Ospedale Morelli, Iraci (Ethos) denuncia: «Scadente il cibo servito ai pazienti»

«Parlare e raccontare un avvenimento in prima persona non è mai buona cosa, sembra che quasi si voglia approfittare di un ruolo, o di una possibilità che altri non hanno per mettere in evidenza una propria necessità, ma visto che l’argomento è d’interesse generale mi scuso e passo ad esporre i fatti». Esordisce così Antonino Iraci, dell’organizzazione Ethos di Reggio Calabria, che continua: «per motivi di salute, mi sto ritrovando spesso ricoverato all’ospedale Morelli di Reggio Calabria, presso il reparto di Ematologia, che, tanto per essere chiari ed evitare equivoci, si dimostra nelle sue professionalità sanitarie di alto livello.

Ma la degenza non si vive solo attraverso le cure ed il contatto con il personale medico e infermieristico, vi sono altri fattori che influiscono sulla qualità della stessa. Tra questi vi è il servizio di catering, detto in parole povere il cibo (colazione, pranzo e cena). Servizio che, ricordo, viene pagato alla società che lo gestisce all’ospedale sopra menzionato con soldi pubblici, cioè coi soldi di tutti noi. Io personalmente ho trovato questo servizio talmente scadente che preso da profondo sconforto ho inviato una lettera indirizzata al direttore generale del Gom, alla direzione amministrativa e al commissario straordinario alla Sanità calabrese.

Pandemia o non pandemia – continua – ritenevo di avere il diritto e anche il dovere di esporre in forma scritta e ufficiale il mio disappunto per un servizio così, a mio avviso, scadente. Intendiamoci, non mi aspettavo chissà quale clamore per una lettera di protesta in una città così abituata ai disservizi, all’arte dell’arrangiarsi e ad una classe dirigente da quarto mondo, comunque almeno un cenno di vita da parte di lor signori, sì!

Ma nulla di tutto questo è successo, scorre come l’acqua in questa disastrata terra, ogni forma di ricerca di interazione fra cittadini e istituzioni, grande o piccolo sia il problema, nessuna risposta arriva mai, nessun contatto, nessuna certezza di essere ascoltato. E quindi la finiamo qui? L’ennesima protesta andata a cattivo fine e cestinata? È sempre andata così, va così e continuerà ad andare così?  Non credo proprio, se qualcuno pensa che ci siamo stancati di lottare sbaglia di grosso, ammaccati, zoppicanti e magari senza fiato, sì, ma sicuramente pieni di orgoglio e sempre a testa alta. Qualcuno non ascolta, forse altri lo faranno».

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