Comune di Reggio, il centrodestra: «Campagna elettorale ai danni della città»

«Pensavo fosse amore e invece era un calesse» è il titolo dato dal centrodestra al Comune di Reggio alla conferenza per fare chiarezza, stamane, dopo il burrascoso consiglio comunale di ieri. In realtà l’amore non c’è mai stato tra i consiglieri che animano il civico consesso reggino, vi era solo un proposito (forse) di lavorare insieme, una volta tanto, per il bene della città. Uno spunto costruttivo che, tuttavia, nessuna delle due parti ha saputo cogliere.

Una pantomima andata in scena ieri per la minoranza che rimprovera alla squadra di Brunetti di avere falsamente chiesto collaborazione per il documento su mobilità e infrastrutture da presentare domani alla presidente della commissione Trasporti Lella Paita.

Il documento presentato e inviato via pec, senza firme, dall’indirizzo postale del presidente del consiglio comunale, Enzo Marra, secondo la denuncia era una bozza sulla quale poi c’erano stati gli innesti del centrodestra non tenuti in considerazione. E allora Demetrio Marino di Fratelli d’Italia parla di un documento «presentato in modo irregolare e in anticipo. Ci prendono in giro pensando che non riusciamo a capire».

Massimo Ripepi aggiunge che il «Centrodestra è un fronte unito contro un amministrazione che ha devastato il territorio, ora in mano a due piccoli Falcomatà (i sindaci facenti funzione, Versace e brunetti, nds) che fanno le passerelle. Come accadde ai tempi di Falcomatà con Renzi. Siamo arrivati convinti che ci fosse un consiglio comunale ma c’era la preparazione alla “marchetta”. Ma non può essere una campagna elettorale ai danni della città».

Il fallito consiglio urgente bipartisan per Federico Milia è stato uno «Spartiacque della loro malafede. Organizzato in fretta, in 48 ore. Ma cosa potrà fare la Commissione nazionale trasporti? Lavorare sui fianchi, ma non determinare nulla. Avevamo portato piccole postille. Gli unici due fatti veri, gli emendamenti targati Cannizzaro, sono stati esclusi, quando sono legge dello stato italiano, di una parte politica che lavora per la città».

Tornando al titolo della “conferenza del giorno dopo”: ai partiti politici militanti in consiglio nessuno chiede che vi sia amore, e nemmeno di superare i loro tradizionali steccati ideologici, ma certamente di collaborare per rimettere insieme i pezzi di una città che va a rotoli e a cui le diatribe di partito interessano poco.

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