidate di gestione del potere e di una concezione spregiudicata del rapporto con la cosa pubblica.  Ciononostante, proponiamo alla città una mozione degli affetti: “Vedrai che cambierà”. Reggio deve continuare a crederci, ad avere fiducia nella possibilità di cambiamento attraverso il voto libero e consapevole, attraverso il lavoro di vigilanza all’interno delle istituzioni per mezzo delle rappresentanti e dei rappresentanti eletti.

Chiediamo, dunque, in vista delle future tornate elettorali, un’intransigente vigilanza sulla regolarità delle operazioni di voto. L’amministrazione comunale deve far funzionare la macchina burocratica della città: ciò è responsabilità del Sindaco, dei dirigenti e funzionari comunali, della sezione elettorale del Comune. Chiediamo inoltre al Comune di impegnarsi su un aspetto fondamentale: l’approvazione di un regolamento etico per i consiglieri comunali, che preveda dimissioni e autosospensioni in occasione di particolari circostanze, al fine di non gettare discredito sulla massima assemblea cittadina.

Invitiamo, infine, il Comune, a tutela e per rispetto delle istituzioni, a costituirsi parte civile se la posizione del consigliere Castorina si aggravasse fino al rinvio a giudizio, approdando dunque in sede processuale. Seguiremo questa vicenda scrupolosamente: se si arrivasse a processo, preannunciamo che Saverio Pazzano e il gruppo politico che rappresenta si costituirebbero come parte civile, in difesa del patto costituzionale tra cittadinanza e rappresentanza politica.

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