Comune di Reggio, i 100 giorni (da equilibrista) di Brunetti

A più di cento giorni dall’insediamento del sindaco facente funzioni, Paolo Brunetti, si può fare un primo bilancio del lavoro svolto. Cento giorni da equilibrista che hanno avuto inizio nel pomeriggio del 19 novembre scorso: una nomina da parte del sospeso sindaco Giuseppe Falcomatà, arrivata con un decreto firmato intorno alle 14, ancora prima della sentenza sul caso Miramare. Una chiamata in causa che, come ha confessato lo stesso Brunetti, lo ha fatto pensare per soli quindici minuti: accettare o meno un incarico così gravoso, per un momento della città molto delicato? Ed è stata proprio questa la ragione che poi lo ha portato a scegliere. Ha prevalso la responsabilità personale e la volontà di non lasciare: lavorare per il bene di Reggio.

Brunetti, il pacificatore

Il nuovo titolare di Palazzo San Giorgio chiarisce da subito il suo modo di intendere il governo della città: nessun uomo solo al comando (modalità cara al sindaco sospeso), ma una maggioranza politica investita dai cittadini e rieletta con un programma preciso da portare a termine.

Da sindaco facente funzione, Brunetti si è trovato da subito davanti a tante grane politiche. Ed ha messo le mani avanti: «Niente colpi di testa». Tutti ricorderanno la minaccia delle dimissioni da parte di consiglieri di centrodestra e centrosinistra che, come un’onda, ha attraversato i banchi dell’aula Battaglia, alla fine orfana solo di Nicola Malaspina, di Reggio Attiva. Unico uomo di parola.

Un filo sottile, quello che Brunetti ha tessuto, giorno dopo giorno, per mettere da parte rancori, arroganza e tutto ciò che non serviva alla città. Con aperture anche al centrodestra. Invano.

La nuova giunta

«Una squadra di nove donne e uomini che cercherà di dare sul campo le risposte». Così aveva presentato il nuovo esecutivo: pochi volti nuovi, cambi di ruoli e l’amministrazione Falcomatà, nonostante lo scosse della condanna del sindaco e le minacce di dimissioni di tanti consiglieri, riesce a stare a galla. La giunta che ha già iniziato a lavorare, tranquillizza Brunetti, senza una scadenza: «La nostra è un’opera di volontariato verso la città». Ricollegandosi al fatto che ha accettato il ruolo di vicesindaco con spirito di sacrificio, per evitare che la città possa perdere importanti occasioni e finanziamenti.

Qualche buca è riparata. Anche la spazzatura non è più per strada. Cento giorni e un po’ di luce in più per come il sindaco facente funzioni ha saputo gestire le difficoltà del ricorso della società arrivata seconda, Ecologia Oggi, nel bando per la raccolta rifiuti. Già da neopromosso assessore all’ambiente, in un anno, aveva avuto modo di studiare bene la situazione. Teknoservice ha mantenuto le promesse, nonostante sulla testa della società penda un ricorso al Tar finito male ed ora si attende il secondo grado amministrativo del Consiglio di Stato.

La patata bollente delle deleghe

Se c’è un fronte però sul quale il tergiversare non porta bene, è certamente quello degli incarichi, almeno per quanto riguarda il Comune di Reggio (sono attese anche le deleghe per Metrocity). Da novembre a oggi, sono arrivati nuovi consiglieri comunali, in sostituzione dei sospesi, si sono tappati i buchi delle presidenze delle commissioni, anche di quelle scomode. Ne manca solo una all’appello. Ma la patata bollente dell’assegnazione delle deleghe ai consiglieri ancora resta, portando con sé un carico di malumori. Con la cabina di regia, richiesta da una parte del centrosinistra, che è rimasta lettera morta.

Una questione quella degli incarichi comunali non assegnati che però, dopo tanto pressing, Brunetti promette di risolvere a stretto giro. Un accordo che è un tassello fondamentale per comprendere se la città potrà continuare con l’amministrazione votata un anno e mezzo fa o se, invece, come minacciato da più fronti, è già tempo di cambiare aria.

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