Disinformazione filo-russa, Dieni: «Il Copasir si occuperà dei social»

Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica compirà «un approfondimento conoscitivo a 360 gradi sul tema della disinformazione sul conflitto in Ucraina, per cui sono previste diverse audizioni». Ad annunciarlo, è la vicepresidente del Copasir Federica Dieni (M5S), che con una lunga intervista rilasciata al Corriere della sera, prova a spegnere le polemiche sull’eventuale indagine del Copasir, per individuare i parlamentari, opinionisti, manager e giornalisti vicini alle posizioni del leader russo Vladimir Putin emersa da un articolo pubblicato proprio sul Corriere.

«Da mesi sentiamo l’esigenza di approfondire il tema della disinformazione – ha spiegato la vicepresidente del Copasir – che non è posta in essere solo da canali russi, ma anche da altri Stati. Siamo partiti dai sistemi di informazione tradizionali, convocando Fuortos per la Rai e Lasorella per l’Agcom e adesso estenderemo le audizioni anche ai social. Ancora non abbiamo una lista definita, cercheremo di capire quali sono gli attori più importanti da audire». Rispondendo alle accuse di Conte, la Dieni ha poi precisato che «siamo per il pluralismo delle idee, non facciamo liste di proscrizione. Come Copasir facciamo approfondimenti conoscitivi, acquistiamo informazioni da apparati di sicurezza, magistratura o privati, a cui chiediamo documenti e relazioni».

La deputata pentastellata ha ribadito che «la propaganda in guerra è sempre esistita, ma ora con internet la diffusione è maggiore e lo strumento diventa più pericoloso. La nuova guerra è ibrida, si combatte anche con attacchi cyber e con le fake news. Il Governo ha preso precauzioni, bandendo Russia Today e Sputnik, ma il sistema della propaganda non si è arrestato. Per questo è importante fare valutazioni sulla bontà delle informazioni che si diffondono, per capire se c’è l’ingerenza di Stati stranieri che vogliono orientare l’informazione attraverso cabali tv e social. Dobbiamo stare attenti a non dare un diritto di tribuna a chi fa propaganda.

Non è utile per il nostro Paese offrire un megafono per amplificare visioni che arrivano in modo dirompente all’opinione pubblica. Siamo permeabili alla propaganda russa come lo sono altri paesi come Francia e Germania, ma forse noi abbiamo meno anticorpi perché questo tipo di minaccia è stato sottovalutato. In campo energetico siamo più fragili e ricattabili perché dipendiamo dalla Russia a causa di scelte degli ultimi 20 anni, ma ci siamo dimostrati molto forti a livello di governo per rispondere a questo tipo di ricatto».

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