Comune Reggio, Brunetti il temporeggiatore: non assegna le deleghe e la maggioranza va in tilt

Chiamata all’ordine per parte della maggioranza in consiglio comunale a Reggio Calabria dopo i fatti degli ultimi giorni. L’approvazione in commissione Bilancio della mozione presentata dal centrodestra è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Falcomatà, da sindaco sospeso, guarda da vicino lo sfaldarsi di un gruppo che era riuscito a tenere a bada in qualche modo, ma che adesso è difficile da contenere.

Niente più solo rumors ma il malcontento, celato in parte, della maggioranza è una bomba pronta ad esplodere da un momento all’altro.
La mozione presentata da Demetrio Marino, lo ricordiamo, era passata con 6 voti favorevoli, 4 contrari e 4 astenuti, e tra gli astenuti, oltre a Filomena Iatì, anche Mario Cardia e Filippo Burrone del gruppo di Democratici progressisti.

Nel pomeriggio di ieri pare che si sia consumato un richiamo a rientrare nei ranghi che però non ha dato i suoi frutti. Era prevista la convocazione di una seduta dei gruppi di maggioranza per ascoltare gli assessori Demetrio Delfino e Rocco Albanese. Ma prima della seduta il sindaco facente funzioni avrebbe convocato proprio il dissidente Cardia.

L’invito a chiarire la situazione politica sarebbe caduto nel vuoto. Non c’è stato nessun incontro chiarificatore perché non calendarizzato e perché non aveva come tema portante quello delle deleghe. Per questi motivi Cardia avrebbe disertato convocazione personale e come gruppo, acuendo il disagio delle poltrone di maggioranza in consiglio comunale.

È il temporeggiare di Brunetti sull’assegnazione delle deleghe a generare una spaccatura dei consiglieri di tutta la maggioranza.

Le proposte ci sono state, e anche tempestive, le risposte sono mancate e pochi o inconsistenti sono stati i tentativi di trovare la quadra tra le richieste. Da quello che si percepisce, nessuno vuole mollare la presa di un elastico pronto anche a spezzarsi e a fare male nel caso in cui il sindaco sospeso decidesse, con un colpo di mano, di chiudere per tutti la partita e dimettersi.

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