Buon Natale Reggio, nonostante la politica e la giunta che non c’è

Le voci di una giunta a Reggio Calabria come regalo sotto l’albero della città non si sono trasformate in fatti. Forse perchè chi le ha fatte circolare credeva che potessero fare pressing sugli indecisi. Il sindaco Giuseppe Falcomatà, secondo le voci, avrebbe dovuto mettere in chiaro decisioni già prese e forzare la mano. Ma questo non è avvenuto.

Non è cambiato nulla oggi, Natale, a due mesi esatti da quel 25 ottobre, giorno in cui la Cassazione ha messo la definitiva parola fine, e ha liberato il primo cittadino da un fardello di due anni chiamato sospensione (per la legge Severino).

L’annuncio del cambiamento

A poche ora dalla sentenza della Suprema corte, Falcomatà inizia a tirare un freno a mano sulla situazione relativa al nuovo esecutivo. Una bella risposta a chi sbandierava un “repulisti” immediato al suo rientro. E lascia capire che ci sarebbero voluti almeno una decina di giorni. Anzi Paolo Brunetti, il facente funzioni, pensava che ogni componente della sua giunta si sarebbe dimesso (non senza qualche mal di pancia, certo) per fare spazio al nuovo. Ma così non è stato. Prima doveva iniziare l’interlocuzione coi partiti e i gruppi perchè non si poteva di certo lasciare scoperta l’amministrazione. Oltretutto il sindaco ai suoi assessori aveva chiesto un report sulla situazione, sostenendo che non si trattava di pagelle per il lavoro fatto.

No a operazioni “Gattopardo”

«Fare operazioni “Gattopardo” non porterà a nulla». Il leit motiv lo aveva espresso il sindaco, diagnosticando «Una nuova fase politica che va affrontata, non va nascosta, va compresa, va ragionata con le forze politiche e coi movimenti che compongono la maggioranza e poi va trovata una via comune da portare avanti nel prossimi trenta mesi. I destini dei singoli vengono sempre dopo».

E ancora «Non è una semplice sostituzione di persone. Dobbiamo avere la consapevolezza che la città si serve per un periodo più o meno ampio. Poi si continua a servire con un altro ruolo, non si abdica al proprio ruolo di rappresentante istituzionale».

Dopo 60 giorni i destini dei singoli, i personalismi, a quanto pare stanno invece avendo la meglio.

Ha avuto molti mesi Giuseppe Falcomatà per pensare e osservare, al netto delle relazioni richieste alla giunta e ai dirigenti, le idee forse le aveva chiare. Ma le idee è difficile portarle avanti da solo, le idee vanno condivise e la condivisione non è arrivata. Cosa gravissima già venuta fuori nel momento in cui si devono stabile quanti assessori toccheranno ai partiti, ancora prima che fare i nomi. Ancora oggi il bailamme delle persone non ha attecchito, semplicemente perchè non c’è un accordo di fondo.

I punti fissi di Falcomatà

Le certezze da cui ripartirebbe il sindaco, ribadite in tutti gli incontri e in tutte le salse sono: cambio di giunta totale, salvo Paolo Brunetti. Un tabula rasa che consentirebbe al sindaco di assumersi tutta la responsabilità delle decisioni da prendere da qui al futuro. Ed è qui che il carro s’impunta. Perchè prima il Partito democratico, poi i Democratici progressisti (quando hanno capito che anche in 4 avrebbero preso solo un nome e nuovo) hanno bocciato questa proposta. Sì al rinnovamento ma di tutti, se tale deve essere. Si pensava che il 20 novembre, a quasi un mese dal ritorno, in consiglio comunale ci sarebbero stati i nuovi assessori. Ma invece di sedute del consiglio se ne sono fatte tre e con gli assessori di Brunetti. L’ultima delle quali è stata caustico.

Cosa bolle in casa Pd?

Anche il Pd però una certa confusione l’ha manifestata. Prima si aspettava il segretario regionale Nicola Irto, neopapà e impossibilitato a venire a Reggio. Poi il senatore torna nella città dello Stretto però attenzione: non si può parlare di interlocuzione col sindaco (problema ricapitato l’altro ieri) perchè bisogna dare l’impressione che temi e i tempi, in un partito organizzato, li dettano gli organi locali.

La débacle in consiglio comunale

Due incontri con Falcomatà per il Partito democratico, con il consigliere Giovanni Muraca a fare da collante, in cui ciascuno ha messo sul piattino le proprie idee senza spostarsi di un millimetro. Incontri in cui si manifesta anche una certa scollatura interna, col segretario provinciale che sembra pendere dalla parte del sindaco. Così mentre il Pd perde Castorina che va ai Dp, Italia Viva perde Brunetti, e poi ancora anche Latella (tutto senza l’ufficialità): si arriva alla vigilia confusa dell’ultimo consiglio comunale. Un emblematico spartiacque preceduto dai Dp che fanno trapelare la loro assenza (e il loro appoggio). Esempio seguito in grande stile dal Pd che, la mattina stessa del consiglio, a pochi minuti dall’inizio, invia una vera dichiarazione di guerra, puntellata in modo molto soft in cui non si parla di poltrone, anzi si sottolinea che «serve trovare una quadra per il nuovo programma dei prossimi due anni».

Il risultato è la disfatta della risicata maggioranza in consiglio che va sotto in tutte le votazioni e che porta a casa solo un punto dell’ordine del giorno perché graziata dall’opposizione, trattandosi di un tema che aveva a che vedere con l’aeroporto (lo svincolo di Malderiti).

Il resto è cronaca degli ultimi giorni e delle ultime ore. Muraca fa da paciere col Pd per l’ennesima riunione inutile. L’ultima poi giovedì, un altro niente di fatto che non ha registrato la partecipazione del sindaco per problemi familiari.

La prossima puntata si scriverà tra qualche giorno: quando sarà convocato il Pd locale per capire quale strategia si vuole utilizzare in vista della prossima assise del consiglio comunale prevista il 30 dicembre. Una cosa è certa gli assessori il panettone sono riusciti a mangiarlo. Se continua così potranno assaggiare anche lo spumante.

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