Crisi idrica a Reggio, Puntillo: «Urgono interventi infrastrutturali e piattaforme tecnologiche»

«Il ciclo di gestione dell’acqua è la tipica declinazione esemplare dell’economia circolare, alla base del nostro benessere, dello sviluppo economico e della sostenibilità ambientale. Al tema dell’acqua sono dedicati vari dei 17 Sustainable development goals (SDGs) dell’Agenda Onu 2030 per lo Sviluppo Sostenibile: “Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie”; “Infrastrutture, imprese e innovazione”. La persistente e generale siccità degli ultimi anni ha portato all’attenzione di tutti la carenza di disponibilità della risorsa idrica: pensiamo dunque all’immediata necessità di Reggio città metropolitana, di attingere alle risorse idriche del Menta». È quanto afferma Giuseppe Joe Puntillo, segretario regionale Pro Italia.

«E, se da un lato deve essere garantito il diritto all’accesso all’acqua potabile – continua – al contempo devono anche essere implementate condotte virtuose da parte di tutti gli utilizzatori della risorsa (civili, industriali, agricoli), riducendo l’impronta idrica derivante dalle azioni umane. Le politiche per la gestione efficiente, efficace e sostenibile dei servizi idrici rientrano tra gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che prevede risorse (purtroppo largamente insufficienti) pari a 900 milioni di euro entro il 2026, prerequisito è un monitoraggio continuo e capillare delle risorse e la necessità di costruire un sistema informativo di governance, pianificazione e valutazione in base alle esigenze dell’aera metropolitana. La continua siccità, i roghi estivi, evidenziano come Reggio Calabria, sia anche una delle città più vulnerabili quanto all’approvvigionamento in situazioni di carenza di precipitazioni di lungo periodo, data la mancanza di sufficienti risorse idriche nelle falde acquiferesia per carenza di investimenti e manutenzione degli impianti che l’amministrazione Falcomatà, benché i grandi inutili festeggiamenti che abbiamo visto durante il famoso e triste primo tempo, nulla ad oggi è stato fatto.

Gli investimenti per tali infrastrutture idriche sono però pressoché fermi dagli anni ’60, e un primo set di interventi è previsto nel Pnrr per le opere idriche. Domanda: risultano progetti esecutivi di invasi medio-piccoli (sostanzialmente per l’irrigazione agricola) presentati dal consorzio di bonifica all’interno di un piano che punterebbe a realizzare impianti di questo tipo entro il 2030 nel territorio? E poi, quale attenzione sulla questione della desertificazione e perdita di biodiversità dei suoli degradati del territorio metropolitano che, non presentano solo carenza d’acqua, ma soprattutto di sostanze chimiche organiche che ne contrastino la desertificazione con la capacità di trattenere acqua e nutrienti? Mentre si stimano dispersioni di acqua per le pratiche irrigue, la dispersione è molto più accentuata nel settore civile, in particolare nelle reti di distribuzione degli acquedotti.

Da tempo abbiamo evidenziato come obsolescenza degli impianti impattino negativamente nella gestione ottimale dell’acqua, di cui viene disperso mediamente il 52,2% – inclusi gli allacciamenti abusivi e gli errori di misurazione- soprattutto in un’ epoca di continua siccità e cambiamento climatico. Quello delle perdite della nostra rete idrica è uno dei tasti più dolenti – per le quali incidentalmente abbiamo procedure di infrazione Ue con milioni di euro all’anno di multa, con un danno aggiuntivo a carico in fin dei conti degli utilizzatori finali. Negli ultimi anni, il comparto idrico nazionale, si è messo in moto nella giusta direzione, dopo decenni di investimenti insufficienti. Ciò è stato possibile con la presenza di operatori industriali che si occupano dell’intero ciclo idrico integrato, strada obbligata per colmare il gap infrastrutturale del Paese e tra le diverse aree d’Italia. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) prevede il finanziamento di politiche per la gestione efficiente, efficace e sostenibile dei servizi idrici. In tale contesto, è stato lanciato come suddetto un programma da 900 milioni di euro entro il 2026 destinato all’ammodernamento della rete idrica (potabile) nazionale.

Dei 900 milioni di euro che riguardano 33 interventi volti a ridurre le perdite di acqua potabile nella rete degli acquedotti, 364 milioni di euro sono stati destinati al Sud. Entro il 2024 chilometri di condotte ad uso potabile dovranno essere attrezzate con strumentazioni e sistemi di controllo innovativi per la localizzazione e la riduzione delle perdite, favorendo una gestione ottimale della risorsa idrica, riducendo gli sprechi e le inefficienze, e migliorando allo stesso tempo la qualità del servizio erogato ai cittadini.  Da cittadini e da osservatori politici, noi di Pro Italia Reggio Città Metropolitana, domandiamo alla cortese amministrazione Falcomatà, qual è il piano d’azione che l’amministrazione ha intrapreso per affrontare un’emergenza ormai acclarata e mai risolta, data la grande sofferenza in stato di severità idrica e un’emergenza siccità  purtroppo in peggioramento?

Quali interventi e quali richieste progettuali relativi ai fondi Pnrr sono stati richiesti nell’ambito di tale programma di interventi Pnrr, al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti? Si è pensato alle tecniche ingegneristiche più evolute per la gestione delle reti e degli impianti, fino alle simulazioni sui “gemelli digitali” e robotica avanzata? È il caso di ribadire ancora una volta, come occorra agire immediatamente e senza senza indugio con decisi interventi decisivi e non solo limitati miglioramenti evoluti-amministrativi, riaffermando lo scioglimento di questo penoso consiglio comunale dai potenziali rischi socioeconomici estremamente seri e drammatici. Occorre conoscere per poter deliberare».

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