CA… LCI NOSTRI | Errori ed orrori: tre pappine meno amare del solito
Discreta prestazione per gli amaranto ancora in cerca di una identità. Intanto Gravina fa rima con karma
Un gollazzo e un gollonzo. E in mezzo un rigorino fischiato dopo quaranta secondi del secondo tempo. Torniamo da Trapani con tre pappine sul groppone, eppure la sensazione finale è meno amara rispetto ad altri scivoloni di questa stagione. Abbiamo provato a giocare a viso aperto contro la schiacciasassi del torneo e alla fine ne siamo usciti bastonati, ma non con le ossa rotte. Una bella partita, decisa da un capolavoro e da una sfarfallata degna della Giallappa’s ma che in mezzo ha visto una Reggina propositiva e sprecona che si è aggrappata al solito immenso Barillà per non affondare. Sono più forti di noi, c’è poco da discutere.
Trocini continua a cambiare modulo, assetto e uomini ad ogni partita: a otto giornate dalla fine del campionato l’unica cosa chiara è che la Reggina non ha ancora una sua identità precisa. A due punte, a tre, con i due centrali dietro o con le mezzali avanzate. Un frullato di idee che rischia di diventare confusione. Va bene l’attitudine ad adattarsi alle circostanze giorno per giorno (in una stagione come questa poi), ma qualche certezza in più non guasterebbe.
Sono passati più di sette giorni dal derby di Calabria (mi raccomando, che da quelle parti ci tengono) e ancora se ne parla. Agguati teleguidati, famiglie assediate, fughe precipitose, poliziotti contusi e un servizio d’ordine che se lo avesse messo in piedi Duffy Duck sarebbe stato più efficiente. Dopo una settimana ancora non sappiamo quanti erano gli ultras (che deficienti sembra male ma se poi pensi ai bambini dentro il Mac sembra pure poco) delle due squadre coinvolti e soprattutto come abbiano potuto venire a contatto tra loro a chilometri dallo stadio. L’unica cosa che appare certa è che il prossimo derby aperto alle due tifoserie sarà nel 2040, ad andarci cauti. È questa, nonostante la sonora antipatia per le due città, non è un bella cosa.
Nello scandalo dei controlli abusivi e a tappeto messo in piedi da un sottoufficiale della finanza c’è rimasto invischiato anche il numero uno della Figc Gabriele Gravina, grande moralizzatore del calcio italiano e primo esecutore della porcata che ci ha mandato tra i dilettanti per una manciata di spicci. La Procura di Roma lo indaga con l’ipotesi di autoriciclaggio e appropriazione indebita. Qualcuno lo chiamerebbe karma. (Barney p)
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