Comune, l’invettiva di Minicuci (Lega): «C’è impreparazione, e interferenza tra politica e gestione»
Il leader dell’opposizione boccia la conduzione di Palazzo San Giorgio e condanna l’amministrazione: «Non c’è una visione e una classificazione delle priorità»
«Oggi a Palazzo San Giorgio c’è un dato evidente, ed è la mancanza di pianificazione strategica. Cioè qual è la mission dell’ente? e quale politica e obiettivi di cambiamento a medio e lungo termini si vogliono portare avanti? Insomma qual è l’impatto? Tutto questo oggi ancora non si capisce».
Il leader dell’opposizione di centrodestra al Comune di Reggio Calabria, il leghista Antonino Minicuci, è pessimista sul futuro della città. Il suo giudizio sull’amministrazione e più in generale sulla conduzione di Palazzo di città è a tratti tranciante. La sua disamina sul secondo tempo dell’amministrazione Falcomatà – interrotta dal giudizio sull’affaire Miramare – e sul “terzo tempo” del facente funzione Paolo Brunetti, non è lusinghiero per chi amministra, ed è condito da recriminazione su ciò che si poteva fare e no si è fatto.
Minicuci: «La politica non ha una visione»
«C’è una impreparazione generale che riguarda un po’ tutto. Sia la politica che la gestione. Noi avevamo presentato una proposta per la semplificazione dell’attività amministrativa e la riduzione dei tempi dei procedimenti amministrativi che ci hanno bocciato senza alcuna motivazione. Non capiscono che queste sono cose importantissime. Non c’è la visione di quelle che sono le vere priorità. Faccio un esempio: In Consiglio avevamo proposto degli emendamenti, in sede di approvazione del Bilancio, dicendo che i 700 mila euro previsti per il car sharing, che sicuramente per loro poteva essere prioritario, per quest’anno potevano e dovevano essere destinati alla costruzione di un secondo serbatoio per l’acqua, perché a detta dell’assessore al ramo con 700 mila euro per un nuovo serbatoio avremmo risolto la sete della città in estate. Non accettando il nostro suggerimento, e quindi non considerando il serbatoio una priorità, hanno fatto fare pure una figura barbina all’assessore. Questo per dire che scegliere le priorità è qualcosa che non attiene alla gestione, alla dirigenza, ma alla politica. Ma se la parte politica non ha chiare quelle che sono le priorità dell’ente, o ritiene che siano altre, ne prendiamo atto».
In sostanza, per Minicuci c’è una sorta di continuità tra il prima e il dopo Falcomatà.
«Io credo che l’impegno del sindaco facente funzioni ci sia. Ma non c’è quella visione chiara di quel che si vuole fare nel breve periodo. Cioè lui ha un periodo molto limitato, un anno e mezzo, e alcuni mesi sono già passati. Dovrebbe dire mi impegno a portare avanti queste politiche e questi obiettivi. Anche per capire qual è la pianificazione strategica nel periodo in cui manca il sindaco titolare. Cioè non può essere tutto una bega continua per le poltrone dentro la maggioranza».
Questa situazione per lui «non è più tollerabile». E non solo dentro il Palazzo. Minicuci rileva che «non ci si interessa più della cosa pubblica, delle cose che si dicono in Consiglio comunale, tranne qualche battuta estemporanea che ho fatto io ed ha avuto risalto in tutta Italia».
Minicuci: «Troppa interferenza tra politica e gestione»
Recrimina il leader dell’opposizione. E dispensa responsabilità.
«Abbiamo chiesto più volte la Commissione speciale permanente per gli atti della ragioneria che è prevista dallo Statuto. L’abbiamo chiesta al Prefetto che ha fatto il Ponzio Pilato. Se ne fregano gli amministratori che non l’attivano perché a mio avviso hanno qualcosa di poco trasparente. Abbiamo evidenziato il discorso delle somme che devono dare all’Università degli Stranieri, non l’hanno fatto. Non sappiamo come hanno fatto a pagare i murales del 25 aprile senza una delibera d’impegno. Non ci danno la possibilità di entrare nei meccanismi per capire le cose che non vanno. Senza parlare della mappatura dei procedimenti amministrativi. Io questi problemi li ho evidenziati in campagna elettorale. Abbiamo il condono fermo al 1985, e mi domando quante opportunità hanno perso i cittadini. Penso al superbonus 110 %, non ne hanno beneficiato né le famiglie né le imprese né gli artigiani. E sa perché? Per il mancato rispetto dei tempi dell’amministrazione, che loro si erano dati con la mappatura dei procedimenti amministrativi che poi non hanno rispettato».
Minicuci insomma lamenta il fatto che l’amministrazione predica bene e razzola male.
«Ma questo tema delle regole che – dice – loro fanno per gli altri, è una cosa ricorrente. Guardi il Codice etico. Il sindaco fa approvare delle regole dicendo che sono importantissime e poi lui non le rispetta perché è interessato e non si dimette. La stessa cosa riguarda il sindaco e la struttura quando l’amministrazione si deve costituire in giudizio nei confronti di una dirigente o per danno di immagine all’ente nei confronti del sindaco e si rimpallano le responsabilità tra sindaco e avvocato, e poi nessuno provvede a costituirsi. Qui c’è troppa interferenza tra politica e gestione».
“U porcu è a muntagna e a caddara bugghji”
L’avvocato è noto per essere l’uomo dei proverbi. E anche in questa occasione mostra di non aver perso il vizio di affidarsi alla saggezza popolare calabrese. Una pratica, questa che, anche per gioco, ha seguito in quel di Genova, dove, si racconta, che insegnasse un proverbio al giorno al sindaco Bucci. Stuzzicato sull’argomento, ha così dipinto il momento attuale della città: «U porcu è a muntagna e a caddara bugghji».
«Il maiale è al recinto in montagna e la “caddara”, che non ha bisogno di traduzioni, è pronta con tutti gli intingoli. Insomma, stiamo aspettando di dare una risposta ai cittadini che attendono di mangiare i prodotti, ma se noi non portiamo il maiale dal recinto alla caddara, e quindi non lo prepariamo, non faremo mai nulla. E allora il discorso è che dobbiamo cercare di creare qualche cosa di molto importante, creare le strategie per dare un prodotto che serva a tutti a cittadini e imprenditori».
Minicuci è un fiume in piena. Parla di occasioni perse e di opportunità non sfruttate. Condanna l’immobilismo sulla questione del Mercato Agroalimentare di Mortara, pone l’accento sulla politica «schizzofrenica» nei confronti delle società in house, Hermes in testa, e condanna il silenzio dell’amministrazione sulla vicenda “Mediterreanean life”. Sceglie però un argomento a lui caro per significarne la portata. «Io sto presentando una mozione in Città metropolitana sul discorso relativo alla politica dell’accoglienza degli ebrei d’Europa che volessero ricollocarsi nel nostro territorio. Quindi partendo dalla valorizzazione dei siti archeologici ebraici come San Pasquale o valorizzando la prima copia anastatica della Bibbia al mondo stampata e conservata a Reggio Calabria, dobbiamo favorire l’idea di un turismo dell’accoglienza. Anche aiutando le aziende del food che possono accedere alla certificazione Kosher per promuovere i prodotti biologici. Così come per gli albergatori che possono puntare all’accoglienza degli ebrei ortodossi, ma soprattutto promuovere una politica economica di partenariato con le migliori start up israeliane e incentivare rapporti scientifici di confronto tra le università reggine e le omologhe israeliane. Quindi, cercare di favorire una politica di accoglienza per gli ebrei che si trovano male in Europa».