Irto torna in piazza e rilancia la battaglia per Reggio Città Metropolitana: «Non siamo figli di un Dio minore»

di Claudio Labate – «Basta coi commissariamenti, basta coi commissari di partito». Nicola Irto è determinato, guarda l’orizzonte del Partito democratico e rilancia la propria candidatura al Consiglio regionale. Lo fa da capolista di un terzetto di donne (Patrizia Liberto, Mimma Pacifici e Caterina Rossi) e di uomini (Mimmetto Battaglia, Antonio Billari e Giovanni Muraca) nella circoscrizione sud. Ma l’ambizione dell’ex vicepresidente dell’ultimo Consiglio regionale, potrebbe non fermarsi alla riconferma.
Alle comunali di settembre 2020, il Pd che sosteneva Giuseppe Falcomatà sindaco, risultò essere il secondo partito in città con il 10,5% e 9658 voti. Nicola Irto alle Regionali di gennaio scorso raccolse 12.568 preferenze risultando anche il più votato in assoluto. Un elettorato stabile, il suo, che ora va difeso e riportato a casa. Soprattutto dopo la vicenda che ha visto proprio Irto protagonista di una scelta del candidato forse eccessivamente complicata per il Pd. Un tira e molla, conclusosi con la rinuncia all’investitura di candidato presidente, contribuendo poi, in maniera decisiva, alla scelta di Amalia Bruni.

Le questioni per il territorio

Tanti i temi, regionali, trattati da Nicola Irto. Ma da piazza Camagna, l’ex vicepresidente dell’ultimo Consiglio regionale ci tiene a sottolineare alcune grandi questioni. La prima è la totale mancanza di prevenzione che c’è stata in questi anni da parte della Regione sugli incendi. Per Irto va ricostruito interamente il comparto agricolo forestale della nostra regione. «Hanno pensato esclusivamente a dare dei ristori a chi ha avuto dei pezzi di terra bruciata. Una cosa importantissima, ma non basta. Bisogna prevenire, perché molte delle risorse date non copriranno mai alcuni luoghi che sono andati in fumo che si sono tramandati di padre in figlio che hanno un elemento sentimentale che nessuno potrà mai ripagare. Penso alla grecanica che si è interamente bruciata.

La regione deve tornare a programmare come faceva un tempo, a riorganizzare il comparto agricolo». Anche per ciò che riguarda la Statale “106”, che ieri ha mietuto altre due vittime, Irto vuole andare al cuore del problema. «L’altro ieri Occhiuto ha chiesto che la “106” sia a 4 corsie. Io chiedo di non parlare, di non prendere in giro i calabresi e gli direi che vogliamo una “106” sicura, che non vogliamo più morti su quella strada. È inaccettabile quello che sta avvenendo, è impossibile per uno Stato, per una regione, accettare che ancora oggi ci sia una strada della morte».

Irto (Pd): «L’Aeroporto va difeso senza se e senza ma, da tutti»

Anche sulla questione Aeroporto, Nicola Irto, ha voluto fare il punto con i reggini, tra sconforto e necessità di rilancio. Ieri in piazza con tanto di striscione c’erano anche i dipendenti di Alitalia. La loro vertenza è diventata eterna. A margine del comizio Irto ha ascoltato le loro richieste, senza però assumere alcun impegno nel breve periodo, o almeno fino alla fine delle elezioni, per evitare strumentalizzazioni di sorta. «Sull’Aeroporto la Regione, il governo di centrodestra ha nominato il presidente della Società di gestione degli aeroporti calabresi. Un soggetto, mi dicono, che è di Milano. Non è un problema la scelta di uno non calabrese, qualora il soggetto scelto avesse la capacità e l’educazione non solo di rispondere al telefono ai consiglieri regionali, ma di venire a dire qual è la visione sugli aeroporti calabresi e di dire cosa si vuole fare dall’aeroporto di Reggio Calabria. Per quanto mi riguarda l’aeroporto di Reggio va difeso senza se e senza ma, deve essere una battaglia di tutti e non solo di una parte politica, però le scelte le fa la politica e in questo caso l’attuale governance della Sacal è stata scelta dal centrodestra e non ha dato ancora alcuna risposta di credibilità, di visione, di prospettiva degli aeroporti calabresi e in particolare dell’aeroporto di Reggio Calabria».

Irto (Pd): «Battaglia collettiva per Reggio Città Metropolitana»

«Reggio non può essere considerata figlia di un Dio minore, nè dal governo nazionale nè da quello regionale. Su questo serve una battaglia collettiva perché la Città Metropolitana negli ultimi due anni è sparita dall’agenda politica regionale e deve tornare centrale per la Calabria». Comincia così la parentesi che Irto ha voluto dedicare alla città di Reggio. Un avviso ai naviganti in piena regola, per i più maliziosi anche rivolto agli amici:
«Nessuno può pensare che cresce la Calabria senza Reggio o che cresce l’Italia senza un fortissimo sviluppo del Mezzogiorno. Non dobbiamo abituarci al brutto. Serve una svolta vera e forte, per Reggio e per la sua provincia, che non può essere un rimpallo di responsabilità tra la Regione e i Comuni. Ognuno si assuma le proprie responsabilità rispetto al cambiamento che si deve fare nella nostra regione perchè è inaccettabile quello che sta avvenendo negli ultimi mesi sul piano del degrado, della sporcizia, dei rifiuti della mancanza idropotabile. Su questo non c’è una battaglia di una parte politica, ma tutte le amministrazioni devono mettersi in campo concretamente assieme alla Regione».

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