Consiglio comunale, per il Palazzo di giustizia ora la palla passa al Ministero

Esauriti i preliminari, si entra nel vivo del Consiglio comunale. Qualche metro più in là dell’aula Battaglia, il sindaco ff Paolo Brunetti, insieme all’assessore alle Politiche sociali Demetrio Delfino è chiuso in una stanza per un confronto atteso con i rappresentanti dei Centri diurni. Per questo le interrogazioni all’ordine del giorno sono state congelate dal presidente Marra in attesa degli esiti dell’incontro, anche se in tanti sottolineano come non è qui che i Centri debbano protestare o chiedere chiarimenti, ma in Cittadella.

Dopo l’approvazione dei verbali delle sedute precedenti Versace ha chiesto una sospensione di cinque minuti, che è diventata una sorta di pausa pranzo visto che in aula si ritorna intorno alle 14 con il decimo punto all’ordine del giorno riguardante il regolamento delle aree pubbliche destinate al commercio, in discussione. La proposta è stata destinataria di due emendamenti. Il segretario generale Riva consiglia una lettura più approfondita della norma, magari propendendo per un breve rinvio che l’aula accoglie all’unanimità. Poi è la volta del regolamento della toponomastica. Una mozione che secondo Filippo Quartuccio merita un maggiore approfondimento soprattutto nella modifica e stesura finale dell’articolo 16. Per questo chiede all’aula di esprimersi.

Saverio Pazzano, proponente della mozione, ammette di non aver capito cosa non convince. Per Quartuccio è solo una questione di coinvolgimento di tutti i consiglieri. Pazzano eccepisce che la mozione è stata approvata dalla Commissione dove è stata discussa e analizzata in ben tre sedute con tanto di parere positivo del dirigente preposto. «Una considerazione fuori luogo» per Pazzano quella di Quartuccio che insiste: «Stiamo riconoscendo diritti civili attraverso il regolamento della toponomastica. Questa richiesta di Quartuccio, che non si capisce, sfonda la porta del ridicolo» dice chiedendo di mettere ai voti la mozione.

Castorina sfrutta l’occasione per togliersi qualche sassolino dalle scarpe, quando difendendo la legittimità della richiesta di Quartuccio con aria un po’ stranita dice: «Chi è il consigliere? Pazzano? Non lo conoscevo».
L’esponente di La Strada non sorvola e ribatte che «quando vorrà tornare all’asilo ascolterà le lezioni di Castorina». Il siparietto si chiude con Pazzano che definisce «irrispettosa» la presa di posizione della maggioranza: «Chiunque ha votato favorevolmente non può accettare il rinvio, quanto meno per rispetto di sè stesso».
La posizione di Pazzano rimane isolata, perché anche ciò che resta dell’opposizione vota favorevolmente al rinvio. Si è proceduto, quindi, con votazione segreta, al rinnovo dei componenti del Collegio dei revisori dei conti. Risulterà eletto presidente Sergio Zavaglia (14 voti), Nicola Raffaele e Anna Maria Servillo componenti.

Palazzo di giustizia

Approvato anche il provvedimento che riconosce il diritto di superficie per il Palazzo di Giustizia. Il consigliere Carmelo Romeo illustrando la delibera ha ricordato che il Ministero si è fatto carico di finanziare per intero i 40 milioni occorrenti per l’opera insieme alla gara, e dal punto di vista politico che «la soluzione nasce da lontano, dallo scorso anno con la delega assegnata dal sindaco Falcomatà, per venire a capo della situazione e risolvere il contenzioso».

Ripepi mette in dubbio il fatto che l’atto sia da catalogare come un successo politico, tenuto conto che l’opera era stata voluta e realizzata all’80% con i vari governi di centrodestra: «è questo il modello che vuole seguire Palazzo San Giorgio? In sette anni non l’avete finito ed ora diviene “proprietario” il Ministero. Va bene vederlo finito, ma non parlate di successo della vostra amministrazione».

Prima Quartuccio e poi Sera ribadiscono il concetto che si tratta di un successo e di un risultato concreto che sblocca un’incompiuta ferma da anni. «E’ un successo politico perché avremo finalmente un presidio importante di legalità in città, e poi l’ente avrà un ristoro economico non indifferente, pari al 50%, perché tutte le aree che non faranno parte del Ministero potranno essere sfruttate dal Comune. È infine una vittoria amministrativa perché tra le insidie e i trabocchetti di gare d’appalto e contenziosi l’unica a morire è l’opera».

Condividi
Impostazioni privacy
Privacy e termini di Google