Gioia Tauro, riapre il pronto soccorso ma Alessio non si fida: «Una pezza non basta»
Il commissario dell’Asp, Gianluigi Scaffidi, ha garantito il coinvolgimento di 5 medici che assicureranno la copertura dei turni almeno fino al 31 dicembre
Rimangono destabilizzati dalle notizie rimbalzate da Reggio Calabria e, quindi, decidono di proseguire la mobilitazione per chiedere ora l’apertura dei reparti che l’ospedale di Gioia Tauro aveva prima di ospitare un reparto covid. La soluzione tampone annunciata nel vertice in prefettura, che conferma la riapertura del pronto soccorso che ufficialmente era stato chiuso per carenza di personale, il sindaco Aldo Alessio – rivolto ai manifestanti che a sera inoltrata l’attendono davanti al nosocomio – la chiama «una pezza che non ci basta».
Il commissario dell’Asp, Gianluigi Scaffidi, ha garantito il coinvolgimento di 5 medici che assicureranno la copertura dei turni almeno fino al 31 dicembre. «Ci è stato detto – ha proseguito il sindaco – che il vuoto d’organico verrà colmato un pò con qualcuno che era ferie, un pò facendo una verifica sul territorio e nei punti di prima assistenza: dicono che addirittura in questi punti di prima assistenza c’era chi lavora h 24, quando la legge prevede che non ci siano turni di notte».
Il resto del personale era impegnato in servizi di primo intervento sul territorio, che svolgeva h 24 mentre per legge tale continuità non è prevista».
Argomento forse da Procura della repubblica, l’intempestiva vigilanza di un commissario straordinario che – secondo quanto riferisce il sindaco – «poteva fare prima questa ricognizione». Il combinato disposto tra la soluzione trovata e il sospetto che il pronto soccorso lo si volesse chiudere per sempre, a prescindere dai medici che non si trovavano, fa rimanere vigili i manifestanti. «Non è vero che i medici non si trovano, è l’Asp che sbaglia», dice un anziano, mentre un’ex infermiera – oggi in pensione – sostiene che «i medici di oggi non vogliono più fare sacrifici».
Interrogativi ancora aperti, tra cui quello che fa dire al sindaco che non si sa cosa avverrà dopo il 31 dicembre, ma è certo comunque che il dietrofront del commissario – che continua a dire che «non si trovano medici disposti» a partecipare al concorso bandito per l’ospedale di Locri – ha aperto anche un solco ora tra cittadini e classe medica.
«Abbiamo chiesto al prefetto – conclude Alessio – di tenere aperto il tavolo per consetirci anche una interlocuzione con il commissario Longo e con il presidente Occhiuto quando si insedierà. Per noi la mobilitazione continua perché al di là della soluzione tampone, vogliamo il ripristino di quei servizi e reparti, penso ai laboratori di analisi e alla radiologia, che erano attivi prima della trasformazione dell’ospedale in reparto covid».