Tari e rifiuti, “AmaReggio” e “Porta a porta”: «Si rispetti la volontà dei cittadini»

«Con riferimento al diniego del presidente del Consiglio comunale Marra, sulla petizione “Tari ed emergenza rifiuti”, è opportuno precisare che da subito non si è inteso dare seguito alla richiesta legittima presentata dai cittadini, tant’è che dopo aver fatto trascorrere ben 4 mesi nel silenzio, non ha neppure inteso incontrare i promotori dell’iniziativa popolare». Con queste parole, Luciano Surace del movimento di azione civica “AmaReggio” e Daniela Spinola del comitato “Porta a porta”, intervengono in merito al rigetto della loro petizione da parte del presidente del Consiglio comunale.

«Il presidente Marra ha rigettato una richiesta dei cittadini, adducendo una scusa di puro carattere formale citata nello Statuto e nel Regolamento scritto anni addietro e che non tiene conto delle innovazioni tecnologiche di sottoscrizione, né poteva prevedere l’impedimento dettato dall’emergenza Covid. La petizione popolare, in cui si chiede conto dell’emergenza rifiuti e dell’abbattimento della Tari, che i reggini pagano come la più alta in Italia, non è stata accolta adducendo la mancanza della raccolta delle firme su moduli vidimati dalla segreteria generale.

Ricordiamo ai notabili di palazzo San Giorgio, che la petizione popolare si è svolta con l’apposizione della firma su piattaforma tecnologica online, che garantisce il riconoscimento dell’apposizione della firma riconducendola inequivocabilmente alla persona che sottoscrive, abbinandola al testo della petizione. Quindi forma e sostanza aderiscono perfettamente alla ratio richiesta dall’apposizione del timbro sul cartaceo». Surace e Spinola affermano che «tale modalità è stata utilizzata in alternativa e per limitare il rischio contagio, essedo in quei mesi precluso l’assembramento per il Covid.

Quindi, bene dovrebbe sapere il presidente che l’utilizzo della piattaforma telematica garantisce i requisiti formali che sono alla base della disposizione regolamentare del comune e per di più garantiva il rispetto della restrizione pandemica, al fine di prevenire eventuali contagi dei cittadini firmatari. Il nostro agire non è stato dettato da un errore – come il presidente del Consiglio vorrebbe far apparire – ma semplicemente da un’attività precauzionale con utilizzo di un sistema di raccolta equivalente.

Ma il presidente del Consiglio dovrebbe preoccuparsi soprattutto, della rivendicazione sostanziale dei diritti lesi alla cittadinanza, penalizzata e mortificata sotto l’aspetto economico dalla Tari ed esposta da anni a grave rischio per la salute ed alle conseguenze di un disastro ambientale causato da tonnellate di rifiuti per le strade. Marra – continuano – non ha mai convocato neppure una seduta di Consiglio per chiarire alla città le ragioni di un disastro nella raccolta dei rifiuti e dei milioni di euro pubblici spesi senza un minimo servizio ed oggi respinge un istituto di partecipazione popolare.

Insisteremo nel chiedere un incontro, sino ad oggi negato, per discutere della Tari e dei rifiuti e, nondimeno, evidenziando questa posizione di chiusura istituzionale che appare strumentale ed offensiva per una democrazia che la Costituzione italiana vuole, prima di tutto, garantire sul piano sostanziale che non può scindere dal rispetto e dalla considerazione della partecipazione popolare. A Reggio, sommersa dai rifiuti e nell’abbandono totale, la democrazia è diventata una questione di timbri e di proclami».

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