Servizi psichiatrici, Coolap: nuovo sit-in dei lavoratori domani a piazza Italia

In piazza contro l’ingiustizia e per manifestare il diritto ad un lavoro dignitoso e retribuito e che dia dignità ai pazienti psichiatrici. Il Coolap (Coordinamento lavoratori psichiatria) domani sarà in protesta a piazza Italia alle 10. Nessuna soluzione per i problemi prospettati, nessuna delibera, nessuno accreditamento e senza stipendi.

«“Non è disabile chi viene ingiustamente etichettato tale, ma chi non usa il cervello!”. Questa la provocazione per far capire a tutti che l’unica disabilità nella vita è il cattivo atteggiamento» scrivono in una nota i rappresentanti del Coolap Enzo Barbaro, Giuseppe Foti e Filippo Lucisano.

«In questi tanti anni siamo stati sommersi di promesse da parte di tanti (troviamo inutile menzionarli per non dargli ulteriore visibilità mediatica o appagamento narcisistico) che sono divenuti prevedibili e scontati anche nella personale povertà di contenuti che dimostrano.

La politica, figlia dell’apparenza, ci ha insegnato che poco gli importa di chi vive una condizione di fragilità e di chi lavora onestamente da anni per tutelarla. Negli ultimi avvenimenti abbiamo trovato ulteriori conferme a questo nostro pensiero perché tutti i buoni propositi da parte del Commissario Longo e del FF Spirlì non si sono tramutati in fatti.

I servizi psichiatrici ed i lavoratori versano in una condizione economica tale che la semplice sopravvivenza quotidiana è diventata impossibile e indecorosa. Vogliamo, comunque, sottolineare che i pazienti vengono sempre trattati come conviene e facendo di tutto per non fargli mancare ciò di cui hanno bisogno e con non pochi sacrifici da parte di tutti i lavoratori.

Gli unici che di sacrifici, poi mica tanti, non vogliono sentir parlare sono coloro che si coprono dietro la burocrazia e non riescono a capire che dalla stessa dipendono tante vite umane.

Cari commissari e politici – chiudono – l’essere umano è in quanto tale solo nella misura in cui riesce a mescolarsi emozionalmente con l’alterità di chi ci sta di fronte e di chi versa in una condizione di fragilità. Non vogliamo prolungarci perché la delusione, ma mai la rassegnazione, è tanta!».

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