Ponte sullo Stretto, tuona il Pd villese: «Sarà un muro»

«Lo sviluppo ingegneristico e le necessità commerciali stanno spingendo sempre di più per la costruzione di “grandi imbarcazioni” e tale vero e proprio gigantismo navale rischia di scontrarsi con i limiti del progetto “Ponte sullo Stretto” voluto dal ministro Salvini». A scriverlo è il circolo del Partito Democratico in una nota.
«Limiti di un progetto “non aggiornato” che non fa i conti con l’evoluzione tecnologica e con le esigenze commerciali delle grandi autostrade del mare. Al di là, infatti, delle funamboliche dichiarazioni dell’a.d della Società Stretto di Messina Pietro Ciucci – capace di piegare, stirare, alzare e accorciare il Ponte della Lega Nord a seconda delle esigenze del momento – la verità che emerge dalle carte progettuali e’ questa:
Il franco navigabile è di 65 m per una larghezza di 600 m, nelle condizioni di traffico stradale e ferroviario, mentre diviene di 70 m in assenza di treni e mezzi pesanti. Cio’ significa che – a meno di abbandonare l’idea di fare transitare sul “Ponte” treni e tir – il franco navigabile ordinario e’ pari 65 metri; navi più alte non passerebbero sotto il Ponte agognato dal Capitano del Papeete».
Questo, però, e’ un particolare di certo non irrilevante: già oggi, infatti, diverse navi superano l’altezza di 65 m.
«L’altezza del Ponte sullo Stretto negherà il transito alle navi di ultima generazione che entreranno in servizio nei prossimi mesi, ad esempio per la Mediterranean Shipping Company (Msc).
Luigi Merlo, presidente di Federlogistica, ha da tempo lanciato l’allarme: il Ponte, questo Ponte, e’ un “un intralcio alla navigazione”».
Cosa significa tutto questo? Per il Pd Villese la Lega di Salvini «e tutte le Destre italiane unite – dagli eredi di Berlusconi alla Meloni – stanno propagandando la costruzione, sullo Stretto, non di un Ponte ma di un muro di sbarramento che inciderà sui traffici commerciali e sulle rotte turistiche del Mediterraneo; che la prima vittima di questo “muro” sarà il Porto di Gioia Tauro non più appetibile per le grandi navi container, destinato così ad un “nanismo” contrario agli interessi economici di tutto il Sud; che contrariamente al suo destino naturale di facile, utile ed economico sbocco sul Mediterraneo, lo Stretto si trasformerà in una parete di sbarramento da bypassare, circumnavigare, superare, con costi economici enormi e con l’abbandono progressivo della tratta commerciale e turistica.
Il Circolo del Partito Democratico di Villa San Giovanni – così come annunciato nel corso dell’incontro organizzato insieme al Comitato “Titengostretto”, sabato 4 maggio, con gli ex sindaci No Ponte di Villa e di Messina – ha inoltrato all’Autorita’ di Sistema Portuale dello Stretto e alle Capitanerie di Porto di Reggio Calabria, Messina e Gioia Tauro, una richiesta di “accesso civico“, ex art. 5, del d.lvo 33/2013 come modificato dal d.lvo 97 del 2016 e s.m.i., per conoscere e ricevere informazioni circa i dati/i documenti/ gli atti in possesso delle Autorita’ relativi al passaggio nello Stretto di Messina – nel periodo compreso tra maggio 2022 e aprile 2024 – di navi con altezza superiore ai 65 MT, indicandone il numero e la relativa qualifica».
«E’ necessario acquisire dati certi per contrastare la retorica del “Fronte del Si” ideologico; per tutelare sempre di più il futuro di un territorio – il “nostro” territorio – che evidentemente non interessa a chi e’ obnubilato dall’interesse politico/elettorale finalizzato a piantare una “bandierina” nel mercato del consenso facile, demagogico, disinformato».
«I dati e le informazioni che il PD ha chiesto risultano indispensabili per le attività istituzionali proprie di un Partito politico serio, il cui ruolo di corpo intermedio impegnato nella determinazione delle politiche nazionali e locali e’ riconosciuto dalla Carta Costituzionale».
«L’accesso civico proposto, infatti, ha lo scopo – tutelato dalla Legge – di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali, sull’utilizzo delle risorse pubbliche e di promuovere la partecipazione al dibattito pubblico. Un “dibattito pubblico”, va ricordato, che il Decreto sul Ponte voluto da Salvini ha appositamente negato. Chissà perché».

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