Vertenza Alival, Conia e Guerrieri: «Spiragli positivi, ma dov’è la politica nazionale?»

«Gli spiragli positivi che arrivano dalla proprietà rispetto alla chiusura dello stabilimento produttivo Alival di San Gregorio di Reggio (e alla sua riconversione con, nel frattempo, alcune ipotesi di ricollocazione definitiva con mobilità geografica – leggesi “emigrazione”) sono da accogliere positivamente, ma vanno seguiti con attenzione nazionale la quale è finora mancata lasciando i lavoratori e le loro famiglie con il solo prezioso supporto dei sindacati, delle istituzioni locali e della politica comunale latitando quella nazionale». Ad affermarlo sono Michele Conia, candidato alla Camera collegio proporzionale Calabria e Antonio Guerrieri, candidato alla Camera collegio uninominale Reggio – Area dello Stretto – Locride Area Grecanica.

«Politica nazionale che avrebbe dovuto essere rappresentata dai numerosi eletti calabresi al Parlamento e alla Regione che in buona parte oggi si ripresentano – continuano -. Politica nazionale e regionale che ancora oggi è al governo a Roma e a Catanzaro e non ha battuto ciglio rispetto all’ennesimo caso di insediamento produttivo in crisi per decisioni delle multinazionali che negli anni hanno approfittato della crisi industriale italiana e dall’assenza di una vera politica industriale nel nostro Paese negli ultimi 30 anni. Ma soprattutto politica nazionale che, col silente e complice supporto dei soliti parlamentari locali, ha escluso dall’interesse e dall’intervento diretto del Ministero dell’Economia e dello Sviluppo Economico le vertenze riguardanti le crisi con meno di 250 dipendenti, tra cui quindi quella Alival a Reggio, ma di fatto escludendo la quasi totalità delle aziende in crisi meridionali e soprattutto calabresi.

Da candidati alla Camera dei deputati di Unione Popolare con de Magistris, ma soprattutto da cittadini attivi da sempre impegnati in politica e attivamente partecipi alle vertenze sociali del territorio, abbiamo già dichiarato pubblicamente la nostra disponibilità a incontrare i lavoratori e i sindacati per contribuire a tenere alta l’attenzione ed elevarla a livello nazionale insieme alle altre numerose vertenze diffuse nella Penisola e per le quali è stato via via steso un velo di silenzio. Velo che era in realtà un muro dove nascondere l’incapacità istituzionale e politica di porre un freno ad una deriva economica e sociale che ha responsabilità precise nelle scelte politiche degli ultimi decenni che hanno privilegiato privatizzazioni selvagge, smembramenti aziendali, acquisizioni internazionali feroci e predatorie, dinamiche globalizzate che non hanno mai tenuto in conto la dignità delle persone considerando il lavoro come merce. Siamo fiduciosi verso una soluzione che tenga conto dell’elevato livello di competenze acquisito in questi decenni dai lavoratori e dalla vocazione del territorio che potrebbe avere al proprio interno realtà interessate per la propria crescita a rilevare in tutto o in parte il sito produttivo».

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